Il PCHR si rivolge al comitato ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale

Il PCHR si rivolge al comitato ONU per l’eliminazione della discriminazione razziale e denuncia il comportamento israeliano nei confronti dei palestinesi con particolare riguardo al diritto alla giustizia.

Il Pchr ha partecipato all’80a riunione del Comitato Onu per l’eliminazione della discriminazione razziale tenutasi a Ginevra, in Svizzera.

Il Comitato avrà il compito di esaminare i rapporti forniti dagli stati membri alla luce degli obblighi derivanti dal Convenzione Internazionale sull’eliminazione della discriminazione.

Il rapporto su Israele è stato presentato il 15 e 16 febbraio. Davide Tundo, membro dell’Unità Internazionale del Pchr, ha partecipato in qualità di rappresentante. Ha inoltre preso parte a riunioni informali con i membri del Comitato, durante le quali ha ricordato l’ostinato rifiuto israeliano a mettere in pratica quanto stabilito dalla Convenzione, specialmente nei territori palestinesi occupati (oPt), sollecitando un intervento internazionale, sebbene il Comitato stesso avesse già inserito, nelle conclusioni redatte al termine della riunione ufficiale del 2007, una richiesta esplicita ad Israele affinché implementasse le misure previste dalla Convenzione.

Tundo ha sottolineato che le politiche perseguite da Israele nei territori occupati si basano su princìpi discriminatori che negano ai palestinesi il godimento del fondamentale diritto alla giustizia, in totale violazione degli obblighi assunti da Tel Aviv attraverso la sottoscrizione della Convenzione internazionale per l’eliminazione della discriminazione.

Attualmente, infatti, i palestinesi che compaiano di fronte alle corti israeliane non hanno alcuna possibilità di fruire di un accesso equilibrato alla giustizia o della protezione della legge su una base aliena da discriminazioni.
Il rapporto presentato al Comitato dal Pchr include esempi di discriminazione, quali il divieto di presentare ricorsi, o la proibizione a testimoni ed avvocati residenti nella Striscia di Gaza di accedere alle aule giudiziarie situate in Israele.

L’imposizione di aliquote assicurative estremamente elevate, che il Pchr ritiene parte di una strategia discriminatoria ben pianificata, rappresentano una barriera pressoché invalicabile per i palestinesi che intendano presentare richieste di risarcimento al ministero della Difesa israeliano.

Tali fattori hanno contribuito e continuano a contribuire alla negazione di un pieno accesso alla giustizia per i palestinesi, impedendo loro di intentare cause contro il ministero della Difesa israeliano per il risarcimento delle vittime delle gravi violazioni perpetrate da Tel Aviv, come quelle avvenute durante le operazioni militari svolte nella Striscia di Gaza tra il 27 dicembre ed il 18 gennaio.

Il Pchr ritiene che la negazione del diritto alla giustizia, così come di molti altri, avente luogo nel contesto della chiusura della Striscia di Gaza, possa essere considerata un vero e proprio crimine contro l’umanità, confermando quanto affermato dal “Fact-Finding Mission” delle Nazioni Unite.

Altri esempi di discriminazione, come il divieto ai palestinesi detenuti nelle carceri israeliane di ricevere visite o la non convinta opposizione del governo di Tel Aviv nei confronti delle violenze dei coloni in Cisgiordania, sono stati inclusi nel rapporto del Pchr e presentati al Comitato.

Il Pchr ha grande fiducia nel ruolo della legge nella difesa dei diritti umani. Ciò è particolarmente evidente nei territori palestinesi occupati, dove tali diritti possono essere calpestati proprio grazie alla dilagante impunità favorita dai fallaci sistemi giudiziari israeliano ed internazionale.
E’ quindi fondamentale che il trattato, nella prossima sezione di marzo, condanni con fermezza il comportamento discriminatorio di Israele.
Il rapporto del Pchr è disponibile al seguente indirizzo:
http://www.pchrgaza.org/files/2012/PCHR%20CERD%20Submission.pdf