Il ministro israeliano: 'Una Shoah per Gaza'.

Da www.ilmanifesto.it del 1° marzo 2008

Il ministro israeliano: «Una Shoah per Gaza»
Così il viceministro della difesa Vilnay minaccia i palestinesi.
L’esercito scalda i motori e intanto al largo del Libano arriva la Uss
Cole

Michele Giorgio

Gerusalemme

I carri armati israeliani entreranno al centro e al sud di Gaza e la
divideranno in tre parti. Poi blindati e truppe scelte rioccuperanno
una per volta Gaza city, Khan Yunis e Rafah, preoccupandosi di
eliminare le forze di Hamas e di abbattere l’esecutivo di Ismail
Haniyeh. È questo lo scenario che i palestinesi di Gaza si attendono
nei prossimi giorni, forse già nelle prossime ore.
Una previsione in linea con gli obiettivi dell’invasione descritti dai
giornali israeliani. Intanto l’establishment politico-militare dello
Stato ebraico «prepara il mondo» alla guerra, parlando della
inevitabilità di una «ampia operazione» volta a metter fine ai lanci
di razzi palestinesi.
Il viceministro della difesa Matan Vilnay, facendo una gaffe, ha
definito «shoah», quello che accadrà a Gaza, usando il termine col
quale viene definito l’olocausto degli ebrei operato dal nazismo. In
seguito un portavoce di Vilnay ha precisato che il ministro aveva
usato la parola nel senso letterale di «disastro» e spiegato che «non
intendeva alludere in alcun modo a un genocidio».
Una tregua è possibile subito – ieri anche l’ex ministro della
giustizia israeliano Yossi Beilin ha detto che il movimento islamico è
pronto a rispettarla – ma il governo di Ehud Olmert la esclude perché,
spiega la stampa locale, vuole fare piazza pulita degli islamisti. Più
precisamente intende eliminare la «minaccia strategica» rappresentata
dai razzi Grad (katiusha) di cui il braccio armato di Hamas sarebbe in
possesso, anche se ciò costerà la vita di centinaia, forse migliaia di
palestinesi di Gaza e di tanti soldati israeliani. In visita ad
Ashqelon, dove due giorni fa un’abitazione sarebbe stata centrata da
un Grad, il ministro della difesa Barak ha ribadito che l’operazione è
sul punto di scattare e a confermarlo indirettamente è stato il rinvio
della visita in Israele e nei Territori occupati del mediatore
egiziano Suleiman.
Un’atmosfera di mobilitazione si avvertiva perciò ieri tra gli
attivisti di Hamas a Gaza mentre continuavano i raid aerei israeliani
e le incursioni di terra che in tre giorni hanno fatto almeno 33 morti
(di cui otto bambini) tra i palestinesi e decine di feriti. Anche ieri
razzi artigianali Qassam sono caduti su Sderot – dove mercoledì
avevano ucciso uno studente israeliano – provocando il ferimento di
una donna e un forte spavento al leader dell’estrema destra Lieberman
in visita alla città.
Hamas da parte sua ripete che gli israeliani troveranno pane per i
loro denti se entreranno a Gaza. Ismail Haniyeh ieri, durante i
funerali delle ultime vittime, ha ribadito che i palestinesi non
temono l’invasione. «Gli israeliani non hanno forse tenuto sotto
occupazione militare la Striscia di Gaza per 38 anni? E cosa hanno
ottenuto? Non sono certo riusciti a spezzare la determinazione dei
palestinesi a lottare per la libertà», ha detto rivolgendosi a una
folla di migliaia di persone. Ha poi smentito con forza che i razzi
Qassam siano all’origine dell’escalation di questi giorni. «I lanci
erano terminati ma Israele ha destabilizzato la situazione uccidendo
mercoledì a Khan Yunes cinque nostri combattenti. I razzi sono un
pretesto» ha concluso.
Il movimento islamico ha anche puntato l’indice contro il presidente
dell’Anp Abu Mazen, secondo il quale al-Qaeda si sarebbe infiltrata a
Gaza proprio con l’aiuto di Hamas. «Sono questo genere di
dichiarazioni che coprono i raid aerei che stiamo subendo», ha detto
Haniyeh.
Ma l’invasione di Gaza forse è solo un tassello del mosaico di guerra
che si sta costruendo nella regione. L’arrivo al largo delle coste
libanesi dell’incrociatore Uss Cole è un avvertimento di Washington
alla Siria e ad Hezbollah e un’ulteriore conferma della preparazione
di un attacco americano, o israelo-americano, alle centrali nucleari
iraniane. Non occorre essere esperti di strategie militari per capire
che Israele, per affrontare la conseguente risposta missilistica
dell’Iran, ha bisogno di «normalizzare» il fronte nord (Hezbollah) e
quello sud (Hamas). Ciò spiega perché una guerra in Libano e la
rioccupazione di Gaza sono diventate «inevitabili». Ieri il kuwaitiano
as-Siyyasa, giornale antisiriano e vicino ai servizi segreti, ha
scritto che Israele durante il nuovo conflitto con Hezbollah colpirà
nella Bekaa per coinvolgere anche Damasco.

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