Gerusalemme, l’ambasciatore statunitense in Israele partecipa all’espansione coloniale

Gerusalemme-Imemc. David Friedman, ambasciatore degli Stati Uniti in Israele, nonché finanziatore di lunga data della causa israeliana, ha partecipato domenica scorsa a uno scavo sotterraneo nel quartiere palestinese di Silwan, a Gerusalemme Est, prendendo attivamente parte all’azione di insediamento illegale e demolendo con un martello una sezione dell’antico muro sotterraneo situato al di sotto delle case palestinesi.

Oltre all’ambasciatore Friedman, hanno partecipato allo scavo controverso e illegale anche l'”inviato di Pace” degli Stati Uniti, Jason Greenblatt, e Sara Netanyahu, moglie del primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu, che ha di recente scampato la prigione negoziando un patteggiamento in cui si è dichiarata colpevole di corruzione.

La presenza di funzionari statunitensi a tale atto coloniale segnala che, per la prima volta, gli USA, o qualsiasi altro paese, decidono di riconoscere la sovranità israeliana sulla Città Vecchia di Gerusalemme. La Città Vecchia fu dichiarata territorio internazionale a seguito della dichiarazione di riconoscimento dello stato di Israele nel 1948. Tuttavia, già dal 1967, le forze israeliane occuparono l’area a maggioranza palestinese, impiegando numerose misure, sia legali che illegali, per scacciare i residenti palestinesi dalla città.

Questo scavo archeologico è stato effettuato per creare un tunnel che, secondo gli archeologi dello stato israeliano, venne impiegato dai pellegrini ebrei migliaia di anni fa.

Secondo una dichiarazione della ONG israeliana Emek Shaveh, il gruppo ritiene che questo incidente con i funzionari statunitensi sia “un ulteriore passo del sostegno americano verso la politica pro-insediamento di Gerusalemme e in particolare ai progetti di insediamento turistico. E’ imperdonabile ignorare i residenti palestinesi di Silwan portando avanti estesi scavi in una città sotterranea, utilizzandoli come parte di un tentativo per raccontare una storia esclusivamente ebraica in una città di 4000 anni con un passato religioso ricco e diversificato”.

In un editoriale del principale quotidiano israeliano, Ha’aretz, viene affermato: “La partecipazione di diplomatici americani a un evento sponsorizzato da un gruppo di destra a Gerusalemme Est costituisce di fatto il riconoscimento della sovranità israeliana nel bacino storico di Gerusalemme. Se qualcuno avesse qualche dubbio al riguardo, Friedman ha chiarito in un’intervista al Jerusalem Post che ‘La città di Davide è una componente essenziale del patrimonio nazionale dello Stato di Israele’. Rinunciarvici, anche nel contesto di un accordo di pace, ha detto, ‘sarebbe equiparabile alla restituzione da parte degli Stati Uniti della Statua della Libertà'”.

Il problema, secondo l’editoriale di Ha’aretz, è che “tale riconoscimento non solo pone l’amministrazione americana all’estrema destra della mappa politica israeliana – svalutando perciò l’affermazione che gli Stati Uniti possano ricoprire il ruolo di mediatore imparziale tra Israele e i Palestinesi – ma ignora anche la complicata realtà di Silwan, di Gerusalemme Est e dell’intera regione. Il tunnel, scavato usando metodi controversi dal punto di vista scientifico, collega l’archeologia alla politica ignorando le sfumature dell’antico passato di Gerusalemme. Chiunque abbia una qualche familiarità  con il popolo palestinese sa che non c’è possibilità di arrivare a nessun tipo di accordo finché Israele continuerà a controllare Gerusalemme Est e il Monte del Tempio. Quindi, con parole e con un avvenimento che trasuda dolcezza e sorrisi, l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha condannato gli israeliani a una vita di costante conflitto, o ad uno stato di apartheid in cui esistono due tipi di residenti, quelli con diritti e quelli senza”.

Oltre 300.000 Palestinesi vivono nella città di Gerusalemme, di cui almeno 20.000 a Silwan. Questi Palestinesi non hanno riconosciuti dalle autorità israeliane né diritti di cittadinanza né libertà di movimento. Sono spesso dislocati dalle loro case ancestrali dai coloni israeliani, in particolare nel quartiere di Silwan, preso di mira dalle attività di  colonizzazione.

Traduzione per InfoPal di Laura Pennisi