Il governo Haniyah chiede al presidente Obama di visitare la Striscia di Gaza.

Gaza – Infopal. Yusef Rizqa, consigliere politico del primo ministro palestinese Ismail Haniyah, ha accolto con favore la visita del nuovo presidente americano Barack Obama in Medio Oriente.

Rizqa lo ha invitato, a nome del governo di Gaza, a visitare la Striscia, assicurandolo che Gaza è sicura e che lui potrà visitarla per vedere da vicino la sofferenza del popolo e i crimini commessi da Israele.

Tali dichiarazioni sono emerse durante una conferenza stampa organizzata ieri dall'Alta Commissione per rompere l'assedio nella sede dei ministeri devastata.

Nel suo intervento, Rizqa ha sottolineato quanto affermato da Obama sulla fine del conflitto in Palestina “è un interesse nazionale americano” ma ha aggiunto che l'interesse è “umanitario internazionale, perché Israele possiede una potenza nucleare e minaccia la stabilità del popolo palestinese e quella del mondo intero”.

Egli ha spiegato che “tutti gli atti di violenza perpetrati in diverse regioni del mondo arabo, islamico e internazionale, alcuni dei quali sono diretti contro gli Stati Uniti e contro gli interessi occidentali, sono alimentati dal conflitto israelo-palestinese, che si è prolungato per lungo tempo. L'odio arabo nei confronti degli Stati Uniti d'America è contro il governo e le sue posizioni e non verso il popolo americano che ha delle buone qualità e con cui si può convivere. E' possibile rimuovere quest'odio attraverso dei fatti, non delle parole”.

Rizqa ha aggiunto che la sofferenza del popolo palestinese dura da più di sessant'anni, nonostante le promesse di numerosi presidenti statunitensi – l'ultimo dei quali è Bush, che ha parlato della costituzione dei due stati, ma il cui mandato si è concluso senza realizzare quanto aveva promesso sia ai palestinesi sia alla nazione araba. Nella regione è invece aumentato l'estremismo e il radicalismo di Israele contro il popolo palestinese. Lo stato sionista sta persino sfidando la volontà americana.

Il Presidente Obama, ha evidenziato il consigliere di Haniyah, ha portato con sé molte questioni importanti da affrontare, tra cui il conflitto con l'Iran, con l'Afghanistan, i problemi economici e il conflitto arabo-israeliano, ma “il più importante è quello israelo-palestinese”.

Rizqa ha dunque chiesto a Obama di affrontare “la questione degli insediamenti israeliani e dell’ebraicità dello stato sionista, basata su presupposti razzisti”, e di esprimersi chiaramente sul Muro dell'apartheid e sulla proliferazione dei checkpoint che smembrano la Cisgiordania e distruggono il concetto americano e occidentale di “diritti umani”, deludono le aspirazioni del popolo palestinese ed arabo e tolgono la fiducia nei confronti dei governi Usa.

Egli ha poi riassunto le richieste del popolo palestinese: “atti pratici e chiari”, “diritto dei palestinesi a scegliere i propri rappresentanti”, riconoscimento della “resistenza palestinese come movimento di liberazione nazionale, come quello che ha liberato la Francia e altri paesi un tempo occupati, poiché la resistenza è prevista dal diritto internazionale in caso di occupazione”, “presa di posizione netta su quanto sta accadendo in Cisgiordania e sul colonialismo sionista” e “stato palestinese con Gerusalemme capitale”.

Rizqa ha sottolineato la necessità che l’amministrazione americana dimostri chiaramente di voler “proteggere il popolo palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza dalle aggressioni israeliane, previste e precedute da grandi manovre militari”, e ha aggiunto che Israele “minaccia la stabilità in Medio Oriente”.

Ha infine chiesto a Obama di “revocare l'embargo contro il popolo palestinese, che dura da anni, perché esso contrasta con le norme etiche, morali e democratiche, ed è fonte di crimini contro il popolo palestinese”.

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