Il Sinai sotto assedio militare in vista di manifestazioni

Il Cairo. Nella giornata di oggi, venerdì 19 luglio, l’esercito egiziano è in allerta nel Sinai e in tutto l’Egitto in vista di manifestazioni di sostenitori del deposto presidente Mohammed Mursi. Lo riferiscono AFP/Ma’an e Masry Al-Yowm, riportando la notizia da fonti della sicurezza.

Le forze armate hanno installato checkpoint in tutte le entrate e le uscite del Sinai per prevenire “l’ingresso al Cairo di qualsiasi sospetto militante”.

Al Cairo, l’esercito garantirà la sicurezza degli edifici dell’Assemblea del Popolo, del Consiglio della Shura, del ministero degli Interni e della Guardia Repubblicana, ed elicotteri militari monitoreranno la città.

Rinforzi sono stati dislocati nel Sinai, dove giovedì dei militanti hanno ucciso un poliziotto.

La Fratellanza Musulmana e gruppi anti-Mursi hanno convocato manifestazioni per oggi.

Il presidente egiziano ad interim Adly Mansour giovedì ha promesso di dare battaglia sulla sicurezza, “fino alla fine”.

Il presidente Mursi è imprigionato in una località segreta da quando un golpe militare lo ha deposto, il 3 luglio scorso.

Dirigenti della FM hanno dichiarato a AFP di aver chiesto alla responsabile degli Esteri dell’Unione Europea, Catherine Ashton, in visita al Cairo mercoledì, il re-insediamento di Mursi.

“E’ impossibile impegnarsi in un processo politico sotto un regime militare”, ha riferito alla Ashton un dirigente della Fratellanza, Amr Darrag.

“La protesta nelle strade sta aumentando – ha dichiarato Darrag -. I militari continueranno a fare errori e certametne sempre più gente passerà dalla nostra parte”.

La FM ha detto che, se reinsediato, Mursi convocherebbe elezioni anticipate, ma il governo ad interim ha liquidato la proposta come “irreale”.

Mansour ha decretato un calendario per le elezioni parlamentari, da tenersi all’inizio del prossimo anno, e possibili elezioni presidenziali per maggio.

Nel frattempo, il governo ad interim ha prestato giuramento giovedì.

Dopo il golpe, il governo ha ricevuto dagli Stati del Golfo Arabico 12 miliardi di dollari come promessa per un sostegno alla situazione di emergenza.