Effetto ‘Piombo Fuso’: l’incubo quotidiano di Muna Samuni.

Gaza – Irin. Da oltre un anno, dal giorno in cui assistette all’assassinio dei genitori e di altri parenti da parte dei soldati israeliani nella loro abitazione di Az-Zaitoun, a sud est della città di Gaza, Muna Samuni, 12 anni soffre di depressione e ha incubi ricorrenti.  

Come altri bambini che hanno vissuto episodi d’orrore nel corso dell’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza, durata 23 giorni, anche Muna si è chiusa in se stessa ed è precipitata nel silenzio – atteggiamento proprio di chi ha subito una tragedia, sostengono i medici.

I dati sui palestinesi che hanno visto le loro vite spezzate durante l’operazione militare variano. In base alle conclusioni scaturite dalla Missione delle Nazioni Unite nella Striscia di Gaza, conosciuta anche come  “Rapporto Goldstone”, le Ong sostengono che il numero delle persone assassinate oscilli tra 1.387 e 1.417, le autorità di Gaza ne riportano 1.444 mentre Israele 1.166.

L’assassinio della famiglia di Muna è tra i più noti episodi relativi al conflitto scatenato lo scorso anno (vedi la presentazione della BBC) ed è stato tra gli 11 fatti su cui la missione Onu ha indagato “in cui le forze israeliane hanno sferrato attacchi diretti contro civili con esiti letali” ed in cui “la modalità di svolgimento dei fatti ha dimostrato che non vi fosse alcun obiettivo militare giustificabile con un attacco”. Si riporta che quel giorno, “le forze israeliane abbiano assassinato 23 membri della famiglia al-Samouni”.  

“Esiste un deterioramento grave nello stato psicologico dei bambini palestinesi che abitano nella Striscia di Gaza, in particolare proprio dopo l’ultima guerra”, afferma a IRIN Ayesh Samur, direttore dell’Ospedale psichiatrico di Gaza.

Secondo uno studio condotto dall’Ong di Gaza Ard Al-Insan, il 73% dei bambini di Gaza soffre da allora di disturbi psicologici e comportamentali: trauma psicologici, incubi, sono incapaci di trattenere i propri bisogni fisiologici, hanno la pressione alta ed il diabete.  

Samur afferma che, a causa dell’insicurezza e l’instabilità dell’ambiente, ai bambini di Gaza è stata negata un’infanzia ordinaria. Nelle loro menti ha prevalso la cultura dela violenza e della morte, rendendoli così maggiormente pieni d’ira ed aggressivi.  

Inoltre, sempre secondo le parole di Samur, la scarsa presenza di personale medico nella Striscia di Gaza e il mancato accesso ai mezzi sanitari contribuiscono all’incapacità nel poterli aiutare.

Basem Naim, ministro della Salute nella Striscia di Gaza ha riportato che ospedali e strutture sanitarie primarie, danneggiate nel conflitto contro Gaza, non sono state ricostruiti e questo a causa del blocco imposto sul territorio che include – tra le altre cose – il divieto israeliano di introdurre materiale di costruzione, secondo l’assunto che potrebbero essere utilizzati a scopo militare.  

“Il personale medico di Gaza è stato escluso dal resto del mondo”, ha affermato Naim.
Hussain Ashur, direttore dell’Ospedale Ash-Shifa Hospital, il principale nella città di Gaza ha dichiarato di aver bisogno di attrezzature mediche e di pediatri.  

Il progetto. Il 25 gennaio, Save the Children Svezia ed Unicef, hanno lanciato a Gaza il progetto Centri familiari.  

“Il progetto assicurerà che, il diritto alla vita e allo sviluppo dell’infanzia, attualmente a rischio…vengano garantiti con l’istituzione di 20 centri familiari in varie comunità della Striscia di Gaza”, ha dichiarato ad IRIN Patricia Hoyos, direttore di Save the Children in Gaza.

Proseguendo, Patricia Hoyos ha affermato che “lo scopo principale del progetto è quello di andare incontro ai bisogni di una larga porzione della popolazione, fornendo all’infanzia; protezione, educazione, servizi medici e psicologici di qualità, indirizzandogli verso tutti coloro che ne hanno bisogno”.

Da IRIN, servizio d’informazione ed analisi umanitari di OCHA, Ufficio ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari. I pareri qui espressi sono dell’autore.

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