Free Gaza, partenza rimandata a data da definirsi.

Larnaca (Cipro), 29 settembre

Di Joe Fallisi

Una nuova grave complicazione di ordine tecnico, non prevista, ha
purtroppo impedito la partenza di Free Gaza. Si sarebbe dovuto ancora
attendere più di una settimana a Cipro. Per molti di noi era
impossibile. Così è stato deciso che ci ritroveremo presto (tra circa
un mese), questa volta con la sicurezza di imbarcarci. Inutile
nascondere il dispiacere e la frustrazione. Ma molto più forte è la
volontà di fare quel che abbiamo stabilito. E che faremo. Del resto,
nessuno ha mai pensato che quest’impresa fosse facile e lo stesso primo
viaggio ha subito ritardi disperanti. Alla fine poi, contro tutte le
congiure, le due navicelle hanno preso il largo e sono arrivate
vittoriose a Gaza. L’intrepido capitano Arrigoni mi aspettava per bere
un té alla menta… Fra non molti giorni, amico!
L’altro ieri Mustafa Barghouti illustrava, con l’ausilio di appositi grafici,
la realtà dell’occupazione sionista. E’ qualcosa che va oltre ciò che
normalmente si crede. Cento volte peggio del razzismo e dell’apartheid
bianco in Sudafrica – e questo a detta degli stessi politici che hanno
vissuto durante quel regime. Secondo un piano preciso, l’entità sionista ha continuato, dal 1948, a rubare terra, olivi, acqua ai Palestinesi e a vessarli in ogni modo. Lo scopo è uno solo, sempre lo stesso: rendere loro la vita
impossibile e portare a compimento una gigantesca pulizia etnica,
cosicché lo Stato "ebraico" alla fine risulti padrone unico e assoluto
della Palestina. In realtà gli stessi sionisti, per quanto la loro
economia stia oggi celebrando i suoi fasti, sanno bene che
si tratta, più che di un sogno possibile, di un incubo. Per i
Palestinesi martirizzati, ma anche per loro stessi. Basta solo che gli
yankee dichiarino bancarotta (meglio: che i loro creditori battano
cassa e gli scambi internazionali sostituiscano i dollari, per
esempio, con gli euro) e l’edificio-carcere israeliano, artificialmente pompato dalla Lobby americana, crollerà in poco tempo, nel disastro e nella vergogna. I Palestinesi, salvo chi tra loro ha accettato di collaborare, mai hanno piegato la testa e mai si arrenderanno. E sono molto più prolifici di loro. Il vero problema sarà se e come potranno perdonarli di tutte le infamie e torture che hanno subito. Nell’ultimo biennio il 20% delle
morti di bambini palestinesi al di sotto di un anno di età è stato causato dai check points criminali, insieme col Muro simbolo e architrave della tirannia sionista. Così pure, 73 donne sono state costrette a far venire alla luce i figli senza poter raggiungere l’ospedale e un terzo di loro ha perso la vita. Al punto che oggi le donne palestinesi incinte molto spesso si presentano ai posti di blocco anche con mesi di anticipo…
Prima di far ritorno nel parlamento israeliano, Jamal Zahalka ci ha raccontato una storiella. Tre nuovi ospiti arrivano all’inferno: statunitense il primo, inglese il secondo, palestinese il terzo. Hanno tutti e tre bisogno urgente di telefonare a casa. Chiama lo statunitense. Il conto è di 5.000 dollari. Poi l’inglese: 1000 sterline. Il palestinese va a sua volta in cabina e poi si presenta al cassiere. "Quanto devo?" "Niente", gli risponde il diavolo. "Niente"???!!!… perché?"… "E’ una chiamata locale".

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