‘Il mio desiderio è di visitare Gaza’. Intervista di QudsPress a Khaled Mesha’al

Gaza – InfoPal. Khaled Mesha'al, capo dell'ufficio politico di Hamas a Damasco, ha espresso il personale desiderio di visitare la Striscia di Gaza e incontrare i fratelli palestinesi.

Commentando il post riconciliazione, Mesha'al ha affermato: “A differenza del regime di Hosni Mubarak, l'attuale governo egiziano ha dimostrato totale imparzialità tra Hamas e Fatah”.

Segue un'intervista rilasciata da Khaled Mesha'al all'agenzia palestinese “QudsPress”:

QudsPress: “Khaled Mesha'al, dopo la firma per la riconciliazione si parla di applicazione dell'accordo. Cosa si deve intendere per implementazione della ricoinciliazione?”

Khaled Mesha'al: “Siamo già in piena fase di implementazione della riconciliazione. Dalla carta al campo. I punti sui quali abbiamo trovato un'intesa con il presidente dell'Autorità palestinese (Anp), Mahmoud 'Abbas sono stati anzitutto tre: 1. la liberazione dei prigionieri politici. La campagna di arresti politici è considerata da tutti una pagina nera della storia palestinese ed è un aspetto al quale il popolo guarda con particolare apprensione, ponendo condizioni perché la riconciliazione sia credibile; 2. stabilire un calendario per la riforma dell'Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp); 3. formare un governo di unità nazionale, trovare un'intesa sulle sue nomine e giungere ad un'ammissione comune secondo la quale, in testa all'agenda, vi siano anzitutto la ricostruzione della Striscia di Gaza, l'apertura del valico di Rafah (al confine con l'Egitto) e, con quest'azione politica, scongiurare divisioni in futuro”.

QP: Esiste la possibilità che Hamas entri a far parte dell'Olp?

K. M.: “Ci sono ancora troppe fasi da percorrere e da concludere con successo. Nell'anno di transizione che intraprenderemo, saranno atti provvisori a regolare rapporti, politica e amministrazione di governo. Ci attendono: la formazione di un governo di unità che rispecchi il consenso popolare, la riforma dell'Olp (anche riconsiderando alcune formule dell'accordo del 2005 tra cui la sicurezza), elezioni presidenziali, legislative e del Consiglio nazionale (Cnp). Solo allora, quando saremo entrati un una nuova fase, potremmo affrontare il discorso 'Olp'.
Non dimentichiamo poi, che elezioni legislative significano inaugurare una stagione legislativa”.

QP: Come giudica il ruolo dell'Egitto svolto finora nel post riconciliazione?

K. M.: “L'Egitto si è riconfermato come Paese centrale nel mondo arabo e pertanto, dalla riconciliazione sotto la sua egida, ora puntiamo a sostenerne il ruolo regionale con il coinvolgimento di tutti i Paesi arabi che facciamo monitoraggio sul processo di riconciliazione e su eventuali violazioni all'accordo palestinese. A partire da ora, l'Egitto dovrà svolgere un delicato compito, ovvero quello di proteggere e allontanare eventuali tentativi di ingerenze dall'esterno, da parte sionista e statunitense anzitutto”.

QP: Commentando il momento della firma qualcuno vi aveva intravisto alcune tensioni con 'Abbas. E' stato così? 

K. M.: “Che in quel momento fossimo guardati dal nostro popolo e da altri osservatori ne eravamo consapevoli. Ciò che conta è che l'intesa raggiunta è stata voluta da tutti, nessuno escluso, dalla Cisgiordania alla Striscia di Gaza, ai Territori occupati nel '48 ai profughi della diaspora. Sulla scia del successo popolare egiziano, i palestinesi sono stati entusiasti della riconciliazione così mediata. Siamo pronti a pagare qualunque prezzo per il pieno successo della riconciliazione palestinese”.

QP: Di frequente, i palestinesi hanno commentato il conflitto con Israele da posizioni diverse e con l'adozione di linguaggi differenti: uno della resistenza e l'altro della politica dei negoziati.

K. M.: “Riconciliazione vuol dire porre fine a divisioni che si sono manifestate tramite varie espressioni: politiche, ma anche territoriali e psicologiche. La divisione ha coinciso con una spaccatura nelle istituzioni dei due governi. Le modalità con cui unificare l'Anp e l'Olp saranno il rimedio delle divisioni perché abbiamo stabilito di dare al popolo palestinese un unico punto di riferimento, una sola piattaforma politico-istituzionale e una sola agenda politica”.

QP: Hamas sta pensando di adottare una nuova politica, diversa dalla resistenza armata?

K. M.: “Hamas non ha mai escluso nessuna forma di resistenza e tutte le ha adottate. Nel discorso della riconciliazione Hamas è disposto a trovare una soluzione alla resistenza in armonia con gli intenti politici e di sicurezza nazionali, quindi di comune accordo con il resto delle espressioni politiche”.

QP: 'Abbas ha dichiarato di respingere la violenza, e lo ha ribadito anche in seno alla firma per la riconciliazione. Come commenta queste dichiarazioni?

K. M.: “Ci siamo accordati con Fatah per la formazione di un governo che svolga compiti di interesse nazionale e senza un programma politico. Provvisoriamente sarà l'Olp a detenere la leadership e, solo nella fase successiva, stabiliremo insieme i parametri politici. Questo sarà fatto conformemente alla rappresentanza complessiva del popolo palestinese che scaturirà dal processo elettorale”.

QP: Quindi lei ammette l'esistenza di nuove possibilità nella ricerca di una soluzione?

K. M.: “Certamente! A 20 anni dalla Conferenza di Madrid cosa è cambiato nell'atteggiamento, nella politica e nella tattica di Israele? Da allora, esso ha dimostrato di non volere alcun riconoscimento dello Stato palestinese. Di quali altre prove hanno bisogno palestinesi e arabi?
Quindi dico si alle nuove opportunità di una soluzione, ma a quanti pensano di imporre soluzioni personali, suggerisco di adoperarsi alla ricerca di strategie nuove nei propri rapporti con Israele, diverse da quelle adottate finora che hanno portato solo fallimenti”.

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