Il Pchr condanna le continue violazioni israeliane ai danni dei pescatori

Gaza – Pchr. Il Centro Palestinese per i Diritti Umani condanna le continue violazioni israeliane subite dai pescatori palestinesi nella Striscia di Gaza, ed esprime preoccupazione per l’escalation di queste aggressione.

La mattina di martedì 28 agosto 2012, due pescatori palestinesi sono stati arrestati e una barca da pesca è stata gravemente danneggiata in due diversi fatti accaduti nella parte settentrionale della Striscia di Gaza.

Secondo le indagini condotte dal Pchr, martedì 28 agosto 2012, alle 06:45 circa, le forze navali israeliane situate al largo della costa di Beit Lahiya, hanno arrestato due pescatori palestinesi che pescavano in mare, a circa 300 metri dalla riva di al-Waha Resort. Le forze navali israeliane hanno anche aperto il fuoco contro un peschereccio appartenente a Kamel al-Deeb Anqa (60), di Beit Lahiya nel nord della Striscia di Gaza, che stava navigando con il figlio Mahmoud (16). Al-Anqah ha dichiarato quanto segue ad un ricercatore del Pchr:

Martedì alle 05:00, sono andato a pescare con mio figlio Mahmoud. Alle 06:15, abbiamo raccolto le reti da pesca per tornare verso la riva. Alle 06:30, a quasi 300 metri al largo di al-Waha Resort, sono giunte due navi da guerra israeliane che hanno circondato il mio peschereccio. C’erano 5 soldati a bordo di ogni nave. Il soldato ha cominciato a sparare intensamente sopra le nostre teste. Uno dei soldati ha gridato verso di me di smettere. Il fuoco non cessava. Mio figlio ed io eravamo in preda al panico, così ci siamo fermati.

Una delle navi si è avvicinata alla nostra barca e uno dei soldati ci ha ordinato di toglierci i vestiti e di nuotare verso la nave israeliana. L’altra nave era dietro di noi. Abbiamo tolto i nostri vestiti e nuotato verso l’imbarcazione. I soldati ci hanno ammanettato e bendato. Ho visto un soldato lasciare la cannoniera e andare verso la mia barca. Ha attaccato una corda alla mia barca. Poi hanno navigato per più di due ore. Siamo stati trasferiti in un centro di sicurezza vicino alla riva. Siamo stati intervistati da un ufficiale, che ci ha fatto delle domande fino alle 10:30 circa. I soldati ci hanno dato dei vestiti da indossare e poi ci hanno accompagnati con una jeep in un luogo sconosciuto. Verso le 12:00, siamo arrivati in un posto. Era il valico di Erez. I soldati ci hanno tenuto in una stanza fino alle 14:00.

Ci hanno chiesto quali fossero i nostri nomi e del nostro lavoro nella pesca. Siamo stati rilasciati alle 15:30 circa. I soldati si sono rifiutati di restituirmi la barca e le attrezzature da pesca. Mio figlio Mahmoud ha risentito delle pessime condizioni psicologiche dovute alla pressione e al panico.

In un altro fatto svoltosi martedì 28 agosto 2012 alle 10:50, due navi da guerra israeliane hanno circondato 6 barche da pesca palestinesi che navigavano a quasi 400 metri dall’area di al-Sudaniya a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza. Rosa Schiano, un’attivista italiana che era al largo nella zona in cui è avvenuto il fatto, ha dichiarato di aver visto due cannoniere israeliane a pochi metri da sei pescherecci palestinesi. Vi erano circa 25 pescatori palestinesi a bordo di ciascuno. L’attivista italiana ha dichiarato di aver visto una delle navi da guerra israeliane aprire il fuoco contro una delle sei barche da pesca palestinesi. Schiano ha affermato che le navi da guerra israeliane hanno inseguito i pescherecci palestinesi per quasi 15 minuti, costringendo i pescatori palestinesi a fuggire e lasciare il mare.

Mohammed Mahmoud Hejazi al-Louh (21), che guidava uno dei sei pescherecci, che appartiene a Kamel Tawfiq Baker (52), ha dichiarato che due navi da guerra israeliane con diversi soldati sono apparsi all’improvviso e si sono avvicinati alla sua barca. C’erano altri tre pescatori sulla barca, con al-Louh. Le navi da guerra israeliane erano a pochi metri. Al-Louh ha detto che, mentre sparava nella parte anteriore della barca da pesca, un soldato, sopra una cannoniera, gli ha intimato di fermarsi, ma lui si è rifiutato. L’altra cannoniera circondava la barca da pesca di al-Louh.

Al-Louh ha riferito di aver girato la sua barca per fuggire, anche se era sotto il fuoco diretto, e che i pescatori a bordo sono miracolosamente sopravvissuti e sono riusciti ad abbandonare il mare. Ha aggiunto che è riuscito a fuggire, anche se le navi da guerra israeliane erano a soli 400 metri dalla riva, e che la sua barca è stata colpita da cinque proiettili in luoghi diversi. Anche le altre cinque barche da pesca sono riuscite a fuggire.

Va fatto notare che le forze israeliane hanno recentemente imposto maggiori restrizioni sul lavoro dei pescatori nella Striscia di Gaza. Dal 2000, ai pescatori è stato negato il diritto di navigazione e di pesca. Nel 2008, le forze israeliane hanno ridotto l’area di pesca da 20 miglia nautiche, istituito al tempo negli accordi sottoscritti tra palestinesi e Israele, a 6 miglia. Tuttavia, dal 2009, le forze israeliane hanno continuato a impedire ai pescatori di andare al di là delle tre miglia marine. Come risultato, ai pescatori viene impedito di raggiungere aree oltre quella distanza, dove i pesci sono abbondanti. A volte, le forze israeliane perseguitano i pescatori nella zona entro le tre miglia nautiche. Di conseguenza, essi hanno perso il 85% del loro reddito a causa della limitazione della zona di pesca.

Le recenti aggressioni israeliane hanno colpito oltre 50 famiglie, che hanno perso la loro fonte di reddito, compresi i pescatori che sono stati costretti a fuggire, i proprietari delle barche da pesca e dei commercianti di pesce. L’esercito israeliano non è tenuto a restituire la barca e gli strumenti da pesca confiscati, almeno non immediatamente. Ciò significa che il proprietario della barca e la sua famiglia ha perso la loro fonte di reddito, compromettendo 15 membri.

Alla luce di quanto sopra, il Pchr condanna il ripetersi delle violazioni commesse di recente dalle forze israeliane contro i pescatori palestinesi.

Il Pchr ritiene che tali violazioni siano commesse nel contesto di costante crescita delle politiche di punizione collettiva contro i civili, che ha come unico scopo che i civili non possano soddisfare i loro bisogni di sussistenza (ciò è vietato dal diritto internazionale umanitario).

Il Pchr chiede all’esercito israeliano di:

– interrompere immediatamente la politica di persecuzione e detenzione dei pescatori palestinesi, e permettere loro di navigare e pescare liberamente, e di restituire le barche da pesca e gli strumenti sequestrati.

– pagare un risarcimento alle vittime delle violazioni israeliane per i danni fisici e materiali causati ai pescatori e le loro proprietà.

–  restituire immediatamente le barche confiscate ai loro proprietari e compensarli per eventuali danni causati dal sequestro di queste imbarcazioni per un lungo periodo di tempo o qualsiasi altro danno che possano aver causato.

Traduzione per InfoPal a cura di Miranda Follador