Fine dello sciopero della fame per due prigionieri palestinesi: accordo raggiunto con Israele

401400CRamallah˗Ma’an. Domenica due prigionieri palestinesi hanno posto fine al loro sciopero della fame, dopo aver trascorso 11 giorni senza cibo, secondo il comitato palestinese degli Affari dei prigionieri.

Issa Qaraqe, direttore del comitato, ha riportato che Samer al-Issawi e Munther Snawbar, detenuti nella prigione israeliana di Nafha, hanno interrotto il loro sciopero domenica, dopo aver raggiunto un accordo con i funzionari del Servizio carcerario israeliano, che hanno accettato di trasferire tutte le donne palestinesi prigioniere dal carcere di Damon a quello di Hasharon, più vicino ai tribunali israeliani in cui i palestinesi vengono processati.

L’accordo salverà le prigioniere dalle “ore di sofferenza che dovevano sopportare quando venivano portate in tribunale partendo dalla distante prigione di Damon”, ha detto Qaraqe.

L’accordo eviterà inoltre una fermata intermedia alla prigione di Ramla.

Qaraqe ha aggiunto che il Servizio carcerario ha “promesso” di riconsiderare il divieto imposto alle famiglie di fare visita ai propri figli nelle prigioni israeliane.

Al-Issawi e Snawbar hanno iniziato lo sciopero a ottobre per protestare contro il trattamento delle donne palestinesi detenute nel carcere di Damon. Chiedevano anche che fossero forniti gli adeguati trattamenti medici.

Al-Issawi ha iniziato il primo sciopero nel 2012 per protestare contro la reincarcerazione, dopo essere stato liberato come parte dell’accordo di Gilad Shalit del 2011. Ha terminato lo sciopero nell’aprile del 2013, dopo 266 giorni senza mangiare, ottenendo la garanzia firmata del proprio rilascio.

È stato quindi rilasciato a dicembre del 2013, ma solo per essere nuovamente arrestato sei mesi dopo.

Nel 2015 ha partecipato a uno sciopero in solidarietà con il compagno Muhammad Allan per denunciare la politica israeliana della detenzione amministrativa.

Secondo il gruppo per i diritti dei prigionieri Addameer, 7000 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane.

Traduzione di F.G.