Gran Bretagna: stop parziale alla vendita di armi a Israele.

 

Londra. In seguito a un’indagine effettuata dal governo britannico sulle esportazioni di armi verso Israele, il ministero degli Esteri ha annunciato ieri un parziale embargo degli armamenti ai danni dello stato sionista, motivato dalle violazioni israeliane dei trattati di sicurezza tra i due paesi.

L’indagine ha riguardato 182 licenze per l’esportazione di questo genere di merci dalla Gran Bretagna in Israele: cinque di esse sono state cancellate per aver violato gli accordi.

Il governo britannico ha chiarito che le violazioni riguardano le tre settimane d’invasione della Striscia di Gaza iniziate a fine dicembre e terminate il 19 gennaio. Per questo motivo, dunque, il Regno Unito non fornirà pezzi di ricambio o attrezzature per le cannoniere Sa’ar 4.5, vendute all’esercito israeliano dagli stessi britannici.

Diversi parlamentari avevano chiesto un simile embargo sia durante che dopo la guerra su Gaza, ed Amnesty International aveva inoltre pubblicato un report lo scorso mese di febbraio, dove descriveva in modo dettagliato l’uso di armi importate dal Regno Unito. Il report si concentrava in particolare sui 450 aerei teleguidati Hermes e sul loro impiego da parte d’Israele durante i bombardamenti assassini su Gaza. La sentenza di annullamento delle cinque licenze non ha però fatto menzione degli Hermes venduti allo stato sionista.

“Le decisioni future prenderanno in considerazione ciò che è accaduto nel recente conflitto. – ha dichiarato il ministero degli Esteri – Non concediamo licenze per l’esportazione ove sussista il chiaro rischio che le armi siano impiegate in aggressioni esterne, o in repressioni interne”. Ma ha anche aggiunto: “Non crediamo che l’attuale situazione in Medio Oriente migliorerà con l’imposizione di un embargo degli armamenti su Israele. Questa ha il diritto di difendersi, e affronta delle minacce reali alla sua sicurezza”.

Commenti di diverse istituzioni, tra cui l’organizzazione per i diritti umani al-Haqq (che citò lo stesso governo britannico in seguito alla pubblicazione del report di Amnesty), considerano l’embargo un buon inizio, che da solo, tuttavia, non rappresenterebbe un sufficiente passo in avanti

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