Le chiese sudafricane in preghiera per protestare contro le violazioni israeliane

MEMO. Lo scorso fine settimana è stato proclamato “Weekend di preghiera” da diverse chiese sudafricane per protestare contro le violazioni dei diritti umani da parte di Israele. Uno dei leader della chiesa che sta dietro l’iniziativa è il Reverendo Ntuthuko Nkosi.

“La preghiera del fine settimana terrà conto anche dei delegati che parteciperanno alla conferenza del Congresso Nazionale Africano [ANC] di questa settimana”, ha spiegato il Rev. Nkosi. “Noi, come clero cristiano sudafricano, speriamo che essi inviino un chiaro messaggio sul fatto che le violazioni dei diritti umani da parte di Israele contro i palestinesi debbano finire”. Si spera anche che l’ANC abbia approvato una risoluzione per ridimensionare l’Ambasciata del Sudafrica in Israele.

Anche il Rev. Nkosi e i suoi colleghi stanno intraprendendo questa iniziativa per rispondere alla “provocazione” di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. “Questo viola il diritto internazionale e ha gravi conseguenze per i cristiani palestinesi autoctoni a cui viene regolarmente negato l’accesso a siti sacri e cristiani come la Chiesa del Santo Sepolcro”, ha detto il Rev. Nkosi, aggiungendo:

“Mentre riconosciamo la sofferenza dei cristiani palestinesi, siamo perfettamente consapevoli che questa oppressione israeliana è affrontata dai palestinesi indipendentemente dalla loro fede”.

Ha messo in guardia dal rendere il conflitto una questione religiosa. “È un problema di diritti umani”, ha sottolineato, aggiungendo:

“La solidarietà con il popolo palestinese ci unisce come sudafricani e dovremmo mettere in guardia quelli all’interno della lobby filo-israeliana che vogliono farne una questione di divisione nel nostro paese”.

Decine di migliaia di persone della comunità cristiana del Sudafrica hanno partecipato al programma di preghiera recitate in inglese, Zulu, Xhosa e in altre lingue.

“Non dobbiamo mai dimenticare che il popolo palestinese fu uno dei primi seguaci di Cristo”, ha aggiunto il reverendo Nkosi. “Nelle nostre preghiere chiediamo che le bugie e le falsità mosse contro i palestinesi si fermino”.

Gli organizzatori del programma hanno ricevuto una lettera dai cristiani palestinesi di Betlemme indirizzata all’ANC. “Oggigiorno facciamo appello alle nazioni oneste e, cosa più importante, ai nostri fratelli e sorelle in Sudafrica, affinché indichino un’altra strada da seguire”, affermano i palestinesi. “Mentre gli Stati Uniti e Donald Trump hanno deciso di sminuire il diritto internazionale e la legge, il Sudafrica ha la possibilità di guidare il mondo segnando questi giorni come quelli in cui il diritto internazionale e l’ordine giuridico sono rispettati, e i diritti umani e l’etica protetti”.

Invitando il Sudafrica a ridimensionare le sue relazioni con Israele, la lettera di Betlemme rileva che Israele è un famigerato violatore di numerose leggi e risoluzioni internazionali, e lo è stato da quando nel 1948 fu istituito nel territorio palestinese. “Declassare l’Ambasciata del Sudafrica è un passo importante per la posizione di principio che ha il Sudafrica a seguito della lunga lotta contro l’apartheid e il razzismo. Siamo fiduciosi che il Congresso Nazionale Africano sia un alleato per la giustizia e per tutte le persone che subiscono le conseguenze dell’occupazione israeliana e dell’apartheid”.

Mentre la comunità internazionale è quasi all’unanimità in disaccordo con l’annuncio di Donald Trump, i rapporti suggeriscono che l’annuncio è stato fatto con il pre-accordo di Egitto e Arabia Saudita, e si presume che quest’ultima sia arrivata a dire al presidente palestinese di accettare un villaggio alla periferia di Gerusalemme come la capitale palestinese alternativa.

Dopo l’annuncio, la corte reale dell’Arabia Saudita ha inviato comunicazioni agli organi di stampa nazionali per limitare lo spazio di trasmissione delle proteste contro l’annuncio di Trump.

Incoraggiato dalle dichiarazioni di Trump, il ministro israeliano per l’Edilizia Yoav Galant ha deciso di promuovere venerdì un piano per costruire 14.000 nuovi insediamenti nella Gerusalemme occupata.

(Foto: cattolici durante una messa in Sudafrica)

Traduzione di Daniela Caruso