Intervista a Di Stefano, M5S: “Stop a qualsiasi accordo con Israele finché non rispetterà le risoluzioni ONU”

Manlio Di Stefano

L’agenzia InfoPal ha intervistato l’on. Manlio Di Stefano, deputato del M5S, sull’attuale situazione in Palestina.

A cura di Angela Lano.

InfoPal. On. Di Stefano, il suo movimento ha in più occasioni ribadito l’interesse per la situazione in Palestina, dimostrando una linea politica piuttosto diversa da altri partiti italiani, molto vicini, invece, a Israele. Ce ne vuole spiegare le ragioni? 

M.D.S. Il M5S è un movimento politico nato dall’attivismo civile, senza capi e padroni e, soprattutto, senza potentati alle spalle. Non abbiamo nessuno cui rendere conto se non il popolo italiano quindi siamo liberi, a differenza degli altri partiti, di centrare la nostra attività parlamentare sui diritti umani e sul diritto internazionale. La nostra battaglia non è quindi per la Palestina ma, in modo più ampio, per i più deboli e gli oppressi. Israele da 100 anni viola ogni sorta di diritto quindi noi orientiamo la nostra azione al ripristino dello stato di diritto.

I. I suoi interventi a difesa dei diritti palestinesi sono stati accolti con molto entusiasmo dalla comunità dei Palestinesi in Italia e da tutti coloro che, da anni, lavorano nell’ambito dei diritti del popolo palestinese. Non teme rappresaglie?

M.D.S. Dal mio primo intervento, che risale ormai a oltre un anno fa, ho subito ogni sorta di pressione fino ad arrivare a minacce di morte, credo però che il mio ruolo m’imponga di mantenere la schiena dritta e metterci del mio, costi quel che costi, in difesa dei miei e nostri ideali.

I. A tre mesi dalla fine dell’operazione militare israeliana contro la Striscia di Gaza, che ha prodotto morte e distruzione, la situazione in quella regione è ancora drammatica e la ricostruzione non è permessa, a causa della chiusura dei valichi da parte di Egitto e Israele. La popolazione vive nelle tende, sotto la pioggia. Cosa deve e può fare la “comunità internazionale”? E l’Italia?

M.D.S. “Margine di protezione” è stata un’operazione criminale che, purtroppo, non si può definire senza precedenti. La ricorsiva devastazione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano è un dramma che va evitato non con la denuncia puntuale quando avviene, bensì con la pressione diplomatica e, perché no, con un embargo economico e militare a Israele, finché questo stato non accetterà le più elementari logiche democratiche internazionali. In sintesi, stop a qualsiasi accordo con Israele finché questo non rispetterà le risoluzioni ONU.

I. Gerusalemme e Cisgiordania stanno assistendo a un’escalation di violenze e di ingiustizie e qualsiasi soluzione politica pacifica sembra lontana. Che prospettive ci sono, secondo lei? Cosa può fare l’Italia?

M.D.S. Finché la comunità internazionale non agirà concretamente contro le politiche israeliane non cambierà mai nulla perché il piano di Israele è determinato da 100 anni di storia e non prevede mutazioni spontanee. L’Italia, essendo la Mogherini al vertice della politica estera europea, potrebbe ricoprire un ruolo fondamentale ad esempio accogliendo la mozione del M5S per il riconoscimento dello Stato di Palestina.

I. L’attenzione del mondo è concentrata sulle barbare gesta dell’IS/ISIS in Siria e Iraq. Quale pensa sia il ruolo di questo gruppo terrorista?

M.D.S. L’IS nasce da duemila anni di storia (quest’affermazione meriterebbe ore di dibattito sul rapporto oriente/occidente), ma la sua capacità economica è ben più recente e si colloca direttamente tra USA, Arabia Saudita, Qatar e Turchia in chiave anti-Assad e pro-Israele. La creazione del Califfato è un progetto che va combattuto, sì, ma, una volta tanto, agendo sulle cause e sulla benzina che lo alimenta, ovvero tracciando e interrompendo ogni forma di finanziamento ai guerriglieri.