Gli abitanti di Yarmouk protestano contro i gruppi militanti

Betlemme-Ma’an. Gli abitanti del campo profughi di Yarmouk, in Siria, progettano di organizzare delle manifestazioni pacifiche per spingere le forze armate a lasciare la zona, secondo quanto riferito martedì 22 aprile da un dirigente di Fatah.   

Muhammad Abu al-Qasim, ufficiale e responsabile delle relazioni internazionali dell’organizzazione Fatah, ha riferito martedì a Ma’an che “un gran numero di persone sfilerà verso le basi delle forze armate per costringerle a lasciare il campo profughi“.

Alcuni gruppi palestinesi hanno intensificato i loro sforzi per porre fine all’emergenza umanitaria nel campo profughi di Yarmouk, a Damasco, ma senza alcun successo, ha dichiarato al-Qasim, secondo cui migliaia di rifugiati palestinesi stanno ancora aspettando i pacchi viveri che non vengono consegnati regolarmente a causa degli scontri che vi sono nel campo.

Dopo che, nel dicembre del 2012, i ribelli presero il controllo del campo profughi palestinese, quest’ultimo fu coinvolto negli scontri armati che avvenivano in tutta la Siria, e fu oggetto di un pesante attacco da parte del regime.

Alla fine, le forze del regime circondarono il campo e a luglio lo misero sotto assedio, facendo peggiorare rapidamente le condizioni di vita all’interno.

Abbas Zaki, il leader del Fatah, a metà ottobre aveva riferito al Ma’an che la popolazione di Yarmouk si era ridotta drasticamente: da 250.000 persone a 18.000, dopo due anni e mezzo di conflitti siriani.

Tutte le fazioni militanti non palestinesi pattuirono di lasciare Yarmouk nel febbraio 2011 per consentire l’accesso di aiuti umanitari nel campo, i cui residenti stavano morendo per la fame e le malattie. Nel giro di qualche mese, tuttavia, alcuni gruppi militanti si erano già ristabiliti nel campo.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi è riuscito a partire da gennaio e negli intervalli di tempo tra gli scontri a inviare sporadicamente aiuti umanitari a Yarmouk.

Il conflitto siriano, cominciato nel marzo del 2011 con una protesta pacifica sfociata poi in una guerra civile, conta più di 150.000 vittime e ha costretto milioni di persone a lasciare le proprie case.

Più di 760.000 palestinesi (4,8 milioni è la cifra che si stima oggi contando anche i loro discendenti) furono costretti all’esilio o ad abbandonare le loro case durante il conflitto che accompagnò la nascita dello Stato d’Israele, nel 1948.

Traduzione a cura di Gaia Proiti