Il bambino del Kalashnikov, un altro effetto devastante della guerra in Siria

Ma’an. Il fotoreporter italiano, Sebastiano Tomada Piccolomini, che ha visitato la Siria per la seconda volta dall’inizio della guerra, ha pubblicato una fotografia che documenta la drammaticità del conflitto, i cui effetti distruttivi si ripercuotono tanto sulle pietre quanto sugli esseri umani.

Il bambino del Kalashnikov, titolo della fotografia, che mostra un bambino siriano con una mitraglietta in mano e una sigaretta accesa nell’altra. Il fumo aspirato dal bambino indica lo stato di confusione, incoscienza e alienazione vissuto dal piccolo combattente, gettato nella fornace della battaglia, di cui ignora parti e cause. Il suo unico legame con essa pare essere la parentela con un combattente dell’opposizione siriana (il padre, ndr).

Ahmed, il nome del bambino, ha lo sguardo fisso sull’obiettivo del fotografo che ha scattato le foto ad un posto di blocco dell’opposizione siriana (Esercito siriano libero), nel quartiere Salah al-Din, nella città devastata di Aleppo.