Hamas e Fatah firmano intesa per la fine delle divisioni politiche. Ora si attende la riconciliazione

Il Cairo – InfoPal. Ieri, 27 aprile, le leadership dei due principali gruppi politici palestinesi, Hamas e Fatah, si sono incontrate al Cairo per raggiungere un accordo dal quale partire per realizzare un governo di unità di transizione e per indire le elezioni: “per porre fine alle divisioni politiche palestinesi e raggiungere la riconciliazione nazionale”.

Al Cairo erano presenti molti rappresentanti politici giunti da Ramallah e da Gaza, mentre a guidare le due delegazioni sono stati, Mousa Abu Marzuk leader di Hamas in Siria e ‘Azzam al-Ahmed per Fatah.

Tre i principali punti dell’intesa raggiunta, tutti espressione delle questioni d’emergenza nazionale:

1. la formazione di un governo d’unità di transizione avente un termine d’azione predefinito;

2. l’assegnazione (con il reciproco riconoscimento) di specifici ruoli sul campo (con tutta probabilità in merito alla sicurezza, ndr);

3. programmazione e organizzazione delle elezioni presidenziali, legislative e del Consiglio nazionale (Cnp) entro i prossimi sei mesi.

Il leader di Hamas, Izzat ar-Rishiq, ha confermato la forma dell’accordo iniziale aggiungendo che “in settimana, tutte le fazioni firmeranno un accordo finale alla presenza del presidente dell’Autorità palestinese (Anp) Mahmud ‘Abbas e del capo dell’ufficio politico di Hamas a Damasco, Khaled Mesha’al”.

Storico mediatore politico del dialogo palestinese, il nuovo Egitto si è riconfermato ieri un indiscusso e onnipresente “policymaker” nella storia della Palestina.

Ieri, a mediare formalmente tra Hamas e Fatah era presente il successore di ‘Omar Suleiman, il nuovo capo dell’Intelligence egiziana, Murad Muwafi.

Le discussioni tra le due leadership politiche palestinesi sono iniziate a porte chiuse ieri pomeriggio, per essere rese note nel complesso in conferenza stampa intorno alle ore 20 locali.

Tutti hanno definito l’incontro “positivo” e hanno posto l’enfasi sul “clima di vera riconciliazione” respirato nella capitale egiziana.

Lo ha confermato l’esperto che dirige il Centro per gli studi palestinesi al Cairo, Ibrahim ad-Darawi; dall’Egitto ha riportato ogni aggiornamento l’Agenzia stampa “Mena”, mentre le principali emittenti del mondo arabo – “Al-Jazeera” e “Al-‘Arabiyyah” -, hanno trasmesso in diretta la conferenza stampa, ritagliando poi uno spazio per i commenti delle rispettive leadership palestinesi.

Qualche precedente. Già nell’ottobre 2009, Hamas e Fatah erano stati molto vicini a un d’accordo. Poi il Movimento di resistenza islamica si era ritirato sostenendo che alcuni contenuti erano stati modificati senza il proprio consenso.
Il 16 marzo, il presidente ‘Abbas aveva affermato di essere pronto a visitare Gaza per incontrare la leadership di Hamas e formare un nuovo governo, per preparare la strada a un accordo con Hamas in merito alla formazione di un gabinetto e per tracciare le linee guida per lo svolgimento delle elezioni.

“Sono pronto ad andare a Gaza anche domani per porre fine alle divisioni e formare un governo d’unità nazionale composto da personalità indipendenti, per lanciare le elezioni presidenziali, legislative e del Cnp entro sei mesi”, aveva detto ‘Abbas circa un mese fa, nonostante poco prima avesse dichiarato che “l’Iran scoraggia Hamas dal raggiungere un’intesa con lo storico rivale, con Fatah”.

Le tensioni tra Hamas e Fatah risalgono agli inizi degli anni ’90, quando Fatah aveva investito preziose risorse nel dare la caccia agli attivisti del Movimento di resistenza islamica palestinese.
Nel 2006, quando le elezioni fecero emergere la maggioranza di Hamas nei seggi parlamentari, le relazioni tra i due gruppi politici palestinesi maggioritari peggiorarono.
Nel giugno 2007, dopo una settimana di scontri sanguinari, Hamas espulse l’ala “golpista” di Fatah dalla Striscia di Gaza e i Territori palestinesi occupati divennero dei campi segnati dalle ostilità legate alle rispettive affiliazioni politiche.
Da allora Gaza è stata separata in modo assoluto dalla Cisgiordania, che resta sotto il governo di Fatah.
Finora, le divisioni palestinesi hanno impedito di assumere una posizione comune riguardo ai colloqui di pace con Israele, attualmente in piena fase di stallo.

Intesa e riconciliazione palestinese: i commenti di Israele e Usa. “L’Anp deve scegliere tra la pace con Hamas o con Israele”, ha commentato subito Benyamin Netanyahu.
Secondo il premier israeliano, “questo accordo prepara la strada a Hamas, agevolandolo a prendere il controllo anche in Cisgiordania”. E ha aggiunto: “Non ci può essere pace su entrambi i fronti, perché Hamas chiede la distruzione dello Stato di Israele. (…) Il nucleo di questa riconciliazione svela tutta la debolezza dell’Anp, crea le condizioni perché Hamas eserciti il controllo su Giudea e Samaria (Cisgiordania occupata, ndr), così come accade nella Striscia di Gaza”.

“L’accordo raggiunto oggi dalle fazioni palestinesi in Egitto è una questione interna palestinese. E’ Netanyahu che deve scegliere tra pace e colonie”, ha immediatamente risposto il portavoce di Fatah, Nabil Abu Rudeina.

E se inizialmente gli Stati Uniti si erano limitati a sostenere un processo di riconciliazione palestinese “nella misura in cui esso promuove la pace”, da ambienti ufficiali, il portavoce Tommy Vietor ha dichiarato: “Hamas è un’organizzazione terroristica. (…) Per una pace che sia davvero costruttiva, qualunque governo palestinese deve accettare i principi del Quartetto, quindi deve rinunciare alla violenza, continuare a rispettare i passati accordi e riconoscere il diritto all’esistenza di Israele”.

Nella Striscia di Gaza. Nella giornata di ieri, diverse comunicazioni e telefonate di congratulazioni sono state ricevuta dal premier Isma’il Haniyah e dal sui vice, Ahmed al-Bahar.

Nel commentare i risultati dell’intesa del Cairo che ora attende una formalizzazione dai vertici di Hamas e Fatah, entrambi hanno parlato di “avvio di una nuova era caratterizzata da cooperazione e unità tra Hamas e Fatah, riconciliazione e strategia comune per porre fine all’occupazione israeliana”.

“I grandi temi nazionali che tutto il popolo palestinese segue con apprensione – ebraicizzazione di al-Quds (Gerusalemme), Muro d’Apartheid e colonie israeliane in terra di Palestina, prigionieri e violenza, guerra israeliana -, da oggi ricevono l’attenzione che meritano e la firma del Cairo corrisponde ad un impegno condiviso per la ricerca di una soluzione nazionale definitiva”.

La firma per la riconciliazione è nell’agenda dei prossimi giorni e sarà sempre l’Egitto a fare da foro per l’intesa nazionale palestinese.

“Alla base di questa unità nazionale vi è anzitutto la volontà politica, che sia espressione dello spirito nazionale e popolare, ovvero che risponda alle richieste espressamente rivolteci dal popolo palestinese”, si è concluso nella dichiarazione congiunta di Hamas e Fatah in conferenza stampa.

Elisa Gennaro

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