I prigionieri politici palestinesi e le elezioni – Dipartimento dell’OLP per i Negoziati

Ramallah-WAFA. Mentre i Palestinesi a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza sono chiamati ad esprimere il loro voto nelle elezioni del Consiglio legislativo palestinese del 22 maggio, il Dipartimento dell’OLP per i Negoziati ha pubblicato questo articolo per evidenziare alcuni problemi relativi ai prigionieri politici palestinesi detenuti da Israele:

Il problema dei prigionieri palestinesi, una delle questioni di primo piano nell’agenda nazionale palestinese, è una parte cruciale della nostra legittima lotta nazionale per difendere la narrazione storica palestinese e contrastare una narrazione contraffatta che nega l’occupazione israeliana della Palestina e quindi mina il diritto del popolo palestinese ad affrontarla e a porvi fine.

Come combattenti per la libertà, la partecipazione politica dei prigionieri politici palestinesi e la loro candidatura per rappresentare il loro popolo ed una causa giusta è un diritto naturale, umano, politico e giuridico sancito dalla Costituzione Palestinese e dalle convenzioni internazionali. L’Articolo 21 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 prevede che “1. Ognuno ha il diritto di partecipare al governo del proprio paese, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti. 2. Ogni individuo ha diritto di accesso, in condizioni di uguaglianza, al servizio pubblico del proprio paese…”.

Allo stesso modo, l’Articolo 25 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici riconosce che “ogni cittadino ha il diritto e l’opportunità, senza nessuna delle distinzioni menzionate nell’articolo 2 e senza restrizioni irragionevoli: a) a prendere parte alla gestione delle questioni pubbliche, direttamente o attraverso rappresentanti liberamente scelti; b) votare ed essere eletti in libere elezioni periodiche che saranno a suffragio universale e che si svolgeranno a scrutinio segreto, garantendo la libera espressione della volontà degli elettori;…”. I diritti previsti in questo articolo sono legati, seppur diversi, al diritto delle nazioni all’autodeterminazione.

A questo proposito, 16 prigionieri palestinesi parteciperanno alle elezioni legislative che dovrebbero svolgersi il prossimo mese di maggio, dei quali 8 sono in detenzione amministrativa [1], e due sono stati arrestati dopo aver dichiarato pubblicamente la loro candidatura. Le autorità dell’occupazione israeliana hanno arrestato i prigionieri palestinesi per le loro attività politiche in modo da impedire loro di prendere parte alle elezioni, influenzando l’intero processo elettorale. Questa prassi israeliana fa eco a quel che è accaduto nel 2006 quando le autorità occupanti hanno creato ogni tipo di restrizione per non far funzionare il secondo Consiglio Legislativo.

Nel 2009 Israele ha arrestato oltre un terzo dei componenti del Consiglio Legislativo, che da allora ha provocato il blocco di tutte le sue funzioni. Nel 2017, altri 15 membri sono stati arrestati, sei nel 2018 e 11 nel 2019. Attualmente, vi sono dieci membri del parlamento nelle carceri israeliane, tre dei quali sono stati condannati e sette sono in detenzione amministrativa.

Il Regime di Apartheid di Israele.

La incarcerazione dei prigionieri palestinesi nelle carceri di Israele situate su terreni all’interno di Israele è una flagrante violazione del diritto internazionale e di quello umanitario, in particolare dell’Articolo 76 della Quarta Convenzione di Ginevra. E mentre Israele, che sostiene di essere l’unica democrazia in Medio Oriente, consente ai prigionieri israeliani di esercitare il loro diritto democratico di partecipare votando alle elezioni israeliane, nega lo stesso diritto ai detenuti palestinesi all’interno delle carceri di Israele. Durante le recenti elezioni israeliane del marzo 2021, le autorità israeliane hanno permesso ai detenuti israeliani di votare.

A tutti i detenuti palestinesi viene negato l’esercizio del loro diritto al voto democratico nelle prossime elezioni palestinesi dato che Israele rifiuta tutti gli accordi che permettono loro di votare e si rifiuta di allestire le urne. Attualmente, 4.450 prigionieri palestinesi, tra cui 440 detenuti amministrativi, 140 bambini e 37 donne [3] sono incarcerati in modo arbitrario. Nel 2006, la Commissione Elettorale Centrale Palestinese ha sollevato la questione della partecipazione dei prigionieri palestinesi. Ha chiesto alle autorità d’occupazione israeliane di concedere “al suo personale l’accesso alle prigioni israeliane per allestirvi urne elettorali, o per prendere gli accordi del caso in collaborazione con la Croce Rossa. Ma le autorità israeliane hanno rifiutato… Un certo numero di prigionieri palestinesi nelle carceri di Israele si sono candidati alle elezioni del 2006, ma non hanno potuto partecipare al voto perché le autorità occupanti si sono rifiutate di prendere accordi in tal senso”.

Questa palese discriminazione di trattamento tra detenuti israeliani e palestinesi riguardo ai loro diritti politici fondamentali è l’espressione del regime di apartheid di Israele nella Palestina occupata.

Detenzione e persecuzione dei candidati: una palese violazione del diritto internazionale che richiede una responsabilità.

Da quando è stato emanato il Decreto Presidenziale il 15 gennaio sullo svolgimento delle elezioni generali palestinesi e l’inizio della preparazione per il processo elettorale democratico, le autorità di occupazione israeliane hanno immediatamente iniziato ad ostacolare il processo elettorale. Intensificando gli arresti e conducendo attacchi organizzati contro potenziali leader palestinesi e attività correlate, Israele mira ad impedire la loro partecipazione e a vanificare il processo elettorale. Da gennaio 2021 si sono registrati almeno 1.300 casi di arresto, tra cui gli arresti di figure importanti e di ex-membri del parlamento, così come di potenziali candidati [4]. Secondo le associazioni per i diritti umani e per i prigionieri, le forze di occupazione israeliane nello scorso marzo soltanto hanno arrestato circa 438 Palestinesi, tra cui 69 bambini e 11 donne.

Da quando è stato emanato il Decreto Presidenziale, Israele ha finora compiuto le seguenti violazioni:

13 aprile: le autorità occupanti hanno arrestato un medico che si presentava in una delle liste elettorali dalla sua abitazione, nella città di al-Bireh.

7 aprile: le autorità dell’occupazione israeliana hanno arrestato due volontari palestinesi che lavoravano per un comitato di sostegno ad una delle liste elettorali da due villaggi situati ad est e ad ovest di Ramallah (Deir Jarir e Ras Karkar). Le autorità occupanti hanno inoltre convocato alcuni candidati palestinesi minacciandoli di ritirare la loro candidatura, pena l’arresto e il procedimento penale.

6 aprile: Le forze di occupazione israeliane hanno arrestato due candidati palestinesi (di Gerusalemme Est occupata e di Betlemme) nello stesso giorno in cui la Commissione Palestinese per le Elezioni Centrali ha presentato la lista elettorale registrata. Le autorità dell’occupazione israeliana hanno anche convocato altri due candidati, una donna e un uomo, di Gerusalemme Est. Hanno consegnato loro notifiche in base alle quali devono riferire ai servizi segreti israeliani presso il Centro di Detenzione Moscovia a Gerusalemme Ovest, in flagrante violazione degli accordi firmati tra Israele e lo Stato di Palestina, riguardanti la partecipazione dei residenti palestinesi di Gerusalemme alle elezioni.

6 aprile: la polizia israeliana e le forze dei servizi segreti hanno fatto irruzione durante una riunione di consultazione sulle elezioni legislative nella Gerusalemme occupata. La riunione è stata interrotta, analogamente ad altre attività correlate, e i partecipanti sono stati arrestati.

23 marzo: l’intelligence israeliana ha avvertito un potenziale candidato palestinese di non partecipare alle prossime elezioni del Consiglio legislativo. Un’unità militare israeliana ha fatto irruzione e perquisito la sua casa a Hebron.

Nel suo Rapporto Annuale 2020-2021 pubblicato di recente, Amnesty International ha documentato le sistematiche violazioni israeliane contro i prigionieri palestinesi in un contesto più ampio, spiegando che “Le autorità israeliane hanno detenuto in modo arbitrario in Israele migliaia di Palestinesi dei territori occupati, trattenendo centinaia di loro in detenzione amministrativa senza nessuna accusa o processo. La tortura ed altri maltrattamenti dei detenuti, tra cui anche bambini, sono stati commessi impunemente”. Nel paragrafo che tratta della detenzione arbitraria, il rapporto afferma: “Le autorità israeliane hanno condotto centinaia di incursioni in tutta la Cisgiordania per arrestare i Palestinesi, di solito nelle loro abitazioni durante la notte”. Il rapporto aggiunge che “i civili palestinesi, compresi i bambini, dei territori occupati sono stati processati in tribunali militari che non hanno rispettato gli standard internazionali del processo equo”.

Responsabilità Internazionale: salvaguardare i diritti dei prigionieri palestinesi.

Lo Stato di Palestina chiede alla comunità internazionale, soprattutto a quei paesi che rispettano i diritti umani, di esercitare pressioni su Israele per scoraggiare le sue violazioni, incriminare le sue azioni illegali e garantire il rispetto dei diritti politici dei prigionieri palestinesi in base al diritto internazionale. Lo Stato di Palestina chiede alla potenza occupante di:

rilasciare i prigionieri palestinesi che saranno eletti per rappresentare il popolo palestinese e che hanno l’immunità che le autorità israeliane devono rispettare.

Consentire ai prigionieri politici palestinesi di esercitare il loro diritto al voto permettendo alla Commissione Elettorale Centrale Palestinese di installare urne elettorali nelle carceri israeliane.

Smettere di interferire nella campagna elettorale che disturba le attività correlate e minaccia i candidati palestinesi.

Porre fine agli arresti e alla detenzione dei candidati durante il periodo della campagna elettorale e astenersi dall’accusare qualsiasi membro eletto del parlamento palestinese.

Garantire il rispetto del processo elettorale e dei diritti dei prigionieri palestinesi.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi