Il ragazzino ucciso da un cecchino israeliano non era “una minaccia” per i soldati

Betlemme – Ma’an. Le autorità israeliane non hanno fornito alcuna prova che l’adolescente palestinese, colpito mortalmente alla schiena nel mese di dicembre dalle forze israeliane fosse “una minaccia per la vita e che ciò potesse giustificare una tale uccisione”, ha dichiarato domenica Human Rights Watch.

Wajih Wajdi al-Ramahi, 15 anni, è stato raggiunto alla schiena da proiettili sparati da un cecchino israeliano di fronte alla sua scuola, il 7 dicembre, nel campo profughi di al-Jalazun, vicino a Ramallah.

La gente del posto aveva riferito a Ma’an che la zona dove è stato ucciso al-Ramahi non è stata teatro di scontri o di altri incidenti con lancio di pietre che potrebbero aver provocato l’uccisione.

HRW ha affermato che alcuni giovani palestinesi stavano lanciando pietre contro i soldati israeliani, che tuttavia erano a più di 200 metri di distanza e non a rischio di essere colpiti.

“Per due volte, quest’anno, i soldati israeliani nascosti vicino alle scuole per compiere arresti, hanno ucciso i bambini che non rappresentavano alcuna minaccia apparente”, ha detto Joe Stork, vice direttore per il Medio Oriente e Nord Africa di Human Rights Watch.

“Se il passato è una guida, le famiglie di questi ragazzi possono attendersi un processo lungo, opaco e senza frutti, che non ha colpevoli per spiegare o fornire giustizia”.

Nel gennaio 2013, le forze israeliane hanno colpito e ucciso un adolescente palestinese durante gli scontri a Budrus, vicino a Ramallah.

Samir Ahmad Abdul-Rahim, 17 anni, ha riportato quattro ferite da proiettili alla testa, al torace e alla gamba, ed è morto poco dopo l’arrivo al Palestine Medical Complex di Ramallah.

L’esercito israeliano ha dichiarato che  sta indagando su entrambi gli incidenti, ma, dal 2000 ad oggi, Israele ha accusato solo 16 ufficiali della sicurezza per aver ucciso “illegalmente” dei Palestinesi, e di questi solo sei sono stati effettivamente condannati. La condanna più lunga inflitta è stata di sette mesi, secondo il gruppo per i diritti umani, Yesh Din.

Israele ha ucciso 27 Palestinesi nella Cisgiordania occupata nel 2013, facendone così l’anno più sanguinoso dal 2008.

Per contro, nel 2012 le forze di sicurezza israeliane hanno ucciso otto Palestinesi in Cisgiordania e 246 nella Striscia di Gaza, di cui almeno 167 nella guerra di novembre contro l’enclave costiera.

Traduzione di Edy Meroli