Gigantesco progetto di espansione ebraica vicino ad al-Aqsa

1311375888-tunnel-opens-in-the-old-city-extending-near-alaqsa-mosque--jerusalem_763545Gerusalemme-Quds Press. Un rapporto palestinese ha messo in guardia da un gigantesco progetto di espansione ebraica che impegna le autorità di occupazione israeliana nella zona della Moschea di al-Aqsa, un progetto denominato “Tempio biblico” (Centro Kadim).

In un comunicato stampa pubblicato in data 27 maggio, il Centro Informazioni “Gerusalemme nostra” ha spiegato che il nuovo governo Netanyahu ha in programma di adottare questo progetto. Alcune notizie riportano, infatti, come l’occupazione sia impegnata nella preparazione, per il 2017, dei festeggiamenti per il “Giubileo d’oro”, il cinquantesimo anniversario dell’occupazione della parte orientale di Gerusalemme.

Secondo le mappe allegate al rapporto, l’edificio che l’occupazione intende costruire all’ingresso del quartiere Wadi Halwa, 20 metri a sud delle mura storiche meridionali dell’antica Gerusalemme, prevede la costruzione di sette piani, cinque dei quali al di sopra del livello del suolo e due sotto, su un’area di sei ettari, per un’estensione complessiva di circa 17 mila metri quadrati.

La costruzione comprenderà un piano archeologico che mostri la presenza dei beni archeologici conservati dall’occupazione durante le operazioni di scavo, durate molti anni. L’occupazione afferma, infatti, che rimangono ancora vestigia del primo e del secondo presunto Tempio, vestigia di epoca romana e bizantina, in contrasto con la verità dei fatti, che indica come molti reperti archeologici di quest’area risalgano all’epoca araba, in particolare Gebusea, e a epoche islamiche successive, dal periodo omayyade a quello ottomano, e siamo stati distrutti durante gli scavi. Tra i monumenti distrutti, l’antico cimitero di epoca abbaside.

Secondo lo schema, il progetto “tempio biblico”, contrassegnato dal numero 13.542, e chiamato “Elad”, come l’insediamento del “Gruppo Kadim”,  sarà costruito su un lotto di terreno in cui ha scavato per molti anni l’ente noto come “Autorità archeologica israeliana”. Le opere di perforazione sono ancora in corso, e il ‘tempio’ costituirà le fondamenta del principale centro di accoglienza per 10 milioni di visitatori all’anno, previsti per la zona circostante la Moschea di al-Aqsa, per il centro storico e per le aree di Silwan e al-Buraq. L’intera area viene chiamata dall’occupazione ‘Parco pubblico nazionale’, nel senso che l’area è destinata a diventare il centro di raccolta e di distribuzione di tutti i servizi, un’area che l’occupazione cerca in tutti i modi di giudaizzare e di presentare attraverso i racconti talmudici. Da quel punto si diparte la rete di gallerie scavate sotto Silwan, la Moschea di al-Aqsa e dintorni, secondo quanto riferisce il rapporto.

Secondo il rapporto, il progetto sarà edificato su terreno palestinese gerosolimitano per una superficie di sei ettari, sottolineando come tale terreno sia stato utilizzato per attività agricole e altri servizi prima del 1967 ma, dopo che l’occupazione vi ha messo sopra le mani, sia stato trasferito all’associazione Elad per poi creare il progetto del “Centro Kadim”.

Il Centro ha messo in guardia  gli osservatori dai pericoli insito nel piano di ebraicizzazione, dal fatto che il progetto sarà costruito su territorio gerosolimitano confiscato, così come sono stati distrutti centinaia di reperti archeologici nel corso di dodici anni, mentre gli scavi hanno determinato la comparsa di crepe e di frane nelle case e strade vicine.

Secondo i documenti, il progetto mira a controllare il perimetro dell’area, e la possibilità di allargare le fondamenta al quartiere di Wafi Halwa e di Silwan potrebbe significare la deportazione di migliaia di abitanti di Gerusalemme. Il progetto potrebbe rappresentare la base per un’aggressione collettiva con l’obiettivo diretto della Moschea di al- Aqsa, aggiungendo che il tetto dell’edificio rappresenterebbe un punto di osservazione e di controllo sul centro storico e su al-Aqsa.

Traduzione di Federica Pistono