“Ecco i leader israeliani che vogliono distruggere al-Aqsa”

E.I. Di Dan Cohen. Dallo scorso 14 luglio, giorno in cui è avvenuta la sparatoria presso il complesso di al-Aqsa che ha causato la morte di tre cittadini palestinesi residenti in Israele e di due agenti di polizia israeliani, i media si sono concentrati a lungo su quello che è stato un oltraggio a un luogo sacro, elogiando il provvedimento del premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha imposto una punizione collettiva ai danni della popolazione palestinese.

“Sono loro i guerrafondai”, scrive Ben-Dror Yemini, giornalista di Yedioth Ahronot. “In questo modo stanno mettendo a repentaglio la giusta lotta per l’uguaglianza. Diffondono menzogne e istigano la popolazione. Per il nostro e per il loro bene, gli arabi di Israele dovrebbero liberarsi di questa molestia”.

“Netanyahu e [Mahmoud, leader dell’Autorità Palestinese] Abbas hanno agito responsabilmente per evitare una guerra santa; ma il mondo arabo continua a condannare Israele e questo è motivo di preoccupazione”, si legge nel sottotitolo di un’analisi svolta da Barak Ravid, giornalista di Haaretz.

Mancano, da tutte le parti, i commenti sul riconoscimento del ruolo dei coloni estremisti nel controllare il complesso di al-Aqsa, a Gerusalemme Occupata, ed eventualmente distruggerlo, come vuole la loro visione apocalittica.

Il complesso, noto ai musulmani come Haram al-Sharif e agli ebrei come Monte del Tempio, comprende la moschea al-Aqsa e la Cupola della Roccia. È uno dei luoghi più sacri per i musulmani di tutto il mondo, nonché una pietra miliare dell’identità palestinese.

Soluzione rivoluzionaria.

Israele, il cui obiettivo è prendere il controllo di al-Aqsa, vede l’attacco del 14 luglio e i successivi scontri come un’opportunità per procedere con questo piano. Immediatamente dopo l’incidente, l’organo ufficiale del movimento per la ricostruzione del Tempio ha rilasciato una dichiarazione chiedendo l’espulsione dei palestinesi dal complesso: “Dobbiamo liberare il Monte del Tempio dall’Islam assassino, e riportarlo al popolo d’Israele”.

“Non vediamo l’ora di costruire il Tempio quest’anno e speriamo che presto vediate il volto del nostro Messia”, ha scritto Baruch Marzel, uno dei leader più estremisti tra i coloni cisgiordani, in una lettera inviata la scorsa settimana al mufti di Gerusalemme – la personalità più autorevole tra i musulmani in città.

Al contrario Bezalel Smotrich, politico appartenente al partito Jewish Home, non vorrebbe aspettare così tanto. “Io costruirei una sinagoga sul Monte del Tempio, oggi, anche stamattina”, ha dichiarato lunedì scorso.

Sotto la protezione militare di Israele, questi coloni ed estremisti pattugliano le terre ogni giorno, nella speranza di provocare reazioni violente da parte dei fedeli palestinesi, intonando canti e inni nazionalisti.

Questo dà all’occupazione il pretesto necessario per prendere provvedimenti, con lo scopo finale di sbarazzarsi dei non-ebrei e rimpiazzare i luoghi sacri musulmani con un tempio ebraico, alimentando così uno scontro di civiltà con l’Islam.

Yehuda Glick, da tempo leader del movimento del Tempio e ora politico del Likud, ha accolto con gioia il provvedimento, imposto la scorsa settimana nei giorni successivi alla sparatoria, che vieta ai musulmani di entrare nel complesso di al-Aqsa.

“Questo cambia enormemente le carte in tavola”, ha detto. “Tutto fa parte del processo di redenzione ma ciò che succede al Monte del Tempio ancora di più”.

“I musulmani radicali che sporcano col sangue un luogo sacro come il Monte del Tempio, che è il luogo più sacro per gli ebrei; non hanno diritto di trovarsi lì”, hanno dichiarato Glick e Shuli Moalem-Refaeli, del partito Jewish Home.

La scorsa settimana Glick ha presieduto una sessione straordinaria del movimento del Tempio nel palazzo dello Knesset, il Parlamento israeliano. Tra i presenti vi erano il rabbino Yisrael Ariel, sostenitore del genocidio, e Bentzi Gopstein, leader del movimento giovanile contro la mescolanza di razze Lehava.

Ideologia del genocidio.

Yisrael Ariel, rabbino capo del movimento del Tempio, aveva prospettato uno scenario apocalittico già nel 2015.

“[Dio] è il solo che ci ha comandato di andare di città in città a conquistarli e a imporre le sette leggi [dei figli di Noè] nel mondo”, aveva dichiarato.

Aveva poi aggiunto che se musulmani e cristiani “alzassero bandiera bianca e dicessero ‘da oggi in poi non esiste più Cristianesimo o Islam’ e se le moschee e le chiese cristiane fossero abbattute” allora gli sarebbe permesso vivere. “Altrimenti”, ha avvertito “tutti i loro maschi saranno uccisi con la spada. Saranno risparmiate solo le donne”.

“Conquisteremo Iraq, Turchia [e] arriveremo anche in Iran”, ha affermato Ariel.

Ariel è anche fondatore e capo del Temple Institute, gruppo finanziato dal governo che ha realizzato un modellino dettagliato e un’illustrazione computerizzata di come sarà il Tempio, che sarà costruito sulle rovine di al-Aqsa.

Il Temple Institute ha ricevuto fondi dal ministero dell’Istruzione israeliano per predisporre un curriculum che preveda un “obiettivo Tempio” per i bambini, sin dall’asilo. Nel 2013 il sindaco israeliano di Gerusalemme, Nir Barkat, ha conferito ad Ariel un premio per il suo lavoro.

Questa ideologia del genocidio è radicata nel sionismo religioso e la sua ala politica è rappresentata dal partito Jewish Home.

Nel 2012, Zevulun Orlev, uno dei politici del partito e membro dello Knesset, ha chiesto la costruzione di un tempio nel complesso, dichiarando che rimuovere la Cupola della Roccia nella Moschea al-Aqsa vorrebbe dire che “il mondo musulmano, fatto di milioni di persone, lancerebbe sicuramente una guerra mondiale”.

Questo estremismo messianico si è impadronito anche del Likud, partito del premier Benjamin Netanyahu.

Nel 2014 un membro del Likud, Moshe Feiglin, allora vice presidente dello Knesset, aveva illustrato la visione fanatica: “Siamo di fronte alla più grande lotta per un mondo libero contro le forze demoniache dell’Islam più estremo”, aveva affermato Feiglin. “Al di là della violenza c’è una lotta spirituale e la base di questa lotta è questo luogo – il Monte del Tempio”.

“Libertà religiosa” come pretesto.

Molti altri politici israeliani hanno aderito al movimento del Tempio. Un sito web del Likud ha lanciato una petizione per “innalzare la bandiera israeliana sul Monte del Tempio”.

“Il Monte del Tempio non è nelle nostre mani”, si legge nella petizione, “dobbiamo cambiare questa assurdità”.

Il ministro dei Trasporti Yisrael Katz ha giurato che Israele “non cederà il controllo” su al-Aqsa.

“Dobbiamo chiudere l’accesso al Monte del Tempio ai musulmani per un periodo di tempo”, ha dichiarato Moti Yogev, politico del Jewish Home.

L’istigazione da parte dei dirigenti israeliani è diventata comune negli ultimi anni. Decine di membri dello Knesset hanno sostenuto, verbalmente e a volte anche in senso materiale, il movimento del Tempio.

Nonostante qualche volta le loro dichiarazioni finiscano in prima pagina, raramente sono prese in considerazione nell’analisi della delicata situazione in cui versa il complesso di al-Aqsa.

L’istigazione spesso si manifesta negli appelli a Israele per cambiare unilateralmente lo status quo e permettere agli ebrei di pregare ad al-Aqsa, citando la mancanza di libertà religiosa nei luoghi sacri occupati.

Tuttavia i rabbini capi israeliani da tempo proibiscono ufficialmente agli ebrei di pregare nel complesso per ragioni teologiche – preoccupati che possano dissacrare inavvertitamente luoghi che devono rimanere ritualmente puri.

Nel mantenere questa tradizione, i leader della comunità ebraico-ortodossa incolpano coloro che insistono a recarsi nel complesso di al-Aqsa per i conseguenti spargimenti di sangue. Il divieto di visitare il Monte del Tempio è fermamente appoggiato dai leader rabbini ortodossi.

“Coloro che si recano al Monte del Tempio stanno trasformando il conflitto arabo-israeliano in un conflitto religioso”, ha dichiarato Eidah Chareidis, una delle principali associazioni anti-sioniste ebree-ortodosse a Gerusalemme.

“La verità”.

Tuttavia, come ha rivelato Feiglin in una sessione dello Knesset nel 2013, l’appello degli ebrei per poter pregare all’interno del complesso è in realtà un pretesto che Israele sfrutta per sequestrare l’area.

“Diciamo la verità. La lotta qui non riguarda la preghiera – ha ammesso lo stesso Feiglin -, agli arabi non importa che gli ebrei preghino Dio. Perché dovrebbe? Tutti crediamo in Dio. Il problema qui è il controllo. È questa la verità. La storia riguarda solo e soltanto una cosa: il controllo”.

Per facilitare il lavoro dei giornalisti che si occupano degli eventi al complesso di al-Aqsa, ho stilato di seguito un elenco di attuali ed ex membri dello Knesset e ministri che hanno sostenuto gli obiettivi apocalittici del movimento del Tempio su vari livelli.

Alcuni politici israeliani si identificano con il movimento, mentre altri ne comprendono l’espediente politico per poter effettuare dichiarazioni politiche a sostegno della sovranità di Israele su al-Aqsa.

Il legislatore del Likud Avi Dichter, ad esempio, è un ex capo dei servizi segreti Shin Bet. Dichter è apparso nel documentario, realizzato nel 2012, dal titolo The Gatekeepers – i guardiani di Israele che ha descritto lui e altri cinque capi dello Shin Bet come personalità severe ma pragmatiche che sono poi diventate “colombe”.

Tuttavia la scorsa settimana, Dichter ha pubblicato su Facebook una sua foto davanti alla Cupola della Roccia con una didascalia che recitava “Aprite il Monte del Tempio agli ebrei”.

Provocazioni e spargimento di sangue.

Dato il livello di istigazione nel sito più sensibile del paese – oltre al clima di disperazione provocato dal terribile assedio di Israele a Gaza, l’espansione delle colonie nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme e la continua violazione dei diritti nei confronti dei cittadini palestinesi di Israele – attacchi come quello del 14 luglio non dovrebbero sorprendere gli osservatori ben informati.

Come dichiarato da Dichter nel 2013, quando era ministro della Pubblica Sicurezza – prima di aderire al programma del movimento del Tempio – le preghiere ebree ad al-Aqsa “fungeranno da provocazione, causando disordini e un quasi sicuro spargimento di sangue”.

Questo potrebbe essere esattamente ciò che sperano molti Israeliani. In seguito a un episodio accaduto lo scorso venerdì, quando un palestinese ha accoltellato e ucciso tre israeliani nell’insediamento illegale di Halamish, Tzachi Hanegbi, ministro del Likud e fido alleato di Netanyahu, ha minacciato i palestinesi di una “terza Nakba” – in riferimento alle espulsioni di massa perpetrate da Israele ai danni dei palestinesi nel 1948 e nel 1967.

Anch’egli ex ministro della Pubblica Sicurezza, Hanegbi aveva già promesso nel 2003 che gli ebrei “presto, molto presto” avrebbero potuto pregare nel complesso di al-Aqsa.

Politici e leader israeliani che sostengono il movimento del Tempio. 

Eli Ben-Dahan: il vice-ministro della Difesa Eli-Ben Dahan, del Jewish Home, ha donato personalmente 12.000 dollari all’Istituto del Tempio, che da tempo si batte per rimpiazzare il luogo sacro musulmano con un tempio ebraico.

“Dobbiamo fare appello al governo e allo Knesset affinché autorizzino le preghiere ebraiche, e le rendano ufficiali e autorizzate”, ha dichiarato Ben-Dahan in una conferenza allo Knesset lo scorso novembre.

Ben-Dahan ha descritto in passato i palestinesi come “bestie” che “non sono umane”.

Tzipi Hotovely: in un suo recente discorso ai sostenitori del movimento del Tempio, il vice-ministro degli Esteri Tzipi Hotovely del Likud ha esortato gli israeliani a recarsi al complesso di al-Aqsa.

Nel 2015 ha raggiunto le prime pagine dichiarando che il suo sogno era vedere una bandiera israeliana sul Monte del Tempio, insistendo sul fatto che agli ebrei dovrebbe essere permesso pregarvi.

Zeev Elkin: il ministro degli Affari di Gerusalemme Zeev Elkin, del Likud, ha dichiarato che una piena acquisizione del complesso dovrebbe essere l’obiettivo nazionale di Israele. “È importante toglierlo [il Monte del Tempio] dall’ambito dei religiosi stralunati” ha dichiarato Elkin. “Dobbiamo spiegare a larghe fasce della popolazione che senza questo posto, la nostra libertà nazionale è incompleta”.

Oren Hazan: il politico del Likud, Oren Hazan, ha detto al gruppo “Students for the Temple Mount” che se fosse diventato premier avrebbe costruito il tempio.

Quando un giornalista gli ha chiesto come avrebbe effettuato le demolizioni, lui ha risposto “Non sarebbe responsabile, a questo punto, dirvi come lo faremmo ma lo dirò chiaro e tondo: quando ne avrò l’opportunità, lo farò”.

Yuli Edelstein: il portavoce dello Knesset Yuli Edelstein, del Likud, ha dichiarato nel 2012: “Il mio lavoro è occuparmi del processo giorno per giorno, di connettere e costruire il popolo di Israele, e questo porta anche al Tempio”.

Miri Regev: il ministro della Cultura Miri Regev, del Likud, ha proposto una legge per costruire una struttura simile a quella che Israele ha imposto a Hebron, nel complesso di al-Aqsa.

In seguito al massacro perpetrato nel 1994 da un colono ebreo americano di 29 palestinesi alla moschea Ibrahimi, a Hebron – altro luogo sacro a musulmani ed ebrei – le forze israeliane hanno diviso la moschea trasformando la Città Vecchia in una città fantasma.

Ancora una volta, Regev ha fatto appello a una nuova sistemazione immediatamente dopo l’attacco del 14 luglio.

Ayelet Shaked: il ministro della Giustizia Ayelet Shaked, di Jewish Home, che aveva pubblicato un appello al genocidio delle madri palestinesi proprio prima dell’offensiva su Gaza del 2014, ha chiesto anche un cambiamento unilaterale dello status quo per permettere agli ebrei di pregare al complesso di al-Aqsa.

Uri Ariel: il ministro dell’Agricoltura, Uri Ariel, di Jewish Home, è una figura di rilievo nel movimento del Tempio e ha chiesto più volte la costruzione di un tempio ebraico.

“Abbiamo costruito molti templi piccoli – ha affermato -, ma dobbiamo costruirne uno vero sul Monte del Tempio”.

Gilad Erdan: il ministro della Sicurezza Pubblica, Gilad Erdan, del Likud, ha espresso il suo appoggio per questa causa. “A mio parere, il nostro diritto al Monte del Tempio è incontestabile”, ha dichiarato durante la conferenza dei Seekers of Zion allo Knesset lo scorso novembre.

Danny Danon: l’ambasciatore ONU israeliano ed ex vice-ministro della Difesa Danny Danon, del Likud, ha chiesto di autorizzare gli ebrei a pregare ad al-Aqsa.

Yitzhak Aharonovitch: ex ministro della Pubblica Sicurezza, Yitzhak Aharonovitch, del partito Yisrael Beitenu, si è unito al movimento nel 2014. “È importante aprire [il Monte del Tempio] agli ebrei, decine di migliaia di fedeli vengono qui”, ha dichiarato.

Yehiel Hilik Bar: vice presidente dello Knesset ed ex Segretario Generale del Labour Party, nominalmente di sinistra, Yehiel Hilik Bar ha inizialmente co-sponsorizzato una legge, insieme a Miri Regev, che avrebbe modificato lo status quo ad al-Aqsa, tirandosi indietro però dopo essere stato oggetto di critiche.

Bar ha dichiarato che lui e il Labour Party fanno “parte dei sionisti di centro-sinistra che vedono i nostri luoghi sacri come la base della nostra esistenza e l’essenza della nostra storia”.

Anche David Tzur, ex legislatore del partito ostentatamente “pacifista” Hatnua, guidato da Tzipi Livni, ha chiesto di autorizzare gli ebrei a pregare ad al-Aqsa.

Michael Ben-Ari: tra coloro che hanno portato avanti incursioni israeliane nel complesso c’è anche l’ex politico Michael Ben-Ari, istigatore contro africani e palestinesi che una volta ha distrutto una copia del Nuovo Testamento in un video. 

Costruire un Tempio “il prima possibile”.

Tra gli altri politici che hanno chiesto di permettere agli ebrei di pregare al complesso di al-Aqsa ci sono l’ex membro dello Knesset Zvulun Kalfa, di Jewish Home, e Ofir Akunis, del Likud.

Smotrich, Shuli Muallem-Refaeli e Nissan Slomiansky di Jewish Home, e Miki Zohar, Avraham Neguise e Hazan del Likud hanno firmato un disegno di legge a sostegno del permesso agli ebrei di pregare ad al-Aqsa.

Yinon Magal, di Jewish Home, ha dichiarato allo Knesset che gli ebrei devono avere il permesso di pregare al complesso di al-Aqsa e che un tempio deve essere costruito il prima possibile.

Il ministro del Turismo Yariv Levin, del Likud, ha affermato: “A me sembra che quando gli ebrei erano in esilio per tanti anni e hanno pregato per un ritorno a Sion, non intendessero Tel Aviv ma Gerusalemme. Non sognavano di tornare al palazzo dello Knesset o all’ufficio del Primo Ministro, ma da un’altra parte – al Monte del Tempio”.

Il ministro dell’Uguaglianza Sociale Gila Gamliel, del Likud, ha dichiarato: “Il Tempio è il documento d’identità del popolo israeliano”.

Arieh Eldad, altra personalità politica, si è recato ad al-Aqsa per manifestare a favore del controllo israeliano.

Un numero di altri politici, tra cui Amir Ohana e Anat Berko del Likud hanno partecipato a conferenze a sostegno del Movimento del Tempio.

Traduzione di Giovanna Niro