Governo di Gaza lancia un ‘grande progetto per la ricostruzione’

Gaza – InfoPal. Il governo della Striscia di Gaza ha reso noto l'avvio di un progetto di grande portata per la ricostruzione delle centinaia di abitazioni palestinesi distrutte nella guerra israeliana su Gaza (2008-2009).

Nel corso della cerimonia d'inaugurazione del “Forum internazionale per la ricostruzione di Gaza”, svoltosi ieri, 16 gennaio, a Gaza City alla presenza di realtà locali e internazionali, il premier, Isma'il Haniyah ha reso pubblico l'impegno del proprio governo nel “porre le basi per avviare il progetto di ricostruzione, a partire dalle prossime 48 ore”.

“Un dono per la popolazione di Gaza”. Così ha definito Haniyah il progetto per il quale ha garantito supporto e supervisione del governo in modo diretto. Il settore privato, le organizzazioni sindacali e le istituzioni civili saranno altresì protagoniste dell'intero processo di costruzione e ricostruzione.

L'obiettivo principale del progetto vedrà la ricostruzione delle case distrutte durante la guerra israeliana allo scopo di far rientrare tutti coloro che sono sfollati da più di due anni. Creare lavoro per professionisti e disoccupati, il cui dato è in continua crescita per il persistere dell'assedio israeliano, sarà un obiettivo non secondario del progetto lanciato ieri a Gaza.

Sforzi comuni. Haniyah ha insistito sul carattere partecipativo del progetto: tutte le parti interessate, le istituzioni pubbliche, quelle civili e il settore privato lavoreranno di concerto per una realizzazione “perfettibile” del progetto.

“Ogni abitazione ricostruita sarà riedificata laddove era ubicata prima dell'aggressione israeliana”, ha aggiunto il premier, che ha tenuto a specificare come il problema delle ricostruzioni sia stato in testa all'agenda governativa sin dal giorno successivo alla guerra.

“Abbiamo seguito con preoccupazione lo stato di devastazione psicologica dei cittadini che avevano perduto la propria casa, ma siamo stati ostacolati dal persistere del blocco sui materiali edilizi e da erogazioni ad intermittenza di alcuni dei fondi promessi”.

Tentativi di “politicizzare” la questione delle ricostruzioni. “Sin dalla guerra israeliana su Gaza, abbiamo ricevuto la solidarietà di molti Paesi e, tra le varie donazioni, abbiamo raccolto 60 milioni di dollari”.

“Abbiamo studiato diverse soluzioni per realizzare il progetto di ricostruzione e non ci opponiamo alla creazione di un ente palestinese indipendente, sul quale il governo di Gaza non avrà alcun potere di vigilanza. Questa realtà, di stanza a Ramallah e a Gaza, addetta alla supervisione formale e generale dei lavori edilizi, potrà lavorare a stretto contatto con i ministeri di competenza e potrà ricadere sotto il controllo della Lega Araba, dell'Organizzazione della Conferenza islamica (Oic) oppure delle Nazioni Unite”.

Non sono mancate critiche per coloro che, dietro promessa, non hanno erogato i fondi da destinare alla ricostruzione. Tra questi, Haniyah ha citato anche la Lega Araba, che aveva condizionato il trasferimento al governo di Gaza dei finanziamenti al raggiungimento della riconciliazione tra Hamas e Fatah.

Haniyah ha auspicato che l'istituzione araba rispetti gli impegni ed eroghi i fondi nel più breve tempo possibile e, soprattutto, ha chiesto pubblicamente di non proiettare sul progetto lanciato ieri al Forum, assunti di carattere politico.

Un'iniziativa del governo di Gaza. Tra i vari dati forniti al pubblico del Forum, Haniyah ha fatto sapere di aver destinato al progetto di ricostruzione l'80% della tassa sul carburante. Nello specifico, questa quota è stata allocata alla riparazione delle infrastrutture di Gaza danneggiate.

Ha poi ricordato che il proprio governo ha messo a disposizione dei progetti di costruzione, terra demaniale per rinforzare una presenza civile nei centri abitati dove interi quartieri erano stati rasi al suolo in quella guerra.

Infine, con la cooperazione del ministro dei Lavori pubblici, Sa'ed Saiel, il Forum ha ospitato un'esposizione sui lavori di Gaza.

L'assedio israeliano soffoca la Striscia di Gaza da oltre quattro anni; oltre a beni di prima necessità, anche i materiali da costruzione non vengono fatti entrare e il problema della costruzione/ricostruzione resta irrisolvibile. Quel poco che la popolazione è completare, è stato grazie soprattutto ai materiali di scarto raccolti da operai palestinesi tra le macerie delle distruzioni della guerra israeliana. Operai che rischiano tutti i giorni la vita, presi di mira dai soldati israeliani.

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