Il colonialismo israeliano usa anche i morti e continua a seppellire Palestinesi nel «cimitero di numeri»

Gerusalemme-Ma’an. Lo Stato israeliano ha annunciato, mercoledì, che i corpi di quattro Palestinesi erano già stati sepolti nel cosiddetto “cimitero dei numeri”, nonostante un appello in corso alla Corte Suprema israeliana con cui le famiglie dei Palestinesi uccisi hanno chiesto che i corpi fossero consegnati per una sepoltura adeguata.

“Il governo israeliano ha preso la decisione politica di seppellire i corpi di quattro Palestinesi uccisi senza aspettare che la Corte Suprema decidesse. L’attesa decisione della Corte Suprema prevederà comunque di includere questi quattro corpi, che il governo israeliano ha portato dall’obitorio al cimitero di numeri”, ha dichiarato Muhammad Mahmoud, avvocato del Comitato Palestinese per le Questioni dei Detenuti.

Mahmoud ha detto a Ma’an, dopo l’udienza della Corte Suprema di mercoledì, che il tribunale ha deciso una proroga per prendere una decisione sulla richiesta di rilascio delle salme di nove Palestinesi che sono morti mentre, presumibilmente o effettivamente, effettuavano attacchi.

L’appello riguarda le spoglie di Abd al-Hamid Abu SrourMuhammad TarayraMuhammad al-FaqihRami AwartaniMisbah Abu SbeihFadi al-Qunbar, Adel Ankoush, Baraa Ibrahim Saleh Taha, e Osama Ahmad Dahdouh trattenuto da Israele da tre a 17 mesi.

Durante l’udienza, a cui ha presenziato Ma’an, l‘accusa israeliana ha rivelato che Abd al-Hamid Abu Srour, Muhammad Tarayra, Muhammad al-Faqih e Rami Awartani sono già stati sepolti nei cimiteri – fosse comuni composte da spazi numerati e non numerati della maggioranza dei Palestinesi uccisi dalle forze israeliane negli ultimi 60 anni.

L’ avvocato del Centro per i Diritti Umani e Aiuto Legale di Gerusalemme, Muhammad Abu Sneina, ha dichiarato a Ma’an che l’annuncio non avrebbe inciso sul processo di appello e che il centro e il comitato dei detenuti continuano a chiedere il rilascio dei corpi dei Palestinesi uccisi alle loro famiglie.

L’appello è avvenuto dopo che il ministro della Sicurezza pubblica di Israele, Gilad Erdan, ha chiesto che i corpi fossero seppelliti nel cimitero dei numeri per essere usati come merce di scambio con Hamas per assicurare il ritorno dei soldati israeliani che si credono detenuti nella Striscia di Gaza.

Tuttavia, il giudice ha già deciso di respingere la richiesta di restituire i corpi alle famiglie e di seppellirli, invece, nel cimitero dei numeri.

Decine di Palestinesi del distretto di Betlemme nel sud della Cisgiordania occupata hanno protestato, martedì, chiedendo la restituzione delle spoglie dei loro cari, giungendo all’udienza giudiziaria anticipata.

Azhar Abu Srour (al centro), il cui figlio deceduto Abd al-Hamid Abu Srour è stato detenuto da Israele per quasi un anno e mezzo, ha invitato il pubblico a organizzare altre attività per chiedere di ridare i corpi palestinesi alle loro famiglie.

 

Il capo del Comitato Palestinese per le Questioni dei Prigionieri, Issa Qaraqe, ha definito la politica di Israele di sequestro delle salme palestinesi “crimine organizzato” commesso da Israele a livello ufficiale.

Ha detto che la politica è “vendicativa”, una forma di “punizione collettiva” e una “brutta violazione di tutte le leggi umane e internazionali”.

I leader palestinesi hanno anche espresso la loro mancanza di fiducia nella Corte Suprema di Israele per dare giustizia al caso. Qaraqe ha denunciato la magistratura come “ingiusta, parziale e nient’altro che uno strumento che serve le autorità razziste ed estremiste dell’occupazione”.

Il comitato ha affermato che Israele trattiene 249 corpi di Palestinesi uccisi, che sono stati sepolti nei cimiteri di numeri nel corso degli anni.

Oltre alla speranza di Israele di poter usare i corpi come merce di scambio, le autorità israeliane hanno anche sostenuto che la politica di trattenere le spoglie è un tentativo di evitare l’”incitamento” durante i funerali dei Palestinesi uccisi dalle forze israeliane nei territori occupati. Quando i corpi vengono restituiti, Israele impone condizioni severe per i funerali.

Addameer, gruppo per i diritti dei prigionieri palestinesi, e Adalah, gruppo israeliano per i diritti della minoranza, hanno condannato la pratica israeliana di trattenere i corpi come “una grave violazione del diritto umanitario internazionale e della legge internazionale per i diritti dell’uomo, tra cui violazioni del diritto alla dignità, alla libertà di culto, al diritto di praticare la cultura”.

Traduzione di Edy Meroli