I palestinesi risentono degli effetti delle politiche di sicurezza egiziane

F130708ARK01-e1379377555659

Memo. Dopo l’attentato che il 24 ottobre ha ucciso 31 soldati nella città di El-Arish nel Sinai settentrionale, le autorità egiziane hanno ordinato la creazione di una zona cuscinetto lungo il confine di 13 km con la Striscia di Gaza. L’esercito egiziano ha intrapreso un’offensiva contro i gruppi militanti, la cui presenza è aumentata nel Sinai trascurato a partire dal rovesciamento del presidente Mohamed Morsi. La zona cuscinetto si propone di fermare il contrabbando di armi e persone provenienti da Gaza, che le autorità accusano per l’aumento degli attacchi terroristici. I tunnel sotto il confine, sostengono gli Egiziani, sono utilizzati da militanti non solo per contrabbandare armi, ma anche per fornire riparo e supporto logistico contro l’esercito.

I funzionari della stampa e dell’esercito accusano i militanti di essere legati a gruppi all’interno di Gaza. Sostengono che i palestinesi, in particolare i membri di Hamas, si siano intromessi negli affari interni dell’Egitto attraverso il sostegno ai “terroristi” nel Sinai. Queste affermazioni sono state negate. I tunnel, insistono i palestinesi, sono stati utilizzati per rompere l’assedio israeliano soprattutto per far entrare merce a Gaza.

La zona cuscinetto ha una larghezza di un chilometro per coprire la rete di gallerie. Nonostante questo, gli attacchi sono continuati nella zona. Il 13 novembre due reclute della polizia e tre soldati sono stati uccisi in un attacco simile a quelli effettuati da Ansar Al-Beit Maqdis.

Circa 800 abitazioni sono state demolite dalle autorità per creare la zona cuscinetto; 1.100 famiglie sono state sfrattate, con un avviso di 48 ore per trovare una sistemazione alternativa e spostare i loro averi.

La zona attraversa i quartieri affollati sul lato egiziano della città di Rafah e ha creato scompiglio per i residenti. La città è già divisa lungo entrambi i lati del confine. Tutti gli abitanti di Rafah e Gaza sono diventati le vittime di più ampi problemi regionali.

Il colpo di stato che ha deposto Morsi dei Fratelli Musulmani ha portato a un aumento della pressione su Hamas e sulla Striscia di Gaza e all’intensificazione della cooperazione tra Egitto e Israele, soprattutto nel Sinai. Questo, teoricamente, per creare stabilità nell’area.

L’Egitto è riluttante a concedere il passaggio di aiuti umanitari e di altri beni essenziali attraverso il valico di Rafah, ritenendo che potrebbe inviare un messaggio di sostegno per Hamas. Il Cairo accusa il movimento per la situazione attuale. La creazione della zona cuscinetto ha accompagnato la chiusura del valico, al fine di esercitare una pressione sulla popolazione di Gaza. Il valico è stato chiuso il 24 ottobre e da allora più di 35.000 palestinesi sono bloccati al confine.

Questo avviene in un momento in cui il territorio assediato ha più bisogno di sostegno esterno, sotto forma di materiali da costruzione, cibo, carburante e forniture mediche. Nell’ultimo anno, l’Egitto ha distrutto gran parte della rete di tunnel di contrabbando che collegavano i due lati di Rafah: sostiene di aver distrutto 1.200 gallerie.

Si stima che i tunnel vengano utilizzati per soddisfare circa il 60% del fabbisogno di Gaza in materie prime, mentre i valichi dal lato israeliano solo il 35-50%. Secondo le stime delle Nazioni Unite, prima della fine del 2010 nelle gallerie commerciali passavano fino a 170 tonnellate di materie prime al giorno.

A gennaio, in seguito al giro di vite contro i tunnel, il ministro dell’economia di Gaza ha stimato una perdita economica di milioni, in particolare nel settore delle costruzioni.

La recente offensiva israeliana recente ha aggravato i problemi. La distruzione di infrastrutture vitali come sistemi idrici, servizi sanitari e abitazioni ha portato ad una sempre più grave crisi umanitaria.

Materiali da costruzione, carburante, cibo e forniture mediche necessarie per la ricostruzione di Gaza sono stati designati da Israele come prodotti “dual use” (cioè che possono essere utilizzati sia per scopi pacifici che bellici) e le forniture sono state limitate dalle Nazioni Unite e dalle agenzie umanitarie sotto controllo israeliano. Le ONG internazionali hanno protestato contro il blocco della libera circolazione e del commercio come una forma di punizione collettiva.

Traduzione di F.G.

Continua…