Il Comitato della Chiesa Unita di Cristo chiede di non investire in Israele

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Imemc. Il Comitato della rete della United Church of Christ Palestine Israel, domenica ha invitato le dirigenze delle United Church of Christ, United Church of Christ Pension, United Church Funds, delle Conferenze e delle chiese locali, i membri di altre organizzazioni legate alle Unioni a disinvestire ogni fondo legato a compagnie che fanno profitti con l’occupazione israeliana dei Territori Palestinesi.

Il Comitato ha invitato la chiesa ed i suoi membri a studiare il documento Kairos Palestine e ad ascoltare il suo appello per la solidarietà con il popolo palestinese.

Questa è soltanto una delle tante risoluzioni promosse dai comitati regionali, compresa la Conferenza Atlantica Centrale, la Conferenza di New York e, ora, il Comitato del Pacifico Centrale, che saranno al centro del XXX Sinodo Generale della Chiesa Unita di Cristo, che si terrà nel 2015.

Nella sua risoluzione, il comitato ha citato le seguenti società, affermando che il ritiro degli investimenti non si dovrebbe limitare soltanto a Caterpillar Inc., Motorola Solutions, Hewlett Packard Development Company LP, G4S e Veolia Environment assieme alle loro controllate.

La risoluzione invita anche tutti gli enti della chiesa a boicottare i prodotti delle aziende israeliane nei territori palestinesi occupati, tra i quali (ma non limitate solo a questi), i prodotti della Ahava skin care, SodaStream e i datteri Hadiklaim, e chiama i componenti della chiesa ad unirsi al boicottaggio nelle loro comunità locali.

Questa non è la prima risoluzione adottata dai comitati della Chiesa Unita di Cristo e dai sinodi su questo argomento. La Chiesa Unita di Cristo è stata una delle prime chiese a rispondere alla chiamata della società civile palestinese nel 2005 per boicottare i prodotti israeliani, sebbene in quel momento la chiesa non chiedesse il ritiro degli investimenti dalle aziende israeliane correlate all’occupazione, ma la Chiesa Unita di Cristo aveva rivolto un invito ad investigare sulle politiche israeliane ed aveva criticato il muro in Cisgiordania chiedendo che venisse smantellato.

La nuova risoluzione, oltre a chiedere il ritiro degli investimenti, chiede anche, attraverso il collegio degli ufficiali della Chiesa Unita di Cristo e dei suoi membri, di fare richiesta al congresso perché svolga un’indagine per sapere se l’aiuto dei militari USA ad Israele violi le leggi statunitensi e, specificatamente, la legge sugli aiuti ai paesi stranieri e la legge sul controllo delle esportazioni delle armi statunitensi.

Se questa risoluzione della chiesa passasse nel suo complesso al sinodo del 2015, sarebbe la risoluzione più forte contro gli investimenti approvata da una comunità cristiana internazionale. La chiesa presbiteriana aveva votato a favore dei disinvestimenti all’inizio di quest’anno, ma era stata molto attenta a tenersi ben distante dal grande ed impegnativo movimento di boicottaggio-disinvestimento-sanzioni (BDS) contro l’occupazione militare israeliana per mezzo di pressioni economiche.

Maryn Goodson, membro del gruppo fondatore della Chiesa Unita di Cristo, che ha fatto leva per una fine non-violenta del conflitto, ha dichiarato al reporter Anthony Moujaes, che scrive per il sito web della Chiesa Unita di Cristo: “Quel che succede adesso è che noi continueremo ad informare ed educare sempre più persone attraverso varie conferenze sul conflitto israelo-palestinese e sulla necessità di un’azione più incisiva. Lavoreremo tenendo più conferenze su questo argomento, e con i delegati al sinodo generale per fare luce e rendere la gente più consapevole. La Chiesa Unita di Cristo è sempre stata in prima linea su questo argomento”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi