Ministero degli Esteri palestinese critica decisione di Israele di estendere il Muro nella valle di Cremisan

downloadRamallah-WafaIl ministero degli Affari Esteri palestinese, in una dichiarazione rilasciata mercoledì scorso, ha condannato la decisione del governo israeliano di costruire una nuova sezione della Barriera di Separazione israeliana nella valle di Cremisan, vicino la città di Beit Jala.

La decisione consente la confisca di ampie zone di terreno privato e statale, e mina le potenzialità di uno Stato palestinese sostenibile e apre la strada ad ulteriori attività di insediamento.

“La costruzione [del muro] è un “attacco” all’idea della soluzione dei “due-Stati” davanti agli occhi del mondo e di diverse nazioni” riporta la dichiarazione.

Nel dicembre del 2014, l’Assemblea degli Ordinari Cattolici in Terra Santa (AOCTS) ha chiesto un’azione immediata contro l’estensione della Barriera di Separazione nella valle di Cremisan.

L’AOCTS ha ritenuto che l’ultima udienza tenuta dalla Corte Suprema di Israele il 30 novembre 2014 “aveva lo scopo di esercitare pressioni sui residenti al fine di fare una scelta tra due alternative inaccettabili, sia per la comunità sia per la Congregazione salesiana”.

Inoltre supporta “pienamente il ripristino della giustizia e si schiera contro la costruzione del muro di separazione, il quale va contro il diritto internazionale”.

Contrariamente alle affermazioni di Israele, secondo cui il Muro verrebbe costruito per ragioni di sicurezza, l’AOCTS afferma: “Il Muro non ha lo scopo di migliorare le condizioni di sicurezza nei confini del pre-giugno 1967, ma quello di proteggere gli insediamenti illegalmente costruiti, già in precedenza terre confiscate nei primi anni ’70 e di espandere gli insediamenti di Gilo e Har Gilo”.

In una relazione del 2011 riguardo l’impatto della barriera l’AOCTS nota che “il Muro e le relative restrizioni hanno portato ad una crescente frammentazione del territorio, tra cui il continuo isolamento di Gerusalemme Est dal resto dei Territori Palestinesi Occupati (Opt)”.

Aggiunge inoltre che la Barriera di Separazione ha isolato terre e risorse necessarie per lo sviluppo nei territori palestinesi, con la conseguente riduzione della pratica agricola e ha minato i mezzi di sussistenza rurali in tutta la Cisgiordania.

“La popolazione civile nei Territori Palestinesi Occupati ha il diritto di muoversi liberamente e in sicurezza all’interno degli stessi, oltre che da e verso la Cisgiordania (inclusa Gerusalemme Est) e la Striscia di Gaza.

Il libero movimento e l’accesso, così come la capacità di pianificare e sviluppare le comunità, sono di vitale importanza per la sopravvivenza, per ridurre la dipendenza dall’assistenza umanitaria e consentire la ripresa economica “, ha sottolineato l’AOCTS.

In un altro rapporto pubblicato nel 2013, l’AOCTS ha dichiarato che “la stragrande maggioranza del muro è costruita all’interno della Cisgiordania occupata, piuttosto che sulla Linea Verde, che separa le comunità palestinesi e i terreni agricoli dal resto della Cisgiordania contribuendo alla frammentazione dei territori occupati”.

Una volta completato, il Muro annetterà il 46 % della Cisgiordania, isolando diverse comunità in “banthustan”, ghetti e “zone militari”, secondo il “Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall”.

Ciò significa che la popolazione palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, tra cui quasi 1,5 milioni di rifugiati, sarà circondata da solo il 12% della Palestina mandataria.

Il Muro è presente nei distretti di Betlemme, in alcune zone di Ramallah e Tulkarem, Qalqilya e in tutto il territorio definito come “Jerusalem envelop” (territorio circondato dalla barriera di separazione).

Raggiunge gli otto metri di altezza – due volte l’altezza del muro di Berlino – con torri di guardia e una “zona cuscinetto” di 30-100 metri di larghezza per recinzioni elettrificate, trincee, telecamere, sensori e pattuglie militari.

In altre zone il Muro è costituito da vari recinti di filo spinato, strade per il pattugliamento, zone sabbiose per rintracciare le impronte, fossati e telecamere di sorveglianza.

Traduzione di Silvia Patrizi