Gerusalemme Est, oltre 2000 Palestinesi hanno perduto la casa (distrutta da Israele)

Gerusalemme-Quds Press. Il Segretario generale dell’Organizzazione islamico-cristiana per la tutela di Gerusalemme e dei Luoghi Santi, Hanna ‘Issa, ha dichiarato che la politica israeliana consiste nella demolizione delle case palestinesi, nella pulizia etnica e nel ricorso alle punizioni collettive. Egli si riferisce a dati ufficiali sulla distruzione delle case – dati che indicano come l’occupazione abbia demolito 517 case a Gerusalemme Est dal 2004 al luglio del 2014, comprese 59 unità abitative abbattute dai proprietari stessi (su ordine di Israele).

In un comunicato stampa trasmesso a Quds Press in data 12 novembre, ‘Issa ha dichiarato: “La politica di demolizioni praticata da Israele, nelle zone controllate, contro i civili palestinesi, si inserisce nel quadro di un piano strategico che, attraverso il controllo del territorio in quelle aree, rappresenta un tentativo di impedire il trasferimento dei territori stessi ai palestinesi e di mantenerne il controllo al di fuori di qualunque accordo finale tra la parte israeliana e quella palestinese”.

‘Issa ha affermato che il numero di persone che hanno perduto la loro casa a Gerusalemme Est, nel periodo indicato, ammonta a 2028 cittadini di Gerusalemme, secondo dati statistici.

‘Issa,  che è docente di Diritto internazionale, ha quindi aggiunto: “Le ultime dichiarazioni del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sul ritorno alla politica delle demolizioni, che rappresentano un tentativo di scoraggiare i palestinesi, rivelano in realtà una politica volta a far emigrare i palestinesi, che difendono il proprio diritto legittimo su queste terre, garantito loro da trattati internazionali. Questa politica deve essere considerata una grave violazione delle norme dell’art. 53 della Convenzione di Ginevra del 1949, che vieta la distruzione di qualunque proprietà, mobiliare o immobiliare, e una flagrante violazione delle disposizioni dell’ art. 17 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 10-12-1948, in cui si afferma: “Nessuno  può essere privato arbitrariamente della sua proprietà”.

‘Issa ha descritto la politica della demolizione delle case come una delle pratiche più disumane perpetrate contro l’inerme popolo palestinese, rivelando che 1108 minorenni hanno perduto le loro case, fatto che rappresenta una palese violazione delle norme del diritto umanitario internazionale. Israele, secondo ‘Issa, sta infatti tentando, attraverso questa politica, il trasferimento dei palestinesi dalle loro terre, privandoli del sacrosanto diritto di vivere in sicurezza e stabilità.

Il Segretario generale ha invitato alla difesa dei Luoghi Santi islamici e cristiani di Gerusalemme dalla politica delle demolizioni, la cui stagione è cominciata da quando Israele ha occupato i territori palestinesi nel 1967, praticando punizioni collettive. ‘Issa ha chiarito che, secondo dati ufficiali, tra il 1999 e il 2014 sono state demolite 988 case in modo parziale o totale a Gerusalemme Est, di cui 814 per opera del Comune dell’occupazione nella Città Santa (B’Tselem), e 174 per opera del ministero dell’Interno (Centro per diritti sociali di Gerusalemme): da notare che il 2014 ha registrato la più alta percentuale di demolizioni, con 118 case abbattute a Gerusalemme Est.

‘Issa ha osservato che le autorità di occupazione hanno perseguito, fin dall’epoca dell’occupazione dei territori palestinesi, la politica di demolizione delle case, con scuse e pretesti illegali e falsi, come le ragioni di sicurezza, la mancanza di licenza di costruzione, la violazione della politica delle autorità di occupazione per le abitazioni, l’eccessiva vicinanza delle case agli insediamenti o il fatto che le case stesse si trovassero lungo le strade di collegamento, ecc., al fine di favorire i piani futuri volti a sradicare ed espellere il maggior numero possibile di cittadini palestinesi dalle loro case e terreni, per far posto alla costruzione di insediamenti israeliani illegali, avamposti, strade di collegamento, basi militari israeliane.

“Le autorità di occupazione”, ha proseguito ‘Issa, “nel  praticare la demolizione sistematica delle case si basa sul testo dell’art. 119, comma 1, della Legge di emergenza britannica del 1945, con la consapevolezza che tale legge è stata abrogata nel momento in cui è terminato il Mandato britannico sulla Palestina”.

‘Issa ha quindi sottolineato che l’abbattimento delle case dei cittadini palestinesi e i piani del governo di occupazione di estendere i quartieri ebraici a Gerusalemme Est, sono atti in assoluto contrasto con le norme del diritto internazionale, che considera Gerusalemme Est come parte dei territori palestinesi occupati nel 1967, in cui non è possibile modificare la situazione demografica o politica.

‘Issa  ha infine sottolineato che i piani israeliani, che l’occupazione intende attuare a Gerusalemme Est, hanno come obiettivo primario l’espansione dei quartieri ebraici a spese della presenza  palestinese, per svuotare la città dei suoi abitanti originari in favore dei coloni ebrei .

Israele, con il suo nuovo piano, si mette, secondo ‘Issa, contro il mondo intero, come ha già fatto nel 1980, quando ha proclamato Gerusalemme capitale dello Stato ebraico, decisione che ha rappresentato una sfida palese al diritto internazionale, in contrasto con le norme internazionali e con tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Traduzione di Federica Pistono