Inaugurazione dell’ambasciata americana a Gerusalemme in un clima teso

Gerusalemme – PIC. L’ambasciata degli Stati Uniti ha aperto le sue porte a Gerusalemme, in seguito alla decisione del presidente americano Donald Trump, in un contesto di misure di sicurezza elevate per contrastare le manifestazioni palestinesi.

Secondo i media ebraici, più di 2000 agenti di sicurezza hanno assistito alla cerimonia di apertura in presenza di una delegazione americana di alto livello composta da 300 persone e diretta dal vice-ministro degli Affari esteri e dalla figlia del presidente americano Ivanka Trump e suo marito Jared Kushner, consigliere speciale di Trump, parallelamente alle contestazioni palestinesi in aumento.

Lunedì 14 maggio, il giornale Maariv aveva annunciato che “i primi dati della sicurezza si riferiscono al raduno di centinaia di migliaia di Gazawi alla barriera di sicurezza tra Israele e la Striscia di Gaza e al tentativo di oltrepassare la barriera”.

“30 degli 86 ambasciatori stranieri invitati a partecipare alla cerimonia hanno annunciato il loro accordo, tra cui l’ambasciatore della Romania, dell’Ungheria, dell’Austria e della Repubblica Ceca, i cui governi erano all’origine dell’iniziativa francese lanciata, venerdì, in nome dell’Unione Europea contro la decisione americana”.

54 degli 86 ambasciatori stranieri in Israele hanno boicottato la celebrazione degli Affari esteri, domenica sera, a Gerusalemme alla vigilia del trasferimento dell’ambasciata di Washington nella città occupata.

Secondo Haaretz, la maggior parte degli stati membri dell’UE non hanno preso parte alla celebrazione, poiché hanno una linea politica contraria.

Gli ambasciatori di Russia, Egitto, India, Giappone e Messico erano assenti. Secondo il giornale, 32 ambasciatori hanno partecipato, tra cui 4 Paesi dell’Unione Europea: Austria, Ungheria, Romania e Repubblica Ceca e 5 Paesi europei non membri dell’Unione: Albania, Macedonia, Serbia, Ucraina e Georgia.

Tra gli ambasciatori dei Paesi africani, invece ve ne erano 12: Angola, Cameroun, Repubblica democratica del Congo, la Repubblica del Congo, la Costa d’Avorio, il Kenya, il Sud Sudan, la Tanzania, l’Etiopia, la Nigeria, il Zambia e il Rwanda.

Per l’America centrale, hanno partecipato gli ambasciatori di 5 Stati: Repubblica dominicana, El Salvador, Guatemala, Panama e Honduras. Per il continente sudamericano, vi erano solo il Paraguay e il Perù. Inoltre, erano presenti Myanmar, Filippine, Thailandia e Vietnam.

Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi