Giornata Mondiale dell’Acqua, il furto israeliano delle risorse idriche palestinesi.

In occasione della giornata mondiale dell’acqua, manifestazione a Gaza: “Punire Israele per il furto delle risorse idriche”. 

Gaza – InfopalIeri, lunedì 22 marzo 2010, centinaia di persone si sono radunate davanti alla sede Onu di Gaza per chiedere l’imposizione di sanzioni contro Israele per il furto delle risorse idriche palestinesi che opera da lungo tempo. 

I manifestanti hanno intonato slogan contro l’occupazione, contro il proseguimento del controllo del governo israeliano sulle acque palestinesi e contro la sottrazione – ultradecennale – di acqua.

In molti hanno sfilato con bottiglie e contenitori vuoti proprio in segno di protesta contro il furto da parte di Israele.

Promossa dall’Unione dei Comitati per il lavoro agricolo della Striscia di Gaza, la dimostrazione è coincisa con la Giornata Mondiale dell’acqua. 

Ziyyad, un responsabile dei Comitati per il lavoro agricolo, ha dichiarato: “ Per decenni, l’occupazione israeliana ha derubato l’acqua dei palestinesi. Oggi celebriamo, a modo nostro, la Giornata Mondiale dell’Acqua, esprimendo le difficoltà a cui siamo costretti a causa delle restrizioni e delle misure imposte da Israele”.

Ziyyad ha sottolineato che la Palestina è uno tra i paesi che soffre maggiormente per la scarsità idrica mentre il blocco israeliano ostacola qualunque possibilità di rifornimento e di sviluppo impedendo l’ingresso nella Striscia di Gaza di attrezzature necessarie per una dovuta manutenzione.

Insieme ad altri aspetti, la questione idrica resta tra quegli tralasciati nei colloqui tra l’Autorità nazionale palestinese di Ramallah e il governo israeliano di Benjamin Nethanyahu.

Majdi Yaghi, membro del consiglio direttivo dell’Unione ha affermato: “Sin dal 1948. il governo d’occupazione segue la politica del furto dell’acqua, privandone i cittadini palestinesi”.

Nel suo intervento, Yaghi ha chiesto che la gestione delle risorse avvenga su base congiunta, mentre nei Territori Palestinesi Occupati, la realtà è un’altra: è l’esclusiva  gestione dell’occupazione israeliana per mezzo dell’imposizione di ordini militari.

Egli ha sottolineato come le risorse idriche palestinesi – condivise con uno o più paesi confinanti – rappresentino anzitutto una questione politica e relativa alla sicurezza: Israele prosegue nel furto sistematico di acqua palestinese e, dall’interno, costituisce una minaccia per la società palestinese e per quelle arabe.

Proseguendo, il dott. Yaghi ha puntualizzato che l’occupazione israeliana vieta ai palestinesi l’accesso alla quantità di acqua stabilita negli Accordi di Oslo del 1993 e pari ad 80 milioni di metri cubi.

Non solo Israele ruba l’acqua palestinese ai palestinesi ma si spinge ancora oltre e,  attraverso le azioni della società israeliana “ Mekorot”, pretende di venderla loro. Dunque, oltre il danno, la beffa.

Nel 2009 infatti l’occupazione avrebbe venduto 47,4 milioni di mc in Cisgiordania (mentre le abitazioni in cui vive l’88,4% delle famiglie palestinesi dispongono di un acquedotto) con una distribuzione pari all’88, 4% in Cisgiordania contro il 95,8% nella Striscia di Gaza.

Concludendo Yaghy ha ricordato che i dati di salinità nell’acqua sono pari a 74% in Cisgiordania e 63,8 nella Striscia di Gaza.

(Traduzione per Infopal a cura di Elisa Gennaro)

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