I Palestinesi sono un’avanguardia contro un Sistema internazionale di oppressione

Di Angela Lano. La dichiarazione del presidente USA Donald Trump su “Gerusalemme capitale di Israele” sta scuotendo il mondo dal 6 dicembre, giorno in cui è stata pronunciata.

Manifestazioni, e scontri con l’esercito di occupazione israeliano, sono in corso da giorni in Palestina, e proteste sono organizzate quotidianamente nel mondo arabo e islamico e in molti stati occidentali. Milioni di cittadini, infatti, stanno facendo sentire la propria voce contro una decisione arbitraria e in pretto stile colonialista da parte di un presidente statunitense tra i più osteggiati e detestati della storia degli ultimi anni e con scarsa popolarità persino nel suo Paese. In compenso, martedì 12 dicembre, ha ricevuto il premio degli “Amici di Sion”,  consegnato direttamente alla Casa Bianca, mostrando così come il rappresentativo “luogo di potere” USA sia ostaggio (e non da oggi) della potente e mafiosa “Israeli Lobby”.

Alla cerimonia erano presenti, secondo quanto informa il Jerusalem Postl’onnipresente genero, Jared Kushner, suo gran consigliere per il Vicino e Medio Oriente e responsabile ideologico degli attuali disordini e violenze in corso in quelle regioni, e il vice-presidente Mike Pence. Il premio gli è stato consegnato dal fondatore del “Friends of Zion Museum” di Gerusalemme, Mike Evans, che, con entusiasmo, ha definito il sostegno presidenziale statunitense verso Israele “senza precedenti”: “Nessun presidente nella storia ha mai costruito un’alleanza tale con lo Stato di Israele e con il popolo ebraico, e nessun presidente si è così coraggiosamente schierato a favore di Israele sulla scena mondiale come ha fatto lei, signor Presidente”.

Davvero un bel primato storico e umano, non c’è che dire! Si tratta della sfacciata e prepotente ostentazione di una vicinanza a un’entità canaglia, autrice della pulizia etnica della popolazione autoctona palestinese, di un’occupazione brutale e di un sistema di apartheid e discriminazione razziale che fa impallidire il vecchio Sudafrica razzista – tutte politiche che vanno avanti da 70 anni, nonostante le innumerevoli risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

E’ la forza bruta imperialista dura a morire degli USA, cui il mondo intero risponde con sempre maggiore distanza e condanna, e con sentimenti di rabbia e disgusto attraverso manifestazioni di milioni di persone in tutti i continenti.

La favoletta di Gerusalemme “capitale di Israele da 3000 anni a questa parte” è, giustamente, un mito, a cui soltanto gli ignoranti (nel senso storico) e i fondamentalisti cristiani sionisti credono. Gli ebrei religiosi come i rabbini di Neturei Karta, invece, si oppongono a gran voce all’occupazione di Gerusalemme, sapendo che si tratta di una violazione delle loro leggi sacre e della stessa Torah.

“Il vero ebraismo nel mondo non riconoscerà mai lo Stato d’Israele”, recitavano cartelli e striscioni che i rabbi ostentavano durante le manifestazioni di questi giorni negli Stati Uniti.

Che il sionismo sia un’ideologia coloniale atea e a tratti antisemita lo si evince abbastanza chiaramente dalla vita e dagli scritti del suo fondatore, l’ungherese naturalizzato austriaco Theodor Herzl.
Tuttavia, la potente hasbara, propaganda, sionista domina i media-spazzatura sia in Occidente sia in parte del mondo arabo, e impone la sua dottrina, mescolando ebraismo con sionismo, storia con mito, anti-sionismo con anti-semitismo, abituando i distratti fruitori dei mezzi di informazione di massa a confondere realtà con manipolazione. Ma, evidentemente, viste le manifestazioni a macchia d’olio (Italia compresa), questa tattica di distrazione e manipolazione globale sta perdendo il suo potere di attrazione…

Il mondo dei cittadini comuni è stanco degli Stati Uniti imperialisti e guerrafondai ed è altrettanto stufo della Israeli Lobby (cupola-network trasversale a varie religioni e ideologie) che permea e manipola ogni azione politica, economica, finanziaria e mediatica di questi “padroni” del globo. Nello stesso tempo non ha più fiducia nelle organizzazioni “per i diritti umani”, dall’ONU a scendere fino alle ONG più o meno famose e finanziate da potenti uomini d’affari: troppo spesso risoluzioni e condanne rimangono sulla carta, quando si tratta del todo-poderoso Israele, mentre con altri stati bastano poche violazioni per tirarsi addosso l’inferno di bombe “democratiche” benedette dalla “legalità internazionale”.

I popoli scendono in piazza per gridare la loro rabbia contro questa forma di ingiustizia globalizzata e di prepotenza super-protetta, di cui la canaglia Israele è emblema e modello, uscendo dai ristretti confini palestinesi per espandersi al mondo intero. La lotta dei Palestinesi, infatti, è un’avanguardia contro un Sistema internazionale, una cupola mafiosa che destabilizza, sfrutta, opprime, uccide e toglie la speranza all’umanità intera.