Il quartier generale di al-Qaeda in Libia

L’imprevedibile paese, ancora instabile dopo gli attacchi di Bengasi e la serie di recenti bombardamenti, è diventato una calamita per i terroristi di Al Qaeda, decisa a seminare l’instabilità nella regione

Un’intervista esclusiva ad un alto funzionario dell’intelligence libica rivela che una delle conseguenze inaspettate dell’intervento francese nel Mali -diretto a reprimere la rivolta radicale islamica nel Paese africano, spingendo al al-Qaeda nel Maghreb a spostarsi a nord agli inizi di quest’anno- ha fatto della Libia la principale base del gruppo terroristico nella regione, aumentando l’instabilità di quello che è già un paese precario.

“la Libia è diventata il quartier generale del Qaeda nel Magreb”, ha affermato la fonte dell’intelligence, aggiungendo che solo nelle ultime settimane sono stati aperti tre nuovi campi di al-Qaeda nel sud della Libia.

Il rafforzamento della presenza del gruppo terroristico giunge nel momento in cui la Libia è reso instabile da una serie di minacce – o attacchi – contro obiettivo occidentali.

Il 23 aprile scorso, degli attentatori hanno cercato di attaccare il British Council a Tripoli, pochi minuti dopo che altri membri di una sospetta cellula di al-Qaeda hanno cercato di far esplodere un potente ordigno fuori dall’Ambasciata francese. L’attentato all’ambasciata ha ferito due gendarmi francesi – uno in modo grave– e colpito diverse persone del posto. L’attacco al British Council è fallito grazie alla incompetenza dei jihadisti.

La scorsa settimana, come già rivelato dall Daily Beast , il British Council, un’organizzazione culturale sostenuta dal governo, sotto l’egida del British foreign office( Ministero degli esteri), era tra gli obiettivi di al-Qaeda il 23 aprile, con la prima serie di attacchi contro le missioni straniere nella capitale, dopo il rovesciamento del colonnello Muammar Gheddafi. I libici e gli ufficiali della sicurezza stranieri temono che gli attacchi in questione avrebbero potuto dare l’inizio alla campagna jihadista nel paese.

Gli ufficiali britannici hanno rifiutato di confermare, o negare, l’attacco pianificato, limitandosi ad affermare che “in base alla nostra politica sulla sicurezza, tali questioni non possono essere commentate”.

Tuttavia, molti dettagli su quello che è accaduto fuori dal British Council sono stati divulgati dal Daily Beast, forniti da fonti locali che hanno chiesto di mantenere l’anonimato per ragioni di sicurezza. Hanno rivelato che l’attacco, di fatto, non era stato sventato grazie alla vigilanza dei servizi di sicurezza, bensì, esso è stato vanificato dall’attentatore, colto dal panico dopo aver parcheggiato la sua macchina, carica di esplosivo, talmente vicina ad una colonna da non poter aprire lo sportello.

Le fonti della sicurezza affermano che sarebbe stato il terrorista, cercando di uscire dal finestrino, a richiamare l’attenzione di una guardia, apparentemente ignara del pericolo, che si è precipitata per prestargli aiuto.

Confondendo l’offerta di aiuto con un segnale d’allarme, un complice in un vicino veicolo, si è messo in fuga e schiantandosi contro un’altra vettura parcheggiata, prima di scappare. Anche l’attentatore si è allontanato in auto, confermando l’ allarme lanciato, la scorsa settimana, dal The Daily Beast, circa i jiadhisti  che sono in cerca di colpire un obiettivo occidentale di alto profilo.

L’intera scena è stata ripresa dalle telecamere a circuito chiuso del  British Council, situato nel piccolo distretto residenziale di al-Andalous, a pochi isolati dall’ambasciata francese. Gli attacchi erano chiaramente coordinati in modo che le esplosioni del British Council avvenissero circa sei minuti dopo l’esplosione  dell’ambasciata.

Malgrado la fallita operazione fuori dal  British Council, gli ufficiali sella sicurezza stranieri e libici  affermano che il piano e la bomba  implicate nell’attacco avevano un alto potenziale. All’ambasciata, gli attentatori hanno parcheggiato la macchina il più vicino possibile al perimetro del muro, cosicché  ad esplosione avvenuta, i frammenti si sarebbero scagliati in tutte le direzioni. Lo stesso ordine era stato dato all’attentato al British Council.

Nonostante l’Occidente abbia tenuto la bocca chiusa sulla minaccia posta dai jihadisti, il presidente del Chad, Idriss Déby, lamentava, la scorsa settimana, che la Libia non stava facendo abbastanza per prevenire che questi combattenti usassero la Libia come campo di addestramento per le nuove reclute, indebolendo la sicurezza della regione. Il governo libico ha respinto tale accusa, affermando che non c’è alcun afflusso di jihadisti provenienti dal Mali.

Scontentate le milizie in combutta con la Fratellanza musulmana, la scorsa settimana applicarono un blocco tenuto al governo assediando i ministeri principali in un tentativo di forzare l’approvazione di una misura che è, probabilmente, per il crollo delle milizie della Fratellanza musulmana del governo di Ali Zeidan, facendo sprofondare la Libia in un maggior tumulto politico e indebolendo la capacità di combattere i jihadisti.

Le misure passate il  6 maggio radiano gli ufficiali che lavorarono per il regime di Gheddafi dal pubblico ufficio. Molti del consiglio sono stati costretti ad andare via.

Dopo l’assalto, avvenuto lo scorso settembre al Consolato U.S. a Bengasi, nel quale persero la vita l’ambasciatore  Christopher Stevens e altri tre americani, il gruppo jihadista libico si è riorganizzato con più componenti provenienti dal diretto controllo dell’AQIM. Una fonte dell’intelligence libica li paragona ad uno sciame di api con una nuova ape regina.

Secondo questa fonte, l’ AQIM non ordinò o tramò direttamente l’assalto al Consolato ma fu coinvolta nella decisione dell’attacco,che non fu preso da un singolo organizzatore, ma da capobanda della commissione jihadista libica ed egiziana. “La cellula radicale in diverse milizie rivoluzionarie di Bengasi era coinvolta nella decisione ,” egli afferma, includendo i membri della Brigata 17 febbraio, la milizia che aveva determinate guardie per proteggere il consolato.

Lui sostiene che i  capi della milizia più frequentemente accusati dell’attacco, Ansar al-Sharia, non erano coinvolti nell’assalto, sebbene fossero radicali subordinati. Altri combattenti provenivano dalla Brigata di Omar Mukhtar, la Abu Salem Martyrs Brigade, e la Rafala Sahati brigade. Tre membri algerini dell’ AQIM erano presenti all’assalto al consolato e per il successivo attacco vicino all’area della CIA, dove il personale del consolato scappò. “Ora stanno combattendo in Siria,” dice.

Alcuni ufficiali libici credono che ci sia stato un doppio fallimento dell’intelligence nel condurre l’attacco al consolato — sia la CIA che i  jihadisti equivocarono le intenzioni e le operazioni dell’altro interpretando male il macabro “linguaggio dello spionaggio e del terrorismo.”

Nelle settimane precedenti l’assalto, ci furono numerosi attacchi ai precedenti ufficiali della sicurezza e intelligence a Bengasi.Alcune uccisioni furono pareggiamenti di conti che un irriducibile nucleo di rivoluzionari portò avanti per vendicare l’era oppressiva di Gheddafi. Inoltre si colpì la folla pensando fosse una messa in scena degli informatori per le spie americane poste alla sede Cia di Bengasi. Ma molte delle persone uccise non erano, di fatto, informatori e gli americani non realizzarono che i jihadisti di Bengasi avevano la sede sotto i loro occhi.

Da quando Zeidan è arrivato nella sede, lo scorso anno e dal blocco del parlamento, non ci sono stati significativi aggiornamenti sul progresso delle inchiesta libica sta facendo nella morte di Stevens.

Traduzione di Rita Bastone