Gruppo di israeliani confessa attacchi terroristici contro Palestinesi, ma nessuno li persegue

A Palestinian woman stands next to a house sprayed with graffiti reading in Hebrew: "revenge" and "hello from the prisoners of Zion", in the village of Beitillu, near Ramallah in the Israeli occupied West Bank on December 22, 2015. Two tear gas canisters were also thrown into the Palestinian home by suspected Jewish extremists, Israeli police said, but the family there at the time was not hurt. Photo by Shadi Hatem

Imemc. Un gruppo di sei giovani, tre dei quali sono figli del rabbino capo in una colonia illegale israeliana, hanno ammesso una serie di attacchi dal 2008 fino ad oggi.

Il servizio di sicurezza israeliana Shin Bet ha annunciato, mercoledì 21 aprile, che i sei giovani sono indagati per diversi attacchi, ma non sono ancora stati accusati di alcun crimine nonostante le loro ammissioni di colpa.

Nessuna politica di “duri interrogatori” o di coercizione fisica è stata usata contro i giovani, d’accordo con lo Shin Bet. I detenuti palestinesi della stessa età sono sottoposti a tortura e abusi nel più del 90% dei casi, secondo la Società per i Prigionieri Palestinesi.

I sospetti sono stati identificati come Pinchas Sandorfi, 22 anni, Itamar Ben Aharon, 20 anni, Michael Kaplan, 20 anni, due ragazzi tra i 16 e i 17 anni, e un soldato israeliano sconosciuto. Tutti i sospetti provengono da una colonia israeliana nel blocco Binyamin.

Gli avvocati dei sospetti si sono lamentati con le autorità israeliane che è stato impedito loro di vedere i clienti prima degli interrogatori. Uno degli avvocati ha aggiunto che, poiché i loro crimini non hanno ferito nessuno, non dovrebbero affrontare alcuna accusa.

La cellula terrorista israeliana ha presumibilmente effettuato attacchi per anni – compresa l’aggressione fisica contro un palestinese, a luglio del 2015, e un attacco contro una residenza palestinese nel dicembre del 2015, quando gli aggressori lanciarono candelotti di gas lacrimogeno nella casa dove una famiglia dormiva. I residenti, tra cui un bebè di nove mesi che dormiva nella casa, sono riusciti a mettersi in salvo senza riportare ferite.

Gli altri attacchi ammessi dal gruppo includono: lancio di bombe incendiarie contro veicoli e case, graffiti e frasi di odio sulle case e edifici commerciali palestinesi, tentativo di incendio ai danni di un’intera famiglia palestinese nel villaggio di Mazra’a al-Qibliya, a novembre dello scorso anno.

Nessuna accusa è ancora stata presentata contro il gruppo coinvolto negli attacchi. La polizia ha affermato che i sospetti sono tuttora sotto indagine.