Donne palestinesi fanno causa alle compagnie aeree israeliane per “perquisizione intrusiva”

MEMO. Tre donne palestinesi, tutte cittadine di Israele, hanno fatto causa a due compagnie aeree israeliane per una “perquisizione intrusiva” prima di un volo verso Tel Aviv, sostenendo l’atteggiamento razzista del personale di sicurezza di Belgrado.

Secondo quanto riportato da Al Jazeera, le giovani donne affermano che l’incidente dello scorso ottobre “è andato ben oltre una perquisizione ed è stato pari a un abuso sessuale. Una delle donne è svenuta durante la perquisizione.

La disavventura ha oltrepassato le due ore, “durante le quali le donne dicono di essere state minacciate di non salire a bordo dell’aereo se non acconsentivano a una perquisizione”.

I biglietti delle donne sono stati acquistati da Arkia Airlines, “ma El Al gestisce controlli di sicurezza per tutte le compagnie aeree israeliane, compresi i voli diretti a Israele”.

Le donne dicono di essere state le uniche passeggere identificate per un ulteriore screening. “Ho sentito il capo ufficiale della sicurezza dire [un ufficiale di sesso femminile] che se non mi fossi tolta il reggiseno non sarei salita in aereo”, ha detto ad Al Jazeera una delle due donne a condizione di restare anonima.

“Non riuscivo a parlare. È stato uno shock. Ho spogliato tutta la parte superiore del mio corpo. È stato doloroso”.

Awni Bana, l’avvocato che rappresenta le tre donne, ha detto ad Al Jazeera che le sue clienti sono state sottoposte a una perquisizione semplicemente perché erano arabe.

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“La perquisizione è stata ingiustificata. Le donne non stavano agendo in modo sospetto e non c’era un servizio di intelligence che suggerisse che le donne rappresentavano una minaccia alla sicurezza”, ha detto Bana.

La difesa ha tempo fino al 20 ottobre per rispondere alle accuse, dopo di che il tribunale nominerà una data per il processo a Tel Aviv.

Al Jazeera ha citato John Coyne, esperto sulla sicurezza delle frontiere, il quale ha affermato che le perquisizioni “dovrebbero essere una misura di sicurezza di ultima istanza e dovrebbero essere supportate da una valutazione basata su prove che, ponderando le diverse probabilità, la persona sta nascondendo qualcosa che rappresenta una minaccia”. “Dovrebbe inoltre essere intrapresa da una persona dello stesso sesso e in un modo rispettoso che cerchi di proteggere la modestia del soggetto”.

In una dichiarazione inviata ad Al Jazeera, El Al ha dichiarato che le sue procedure di sicurezza sono conformi a tutte le leggi e regolamenti pertinenti, rilevando: “Ogni azione intrapresa da qualunque dipendente di sicurezza di El Al è strettamente monitorata e descritta. È evidente che El Al fa del suo meglio per mantenere ogni procedura di sicurezza rispettosa e tollerante”.

Shatha Amer, avvocato dell’Associazione per i diritti civili in Israele, ha dichiarato che la politica di profiling etnico delle compagnie israeliane non è “nuova”, aggiungendo: “Per impostazione predefinita, sei sospettato se sei un arabo”.

Traduzione di Daniela Caruso