Il piccolo profugo Ahmad, che chiama la mamma e vuole un’arma per giocare

IMG-20150425-WA0020Di Sulaiman Hijazi, da Catania. Questa creatura dolce si chiama Ahmad. Appena mi ha visto mi ha abbracciato. Oggi ero con 30 persone sopravvissute al mare:  siriani e palestinesi del campo di Yarmouk.
Il padre di Ahmad racconta: “Abbiamo lasciato la Siria distrutta, non abbiamo avuto altre possibilità che morire in Siria o rischiare e venire qui con molte probabilità di morire in mare. Siamo andati in Turchia clandestinamente, pagando 1500 dollari a persona per arrivare in Libia, dopo ci abbiamo messo quasi 4 giorni per arrivare in Libia e li è iniziata la vera sofferenza per noi. Praticamente i trafficanti libici armati anche pesantemente ci picchiavano e molte volte importunavano le donne toccandole. La cosa brutta è che prima di partire questi schiavisti ci hanno detto che saremmo andati in una barca di lusso, senza sofferenza, invece una volta che arrivi li ti accorgi che tutto è fasullo, ti mettono dentro una barca di legno piena di gente quindi rischi già dall’inizio di affondare e morire. Purtroppo è quello che è successo a tante persone che sono morte. Gli scafisti partecipano al viaggio per le prime due ore e dopo vengono prelevati da un’altra barca e ti dicono di arrangiarti e guidare da solo…il viaggio di solito è di 20 ore senza mangiare né dormire, quindi a volte la gente muore sulla barca e sei costretto a buttarli a mare…io per arrivare in Italia ho venduto casa mia e altri che stanno con me hanno venduto i loro negozi, altri ancora l’oro della moglie. Ho lasciato mia moglie lì sperando di riuscire a portarla qui nei prossimi mesi e ho portato Ahmad con me che non fa altro che chiedere di sua mamma”.

Ho preso Ahmad con me e sono andato in giro con lui, qui a Catania. Mi ha fatto commuovere davvero. Gli ho chiesto: cosa vuoi che ti compro? Mi ha risposto: “Voglio mia mamma e un’arma per giocare”. E’ una tristezza vedere un bambino così piccolo che pensa alle armi, ma Ahmad non è l’unico bimbo, qui. Ci sono tanti bambini come lui, purtroppo, che hanno storie drammatiche.

Ve le racconterò nei prossimi giorni…