“Gaza writes back”: nuovi autori e autrici da Gaza

Editoriaraba.wordpress.com. Lorusso Editore ha tradotto in italiano, e da poco pubblicato, la raccolta di racconti brevi Gaza Writes Back. Racconti di giovani autori e autrici da Gaza, Palestina, curata da Refaat Alareer. Il libro era uscito (in inglese) nel gennaio 2014 con il titolo Gaza Writes Back. Short Stories from Young Writers in Gaza, Palestine (Just World Books), e aveva ricevuto molta attenzione da parte di stampa e critica.

L’attenzione è meritata per diversi motivi: le storie che fanno parte della raccolta sono narrate da giovani e giovanissimi autori e autrici gazawi. Alcuni sono micro-racconti, che stanno nel palmo di una mano. Storie piccolissime, frammenti di vita di poche righe, a volte lunghe neanche mezza pagina. Altri racconti invece sono più lunghi e strutturati.

Non c’è pietismo né sensazionalismo in questi racconti: i giovani autori narrano in prima persona, o per mezzo dei loro personaggi, cosa ha significato per loro e per Gaza l’Operazione Piombo Fuso che Israele ha scatenato contro la Striscia di Gaza nel 2009. La loro reazione è stata la scrittura, ecco perché il titolo: Gaza Writes Back. Un contrattacco non violento, ma poetico e universale. E lo hanno fatto in inglese, non in arabo: perché così il loro messaggio sarebbe passato più velocemente in Occidente.

Le tematiche affrontate sono quelle “classiche” della letteratura palestinese contemporanea: l’attaccamento alla terra, la memoria, il diritto al ritorno, la ricorrenza della morte, la “relazione indistruttibile” tra Gaza e la Palestina:

Tra mio padre e la sua Terra c’è un legame indistruttibile. Tra i palestinesi e la loro Terra c’è un legame indistruttibile. Sradicando le piante e tagliando gli alberi in continuazione, Israele prova a spezzare quel legame e a imporre le sue regole di disperazione sui palestinesi. Ripiantando i loro alberi ancora e ancora, i palestinesi rifiutano le regole di Israele. «La mia terra, le mie leggi» dice papà.

Perché “la Palestina è la distanza di una storia” e questa raccolta “combatte e rifiuta il fraintendimento comune che vuole Gaza come un’entità separata”.

gazaI racconti brevi hanno questo di bello: sono immediati, quando efficaci. Gli autori di Gaza Writes Back non usano artifici retorici per raccontare la loro quotidianità, che è la “nostra” attualità di occidentali, abituati a seguire le notizie che arrivano da Gaza attraverso i media.

Scrivono senza filtri della morte del loro amato padre, di quella bomba israeliana che ha spezzato le gambette di una bimba di pochi anni, di un amore impossibile tra una ragazza di Gaza City e un rifugiato palestinese, delle interminabili file agli uffici dell’Unrwa per ricevere la razione di cibo, di quel soldato israeliano che ha pestato a sangue l’adorato capofamiglia, della dignità estrema di ogni famiglia di Gaza nel continuare a vivere e a sperare che tutto questo dolore un giorno finirà.

Sono le voci di Gaza, narrate dagli stessi abitanti di Gaza. Quelle voci che non sentirete in tv o alla radio e per questo tanto più necessarie e importanti.

Molti dei protagonisti dei racconti sono giovanissimi, alcuni ancora bambini. Gli autori e le autrici sono loro stessi giovanissimi: quindici in tutto, di cui tre solo tre maschi. Nell’interessantissima introduzione al libro, il curatore della raccolta, Refaat Alareer, spiega questo traboccare di scrittrici con il fatto che all’università la percentuale maggiore di iscritti è rappresentata da giovani donne.Sono di più le donne blogger, quelle che usano i social media e che scrivono in inglese. Un fenomeno, sociale e letterario, che sicuramente vale la pena indagare.

Io però qui invece vi posto l’intervento di Mohamed Suliman, uno degli autori:

[Se venerdì 17 siete a Roma, presento il libro insieme a Luigi Lorusso, editore e curatore italiano del libro, e Refaat Alareer, in collegamento Skype da Gaza: appuntamento alle 19 alla Libreria Griot, in via di Santa Cecilia 1/a]