Il crollo ambientale di Gaza

Image for postMedium.com.Di Nancy Murray (*). La punizione collettiva imposta dal blocco israeliano, con il sostegno degli Stati Uniti, sta compromettendo il futuro dei bambini che costituiscono metà della popolazione di Gaza e mettendo in pericolo la vita di tutti i suoi residenti. Dobbiamo esigere che venga posto fine a questa situazione. (Da InvictaPalestina.org).

Mentre la diffusione della pandemia di Covid-19 mette alla prova le strutture del sistema sanitario della Striscia di Gaza assediata, un recente rapporto: “In attesa di risolvere l’inquinamento ambientale di Gaza causato dalla guerra”, e un nuovo video: “Gaza sull’orlo del baratro”, indicano che il virus, per quanto mortale, potrebbe non essere la più grande minaccia sanitaria a lungo termine per i residenti di Gaza.

Invece, quotidianamente, i bambini in particolare vengono danneggiati irreparabilmente da gravi fattori ambientali che non potranno essere affrontati fino a quando l’assedio israeliano, che dura da 14 anni, non cesserà.

Il rapporto, pubblicato nell’edizione del 14 settembre, della Rivista Internazionale di Ricerca Ambientale e Sanità Pubblica da un gruppo di ricercatori di Gaza, Qatar, Finlandia e Italia, analizza l’impatto su neonati, bambini piccoli e le loro madri della contaminazione da metalli pesanti causata dalle aggressioni militari israeliane nel 2008-2009, 2012 e 2014.

 Fare la guerra ad una prigione a “cielo aperto”.

Queste aggressioni con armi avanzate, in gran parte fornite dagli Stati Uniti, hanno ucciso migliaia di abitanti di Gaza (più di 700 dei quali bambini) e hanno provocato immani devastazioni su case, scuole, ospedali, luoghi di culto, edifici comunali, area industriale, terreni agricoli, e le infrastrutture vitali per l’acqua, le fognature e l’elettricità.

Gli attacchi militari hanno ripetutamente colpito un territorio fortemente indebolito dal blocco imposto da Israele nel 2007, a seguito delle elezioni legislative nel gennaio 2006 che Jimmy Carter ha monitorato e definito eque e trasparenti. Ma poiché Hamas ha vinto il maggior numero di seggi legislativi, Israele e gli Stati Uniti hanno rifiutato di accettare i risultati. Il fallimento di un tentativo di colpo di stato di Fatah, sostenuto dalla CIA nel 2007, ha portato alla conquista dell’intera Striscia di Gaza da parte di Hamas.

Dopodiché, Israele ha isolato Gaza dal mondo esterno e per molti mesi ha permesso che solo 12 tipologie di beni essenziali entrassero nella Striscia di Gaza, e in quantità appena sufficiente per mantenere in vita la popolazione. L’elettricità e il carburante sono stati severamente razionati mentre cemento, sapone, molte forniture mediche, acqua potabile e materie prime sono stati completamente bloccati, contemporaneamente Israele ha trasformato Gaza in un laboratorio per collaudare i suoi nuovi sistemi d’arma testando il limite di sopportazione degli abitanti.

L’assedio è in atto da allora, con il pieno sostegno degli Stati Uniti, poiché il governo Americano non solo rifornisce costantemente Israele di armi, ma mantiene una regola di “nessun contatto” con Hamas. E dopo ogni aggressione, la chiusura imposta da Israele è rimasta in vigore, bloccando l’importazione di materiali da costruzione essenziali in quella che è stata definita “la più grande prigione a cielo aperto del mondo”, costringendo le persone a vivere tra le macerie delle loro case.

Metalli pesanti nel suolo e nei capelli.

“Quando abbiamo pianificato l’analisi”, hanno scritto i ricercatori, “non eravamo consapevoli delle elevatissime quantità di metalli pesanti da residui bellici che si potevano rilevare nell’ambiente di Gaza, delle estreme difficoltà che il paese avrebbe dovuto affrontare al fine di rimuovere i detriti e del tempo che questi sarebbero rimasti presenti nell’aria, ma anche della grave crisi alimentare e occupazionale che ha seguito gli attacchi del 2014 e che persistono da allora”, in conseguenza del blocco israeliano.

Come hanno scoperto i ricercatori, la Striscia di Gaza era disseminata di residui bellici tossici dei bombardamenti, bombe e missili che hanno contaminato il suolo con una serie di metalli pesanti. Alcuni, come l’arsenico e il cadmio, sono cancerogeni; alcuni, compreso il piombo, sono dannosi per il cervello; e alcuni, come il mercurio e l’uranio, danneggiano lo sviluppo dei feti.

Il loro studio, condotto su un periodo di otto anni (dal 2011 al 2019), ha rilevato un aumento delle malformazioni congenite, dei neonati prematuri e gravemente sottopeso, e disturbi della crescita nei bambini piccoli. Campioni di capelli prelevati da madri, neonati e bambini hanno mostrato che la contaminazione persisteva da anni.

Scarichi fognari e mare inquinato.

Se a ciò si aggiunge l’inquinamento dell’acqua, la mancanza di depurazione degli scarichi fognari e la contaminazione generale dell’ambiente rappresentata nel video “Gaza sull’orlo del baratro”, è difficile immaginare che la Striscia di Gaza diventi di nuovo vivibile.

Poiché il blocco impedisce a Gaza di avere abbastanza elettricità o carburante per far funzionare gli impianti di trattamento delle acque reflue, circa 110.000 metri cubi di acque fognarie non depurate vengono scaricati in mare ogni giorno, minacciando la salute pubblica e la sostenibilità dell’ecosistema marino.

Secondo il RAND, Centro per la Politica Pubblica in Medio Oriente (Center for Middle East Public Policy), le malattie trasmesse dall’acqua rappresentano più di un quarto di tutte le malattie nella Striscia di Gaza. E soprattutto per il quadro a lungo termine, l’unica falda acquifera di Gaza, in cui si è infiltrata acqua marina contaminata, sta per essere danneggiata in modo irreversibile.

La punizione collettiva imposta dal blocco israeliano, con il sostegno degli Stati Uniti, sta compromettendo il futuro dei bambini che costituiscono metà della popolazione di Gaza e mettendo in pericolo la vita di tutti i suoi residenti. Dobbiamo esigere che venga posto fine a questa situazione.

(*) Nancy Murray.  ha insegnato e lavorato sulle questioni dei diritti umani in Kenya, Regno Unito e Medio oriente.

Traduzione per Invictapalestina.org di Beniamino Rocchetto.