I Palestinesi si scontrano con le forze israeliane durante la manifestazione dopo la messa di domenica.

unnamedBetlemme-Ma’an. I cristiani palestinesi si sono scontrati con le forze israeliane dopo la messa di domenica, quando i manifestanti, tra cui dei sacerdoti, hanno marciato per protestare contro il nuovo lavoro del Muro di annessione israeliano nella città di Beit Jala a maggioranza cristiana nella Cisgiordania occupata.

La marcia, l’ultima di una serie di proteste, ha preso inizio dai quartieri della città del distretto di Betlemme dove le forze israeliane stanno prolungando il muro di, che è considerato illegale secondo il diritto internazionale.

Le forze israeliane hanno sparato lacrimogeni contro i manifestanti e sono scoppiati scontri quando le prime hanno tentato di reprimere la manifestazione.

unnamed (1)Due manifestanti sono stati arrestati con l’accusa di lancio di pietre contro i soldati a guardia della zona di costruzione, ha detto la polizia.

Uno dei sacerdoti che ha partecipato alla marcia di protesta, tra cui l’arcivescovo e l’ex patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah, denunciato il lavoro che è cominciato all’inizio di questo mese. “Questa terra appartiene a noi”, ha detto.

“Qualunque cosa facciano, qualunque cosa dicano i loro tribunali, questa terra appartiene a noi e tornerà a noi un giorno. Tu sei più forte con le tue armi, ma non sei il più forte quando si tratta di umanità”.

Oltre al muro di separazione, i manifestanti hanno anche condannato i vicini insediamenti israeliani illegali di Gilo e Har Gilo, che temono saranno ampliati se la costruzione del muro prosegue.

Monsignor Sabbah ha esortato il mondo a sostenere la popolazione di Beit Jala nella sua battaglia contro il muro di separazione e ha invitato l’Autorità Palestinese a porre attenzione alle violazioni israeliane contro i Palestinesi.

Quasi 60 chilometri di muro attraversano già il distretto di Betlemme e sono costruiti sulla terra palestinese, afferma l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, l’Alta Corte israeliana ha stabilito nel mese di aprile che i lavori attraverso Beit Jala dovevano essere bloccati e ha chiesto al governo di prendere in considerazione percorsi alternativi.

Tuttavia, il 6 luglio il tribunale ha annullato la decisione, stabilendo che il divieto precedente si riferiva solo ad una zona di poche centinaia di metri, a fianco di un monastero nella valle di Cremisan.

Walid Assad, il capo di un gruppo locale, Colonization and Wall Resistance Commission, ha detto che i manifestanti hanno respinto l’obiettivo delle autorità israeliane di impossessarsi della terra palestinese e isolare le comunità palestinesi della zona.

Assaf ha detto che i dettagli della confisca israeliana della terra palestinese di Beit Jala dovrebbero essere sottoposti alla Corte Penale Internazionale.

Mazin Qumsiyeh, un attivista della resistenza popolare, ha aggiunto che il muro di separazione distrugge la natura nelle zone dove vengono sradicati alberi e piante necessarie  alla sua espansione.

All’inizio di questo mese, le missioni dell’Unione Europea a Gerusalemme e a Ramallah hanno affermato che erano “preoccupate” per i nuovi lavori di costruzione a Cremisan, sottolineando che interesserà direttamente le condizioni di vita di 58 famiglie.

Una delegazione di 15 membri dei diplomatici dell’Unione europea ha in seguito visitato Beit Jala per valutare la situazione. I proprietari terrieri cristiani locali hanno detto che la costruzione del muro potrebbe in ultima analisi costringerli ad emigrare e “ripulire” l’area dei suoi abitanti cristiani.

Israele ha iniziato la costruzione del muro di separazione con lastroni di cemento, recinzioni e filo spinato nella Cisgiordania occupata nel 2002, al culmine della Seconda Intifada, o rivolta, sostenendo che era cruciale per la sicurezza.

La Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito nel 2004 che la costruzione del muro era illegale e, come l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha chiesto che venisse smantellato.

I Palestinesi, molti dei quali ne parlano come del “muro dell’apartheid”, dicono che  il muro è un furto di terra, sottolineando che una volta completato, l’85 per cento sarà stato costruito in Cisgiordania.

Il muro ha già completamente tagliato fuori Gerusalemme Est occupata dal resto della Cisgiordania.

L’Istituto di Ricerca Applicata di Gerusalemme afferma che il muro effettivamente annette circa il 13 per cento della superficie totale della Cisgiordania.

I Palestinesi che vivono nel distretto di Betlemme hanno già perso una notevole quantità di terra a causa del muro e dell’espansione di 19 insediamenti per soli ebrei e avamposti nella zona.

Traduzione di Edy Meroli