“Il libero commercio, al confine tra l’Egitto e Gaza, dovrà affrontare delle sfide”

Gaza – Quds Press. L’istituzione di un’area di libero commercio al confine tra l’Egitto e la Striscia di Gaza è diventata una necessità urgente, soprattutto da quando l’Egitto ha iniziato a distruggere le gallerie che permettono il trasporto di materiali di prima necessità nella Striscia di Gaza. Tuttavia, l’attuazione di questa fase deve affrontare numerose sfide: l’occupazione e gli accordi economici e politici presi, nonché la divisione palestinese.

L’autorità dei territori palestinesi dipendente dal governo palestinese a Gaza, ha annunciato un ritardo nel selezionare e assegnare i terreni per la creazione di un’area per il libero commercio con l’Egitto, in seguito alla proposta dei funzionari di Gaza presentata alle autorità egiziane per istituire tale zona e contribuire allo smantellamento dell’assedio imposto a più di un milione e 800 mila cittadini di Gaza.

Gaza sono pronti

Il ministro dell’Economia di Gaza, ‘Ala ad- Din ar-Rafati, ha spiegato che il suo ministero ha assegnato 20 ettari per la creazione dell’area commerciale: 40 saranno dedicati agli scambi, mentre 16 saranno assegnati al mercato libero. Dal lato egiziano, dovrebbero essere destinati 80 ettari.

In un’intervista a Quds Press Rafati ha affermato che l’argomento è stato affrontato con la controparte egiziana, attraverso diversi comunicati: “Siamo in attesa dell’approvazione per firmare gli accordi e dare inizio a questo progetto vitale che contribuirà alla rottura del blocco economico su Gaza”.

Egli ha osservato che questa regione sarà il centro di attrazione per investimenti palestinesi e arabi, e darà la possibilità agli abitanti di Gaza di stabilire rapporti commerciali con i paesi del mondo, sulla base di interessi comuni.

È stato stabilito che la zona del libero commercio prevista avrà un chilometro in larghezza  e due di lunghezza, sul terreno demaniale a ovest del valico di Rafah.

Durante l’intervista, il ministro ha ribadito l’importanza della creazione della zona di libero mercato sia per lo scambio commerciale sia per far cessare la tensione al confine, scatenata dopo l’attacco nel Sinai, ai primi di agosto, che ha provocato la morte di 16 soldati egiziani.

Un’opportunità per il commercio legale

Il docente di scienze economiche e politiche all’Univerità di al-Azhar, a Gaza, il professor Rajab ha spiegato a Quds Press che le zone franche sono espressione di un mercato che permette di raccogliere  merci provenienti da determinati paesi e da tutte le altre aree con obiettivi di investimento.

Ha evidenziato che questi beni sono esenti da tasse doganali, ed entrambe le parti hanno il diritto di scambiarle all’interno del mercato.

E ha aggiunto: “Grazie a questo mercato avremo la possibilità di comprare le merci che vogliamo in modo legale, in alternativa alle gallerie e agli scambi non ufficiali attualmente esistenti”.

“Nel contesto attuale, questo mercato ci permette di fare a meno di Israele, ma non del tutto a causa delle nostre relazioni con l’Occidente. Ridurremo comunque la dipendenza dai valichi israeliani”.

Tante sfide

Rajab ha poi parlato delle tante sfide che il progetto deve affrontare, in primo luogo l’occupazione: “Israele non è interessato ad allentare la situazione economica di Gaza. Questo fatto deve essere preso in considerazione. Il lato economico è parte del conflitto, così cerca costantemente di indebolirci.

“Poi c’è il problema della divisione interna palestinese, più pericolosa del primo caso, che va affrontata”.

Idea fondamentale

Mohammed Miqdad, professore di economia e scienze politiche presso l’Università islamica di Gaza, non ritiene questo progetto applicabile, ma lo reputa “un’idea fondamentale.

“Gaza soffre del blocco economico, finanziario e politico, e della mancanza di porti e di passaggi sia marittimi che l’aerei. Questa idea è la soluzione al problema del blocco e un rimedio per il problema delle gallerie. Noi rigettiamo l’esistenza dei tunnel e crediamo che siano dannosi per l’economia nazionale.

“L’area di libero commercio è necessaria ed è una richiesta dei popoli palestinese e egiziano  nell’interesse economico di entrambi, affinché la Palestina sia indipendente economicamente rispetto a Israele e rientri nel contesto arabo, islamico e globale”.

Mekdad ritiene la divisione un ostacolo che si oppone alla realizzazione del progetto: “La divisione lede l’interesse nazionale palestinese nel suo insieme. I palestinesi devono tornare alla loro unità.

“E’ nell’interesse del popolo palestinese istituire una zona franca. Ci auguriamo che sorga al più presto e che gli egiziani abbiano la capacità e il coraggio sufficienti per prendere tale decisione”.

Commissioni specializzate

Ha sottolineato poi l’importanza di formare comitati tecnici per studiare le proposte nei dettagli e per concordare il modello di gestione, le tasse, la dogana, e per movimentare le merci tra Gaza e l’Egitto.

Ha evidenziato che delimitare un’area di 100 ettari per istituire l’area del libero commercio costituisce un punto di partenza sufficiente.

Annullamento della dipendenza dall’occupazione 

Egli ha sottolineato che vi è un reale interesse dei palestinesi e gli egiziani nella creazione di tale area, spiegando che “i territori palestinesi costituiscono il secondo mercato per i prodotti israeliani dopo gli Stati Uniti”

“Nella zona franca vi sarà la possibilità di spostare il commercio da Gaza e Israele a Gaza e l’Egitto, realizzando un interesse comune ai due paesi. Tutti sanno che la regione di el-Arish e del Sinai si è ripresa grazie al commercio dei tunnel, nonostante fosse disorganizzato, immaginiamoci se fosse ordinato e legale”.

Egli ha espresso la sua convinzione che “non c’è nulla che impedisca all’Egitto di instaurare un rapporto economico commerciale con i suoi vicini. La sovranità egiziana le permette di effettuare tali accordi: è un paese libero, indipendente, ai confini di Gaza”.

Traduzione per InfoPal a cura di Leila Muftah