Il furto israeliano della Valle del Giordano. L’identità palestinese del territorio non cambierà

PIC. Dal punto più basso della Terra, nel Mar Morto, fino a sud di Bisan: la valle palestinese si estende per 120 km, il che costituisce oltre un quarto della Cisgiordania. La Valle del Giordano è rimasta isolata per molto tempo. Gli Israeliani hanno cominciato a rubare le terre e le risorse della Valle, confiscando migliaia di ettari, e rubandole dal cuore della Palestina.

Il cittadino palestinese Ilayan Daraghmeh dice di essere stato sorpreso quando le forze di occupazione israeliane hanno confiscato le terre di Um al-Jamal e Ein al-Hilweh, nella zona nord della Valle del Giordano, e hanno chiesto ai residenti di andarsene per qualche giorno. “Ho vissuto lì per 30 anni”, racconta, “ho 120 mucche e le forze di occupazione hanno già distrutto la mia casa tre volte con il pretesto che la zona era utilizzata per scopi militari. In ogni modo, tutto questo non ci scoraggerà dal rimanere nella nostra terra; la terra si rifiuta di cambiare la sua pelle”.

Le forze israeliane hanno comunicato ai Palestinesi che vivono nella zona l’imminente chiusura e hanno assunto il controllo di oltre 550 dunum della Valle del Giordano, incluse le aree di Ein el-Hilweh e Um al-Jamal, per costruirvi insediamenti.

Nel denunciare le affermazioni israeliane, Daraghmeh ha riferito a PIC che “questa è una zona residenziale abitata da dozzine di famiglie che vivono di pastorizia”. Ha aggiunto che le forze di occupazione raggiungono le zone in cui i Palestinesi si riuniscono e posizionano segnali che indicano l’area militare.

Daraghmeh, che ha sette figli, ha osservato: “Le forze di occupazione cercano di svuotare la valle palestinese dei suoi cittadini originari demolendo le loro case”.

La parte settentrionale della Valle del Giordano è il magazzino alimentare della Palestina: ha terre fertili, abbondanza di acqua e ricchi depositi di minerali. La Valle del Giordano costituisce il 75% dell’area totale di Tubas, copre una superficie di 300 km e si estende fino al fiume Giordano.

Furto di terra e proprietà.

Moataz Bisharat, un portavoce della Valle del Giordano nel governatorato di Tubas, ha dichiarato a PIC: “Questa decisione comporterà lo sfollamento di 320 cittadini, incluse 40 famiglie che vivono nella zona, oltre alla perdita del loro bestiame, stimato a 2500 pecore, 700 mucche e 120 cammelli”.

Bisharat ha puntualizzato: “L’aspetto più pericoloso di questa decisione è l’assunzione del controllo delle comunità beduine della regione che hanno mantenuto la loro identità palestinese nonostante l’intensità delle molestie degli anni scorsi”, e ha evidenziato che “il villaggio di Ein al-Hilweh include 65 strutture per il bestiame, tra cui tende e baracche di stagno”.

L’ordine militare israeliano ha minacciato di confisca di tutte le proprietà dei residenti se questi ultimi non lasciano l’area entro otto giorni a partire da venerdì sera. (17/11/2017)

Costruire più insediamenti.

Aref Daraghmeh, un esperto nelle questioni degli insediamenti nella Valle del Giordano, ha riferito a PIC che la decisione mira a espandere i campi dell’esercito e gli insediamenti. L’area confiscata si trova nelle vicinanze di Rotim, verso nord, e Maskiot verso sud, e degli insediamenti di Mehola, Shethmut Mehola, Broch, Rotim, Maskiot, Hammadat e Ra’iyah.

Ha aggiunto: “L’occupazione intende raddoppiare il numero di coloni nella Valle del Giordano (da 6.000 a 12.000) secondo in progetto annunciato dal ministro dell’Edilizia, Yoav Galant, che punta a rafforzare il la colonizzazione della Valle del Giordano”.

Secondo il piano del ministro israeliano, il governo fornirà fondi, privilegi e impianti ai nuovi insediamenti che ospiteranno le famiglie dei coloni e finanzierà una campagna di pubblicità per incoraggiarli a vivere e costruire nella Valle del Giordano, attraverso una cooperazione comune con altri ministri che punta a controllare il resto della valle palestinese.

Galant ha aggiunto: “L’opinione diffusa è che la Valle del Giordano rimarrà parte integrante di Israele in qualsiasi insediamento futuro”.

Traduzione di Antonina Borrello