I due pesi e due misure della politica italiana. Il possibile rinvio a giudizio di Piccardo.

Riceviamo da Hamza Roberto Piccardo e pubblichiamo. 

Teniamo a ribadire piena solidarietà a Hamza Piccardo e al dott. Mohammad Nour Dachan, "bersagli" di una politica e di un giornalismo che più nulla hanno a che vedere con la civiltà, la libertà di pensiero e di giudizio, con la "verità", ma che sono sempre più megafoni di poteri altri, vicini o lontani. E sempre più distanti dalla pratica democratica.

Evidenziamo, inoltre, l’uso ormai quotidiano dei "due pesi e due misure": laddove gli uni vengono accusati di "fomentare l’odio" allorché criticano legittimamente un governo razzista e dalle azioni criminali (tale è stato più volte giudicato da corti internazionali), qual è quello di Israele, gli altri (politici, giornalisti, sindaci!) possono permettersi impunemente di considerare criminali interi popoli (quello rumeno), civiltà (quella arabo-islamica), religioni (quella musulmana).

Contro costoro, alcuni anche molto famosi, non viene aperto alcun "fascicolo". Eppure, a molti di quelli che leggono i giornali e che ascoltano i tg, appare lampante "la campagna di odio" che viene lanciata contro le minoranze…

Ai posteri l’ardua sentenza.

La Redazione di Infopal

 

Alla luce della decisione del PM Cordova di chiedere il mio rinvio a giudizio per "incitamento all’odio razziale" riprongo il documento per il quale mi si vorrebbe e processare 

 

hamza piccardo

 

Cari fratelli e sorelle,

 

in un versetto del Corano che per noi musulmani esplicita il senso della storia è detto: "…Se Allah non respingesse gli uni per mezzo degli altri, sarebbero ora distrutti monasteri e chiese, sinagoghe e moschee nei quali il Nome di Allah è spesso menzionato…" (XXII, 40)

 

Quello che sta succedendo in Libano e a Gaza è esattamente il tentativo di distruggere l’umanità positiva che si estrinseca per moltitudini di uomini e donne nella menzione del Nome di Dio. E’ il tentativo orribile e reiterato di sostituire quella comunanza nel bene con una comunanza nell’odio, nella vendetta, nella volontà di annichilire l’avversario utilizzando la ricchezza e lo strapotere militare e tecnologico che essa consente.

La blasfemità della guerra trova la sua massima espressione nei bombardamenti terroristici, stravolge il senso della politica come strumento di gestione dei conflitti e la sostituisce con un’atroce ricerca della supremazia militare.

In quanto credenti, sappiamo che Iddio odia gli aggressori e che la sola reazione da Lui accetta è quella proporzionata all’offesa subita.

Ebbene, con tutta la buona volontà di indossare i panni della paranoia israeliana, non riusciamo a vedere alcuna proporzione tra quello che avrebbe scatenato la ferocia sionista e le conseguenze di tale ferocia.

A tutt’oggi sono altre 750 le vittime dei bombardamenti sul solo Libano meridionale e la terribile strage di Cana è la tragica apoteosi di uno Stato nato nella pulizia etnica, cresciuto e consolidato nella violenza e nell’ingiustizia e che, Iddio non voglia, finirà per essere la tragedia definitiva del suo stesso popolo.

Non ci rallegriamo di questa facile profezia, la misericordia che la nostra religione ci insegna e ci ordina, comprende anche coloro che non hanno alcuna misericordia

Il nostro senso di responsabilità nei confronti del mondo discende direttamente dalla volontà divina che ha creato l’uomo e lo ha messo su questa terra come Suo vicario, tenuto alla bontà e alla protezione del creato.

Per questo, per mantenere fede alla nostra missione terrena, per obbedire alle Scritture e all’insegnamento dei Profeti (pace su tutti loro), non possiamo esimerci dall’atteggiamento coerente con il protocollo stesso della nostra condizione di credenti, quello che ci ingiunge di "indicare il bene e riprovare il male".

La sofferenza atroce che una parte della Umma sta sopportando non ci consente indifferenza o noncuranza. 

Invitiamo quindi tutti i musulmani e le musulmane d’Italia alla preghiera, all’invocazione continua e inesausta affinché Colui Che può ogni cosa sostenga e benedica coloro che lottano contro  l’occupazione e l’ingiustizia, allevi le sofferenze e rassereni i cuori.

Poiché non ci è dato di poter fermare con la nostra mano il massacro in atto,  li invitiamo a testimoniare con la parola, individuale e collettiva, la riprovazione per quel che sta accadendo, manifestando ovunque sia possibile e opportuno. Manifestazioni pacifiche ed autorizzate che possono essere promosse da noi musulmani e trovare il concorso di uomini e donne di buona volontà, affinché il governo italiano eserciti la necessaria pressione per far cessare immediatamente l’aggressione sionista.

Infine, poiché non è possibile dimenticare quel che di orrendo è gia accaduto, facciamoci parte responsabile nel sostegno dell’attività umanitaria a favore dei feriti, dei profughi, di coloro che hanno perso ogni cosa.

La nostra responsabilità di credenti si compie nello sforzo di assolvere al dovere nella misura delle nostre possibilità, Allah non ci chiederà conto di quello che non ci sarà possibile fare, ma quello che è nelle nostre possibilità diventa un imperativo al quale il muslim non può sottrarsi.

 

Hamza Roberto Piccardo, portavoce del Consiglio Direttivo UCOII

luglio 2006

 

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