Gli Israeliani spianano terra palestinese a Salfit

Salfit-Ma’an. I coloni dell’insediamento  israeliano di Leshem, a ovest di Salfit, mercoledì hanno  spianato  terreni agricoli palestinesi e hanno spaccato le rocce vicino ai siti archeologici tra i villaggi di Kafr al-Dik e Deir Ballut, vicino a Khirbet Deir Samaan.

L’accaduto suggerisce che i residenti di Leshem – un quartiere vicino all’insediamento di Ale Zahav inaugurato nell’agosto 2013 e considerato uno dei primi grandi nuovi insediamenti degli ultimi vent’anni – sono pronti a espandersi strappando la terra dei vicini villaggi palestinesi.

Il ricercatore locale Khalid Maali ha riferito a Ma’an che i coloni israeliani hanno utilizzato martelli pneumatici per spaccare le pietre da usare nella pavimentazione della strada e nella costruzione del villaggio, invadendo praticamente antichi siti storici.

Maali ha affermato che i bulldozer hanno spaccato le rocce a meno di 10 metri di distanza dalla zona di Khirbet Deir Samaan, che rappresenta “un “pericolo reale per il sito storico costruito e scavato nella pietra più di 1600 anni fa”.

L’insediamento di Leshem è stato costruito nel 2013 su terra palestinese proveniente dai vicini villaggi di Kafr al-Dik e Deir Ballut. Attualmente tre importanti siti architettonici della zona sono stati danneggiati dalla costruzione.

Maali ha aggiunto che circa 12 mila dunum sono stati confiscati al villaggio di Kafr al-Dik degli originali 20 mila che possedeva, portando ad una grave perdita di terra per gli agricoltori locali.

Leshem si trova all’interno del vasto insediamento di Ariel e taglia in profondità la Cisgiordania settentrionale a sud di Nablus.

Secondo il sito israeliano di notizie Maariv, dall’agosto 2013, 72 famiglie ebree vivevano a Leshem e altre 70 erano attese a agosto 2014.

Più di 550 mila coloni ebrei vivono negli  insediamenti in Cisgiordania, che è sotto l’occupazione militare israeliana dal 1967.

La costruzione degli insediamenti e il trasferimento della popolazione da parte degli occupanti è severamente vietata dal diritto internazionale.

Traduzione di Edy Meroli