Haniyah, celebrando il 19° anniversario di Hamas: ‘Noi ci siamo uniti a questo movimento per diventare martiri, non ministri’.

Oggi, durante la preghiera del venerdì, il premier palestinese Ismail Haniyah si è rivolto al popolo palestinese dicendo: “Quando i nemici avvertono la loro debolezza davanti alla vostra resistenza e alla vostra volontà, pianificano le loro trappole”.

Facendo riferimento al 19° anniversario della nascita del movimento di Hamas, Haniyah ha dichiarato: “Voi rappresentate il cuore dell’Islam che batte in ogni luogo, perché siete sulla terra della Palestina, sulla terra della lotta, a Gerusalemme”. E ha sottolineato: "Dopo la nascita del movimento, nel 1987, sono accadute quattro cose: la prima Intifada, durata sette anni; la seconda Intifada, conosciuta come Intifada di Al-Aqsa; il ritiro dell’esercito di occupazione da Gaza; la formazione del primo governo che porta il principio divino sulla terra della Palestina”.

E ha aggiunto che la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi ha portato con sé tre elementi: “La pazienza del popolo, la sua resistenza, l’assedio ingiusto. Ai palestinesi è stato impedito di vivere come il resto dei popoli. Noi ci moviamo come un solo cuore paziente, fermo, nonostante la sofferenza. Se un altro governo, in qualsiasi posto del mondo, avesse subito quello che subiamo noi, non sarebbe andato avanti più di due mesi”.

Altri fattori importanti evidenziati da Haniyah sono la “sconfitta dell’esercito israeliano per mano della resistenza islamica in Libano, e di quello americano in Iraq”.

 

Il primo ministro palestinese ha parlato anche del tentativo di eliminarlo sul valico di Rafah, ieri, 14 dicembre. Haniyah ha ricordato la morte del suo accompagnatore, Abderrahman Nassar, e ha ribadito che quanto successo "è stato un tentativo programmato per eliminarmi", e ha spiegato che le telecamere del valico erano puntate sulla gente a terra e non sulle persone armate che si trovavano sui tetti e che stavanoo sparando da dietro le finestre. Ha poi sottolineato: “Noi ci siamo uniti a questo movimento per diventare martiri e non ministri”.

(Fonte: nostro corrispondente Agenzia giornalistica Al-Watan – Gaza)

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Haniyah, celebrando il 19° anniversario di Hamas: ‘Noi ci siamo uniti a questo movimento per diventare martiri, non ministri’.

Oggi, durante la preghiera del venerdì, il premier palestinese Ismail Haniyah si è rivolto al popolo palestinese dicendo: “Quando i nemici avvertono la loro debolezza davanti alla vostra resistenza e alla vostra volontà, pianificano le loro trappole”.

Facendo riferimento al 19° anniversario della nascita del movimento di Hamas, Haniyah ha dichiarato: “Voi rappresentate il cuore dell’Islam che batte in ogni luogo, perché siete sulla terra della Palestina, sulla terra della lotta, a Gerusalemme”. E ha sottolineato: "Dopo la nascita del movimento, nel 1987, sono accadute quattro cose: la prima Intifada, durata sette anni; la seconda Intifada, conosciuta come Intifada di Al-Aqsa; il ritiro dell’esercito di occupazione da Gaza; la formazione del primo governo che porta il principio divino sulla terra della Palestina”.

E ha aggiunto che la vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi ha portato con sé tre elementi: “La pazienza del popolo, la sua resistenza, l’assedio ingiusto. Ai palestinesi è stato impedito di vivere come il resto dei popoli. Noi ci moviamo come un solo cuore paziente, fermo, nonostante la sofferenza. Se un altro governo, in qualsiasi posto del mondo, avesse subito quello che subiamo noi, non sarebbe andato avanti più di due mesi”.

Altri fattori importanti evidenziati da Haniyah sono la “sconfitta dell’esercito israeliano per mano della resistenza islamica in Libano, e di quello americano in Iraq”.

 

Il primo ministro palestinese ha parlato anche del tentativo di eliminarlo sul valico di Rafah, ieri, 14 dicembre. Haniyah ha ricordato la morte del suo accompagnatore, Abderrahman Nassar, e ha ribadito che quanto successo "è stato un tentativo programmato per eliminarmi", e ha spiegato che le telecamere del valico erano puntate sulla gente a terra e non sulle persone armate che si trovavano sui tetti e che stavanoo sparando da dietro le finestre. Ha poi sottolineato: “Noi ci siamo uniti a questo movimento per diventare martiri e non ministri”.

(Fonte: nostro corrispondente Agenzia giornalistica Al-Watan – Gaza)

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