I prigionieri dell’accordo Shalit nuovamente arrestati annunciano uno sciopero della fame

Ramallah – Ma’an, AFP. Un gruppo per i diritti ha riferito che i prigionieri che sono stati nuovamente arrestati quest’anno, dopo essere stati rilasciati nell’affare Shalit del 2011, hanno annunciato che sarebbero andati in sciopero della fame martedì per far pressione sulla delegazione palestinese al Cairo affinché negozi con Israele per il loro rilascio.

Lunedì la Società del prigioniero palestinese (PPS) di Ramallah ha riportato che lo sciopero sarebbe stato osservato da 63 detenuti che erano nel gruppo di 1.027 liberati da Israele grazie a un accordo di scambio del 2011.

Il capo della PPS Qaddura Fares ha riecheggiato le richieste dei prigionieri in una dichiarazione, invitando la delegazione a premere per la liberazione “di questi prigionieri soprattutto perché hanno iniziato a considerare la possibilità di uno sciopero della fame per protestare contro il loro nuovo arresto”.

Lo sciopero sarà in coincidenza con la ripresa dei colloqui indiretti tregua al Cairo volti a cementare i termini di un accordo di cessate il fuoco che ha concluso 50 giorni di combattimenti dentro e intorno Gaza e che è andato in vigore il 26 agosto.

I negoziatori israeliani e palestinesi hanno deciso di riprendere i negoziati entro un mese da tale data per discutere diverse questioni difficili, compresa la possibilità di un nuovo accordo di scambio.

I colloqui non dovrebbero durare più di un giorno, siccome la festa del Capodanno ebraico inizia mercoledì al tramonto, e non è chiaro quanto a lungo lo sciopero della fame previsto durerà.

Bassem al-Salhi, un membro della squadra negoziale palestinese, ha dichiarato ad AFP che l’incontro di martedì avrebbe “consentito un calendario da mettere in atto per (i colloqui che si sarebbero verificati) dopo Eid al-Adha”, la festa musulmana del sacrificio, che quest’anno cade il primo fine settimana di ottobre.

Al Cairo si prevede la discussione per la ricostruzione di Gaza, la richiesta palestinese di un porto e di un aeroporto e l’insistenza di Israele al disarmo dei gruppi militanti.

Più di 7.000 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane.