Intervista a Hasan Khrayshe, vice-presidente del CLP.

Bruxelles – 14 maggio

"Dobbiamo aiutare la nostra gente a tornare in Palestina. Dobbiamo ottenere il riconoscimento dei nostri diritti, compreso quello di avere Gerusalemme come capitale del nostro Stato". Con queste dichiarazioni Hasan Khrayshe, vice-presidente del Consiglio legislativo palestinese, ha aperto i lavori della III Conferenza internazionale dei Parlamentari per la Palestina, dal titolo "60 anni di Nakba, 60 anni di resistenza", riunitasi dal 13 al 15 maggio a Bruxelles, in Belgio.

"Gli Usa e Israele – ha proseguito Khrayshe – vogliono creare un nuovo Medio Oriente dominato dall’anarchia e dal caos. Si tratta di progetti sospetti, che non riconoscono il diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno in patria e il nostro Stato con Gerusalemme capitale. Chiediamo a tutti i membri del Parlamento Europeo di sostenere la nostra lotta di liberazione e di aiutarci a realizzare i nostri sogni. Resistere all’occupazione israeliana è la nostra priorità".

Nel corso della Conferenza abbiamo rivolto alcune domande all’on. Khrayshe.

Quali sono le strategie in corso per contrastare l’occupazione israeliana?

"Con i negoziati di pace stiamo tentando da 15 anni inutilmente di veder rispettati i nostri diritti. Ora, la cosa importante è ricucire l’unità nazionale palestinese, e la divisione tra Hamas e Fatah. Ciò ci permetterà di pensare e pianificare una strategia comune, vincente. E’ necessario il dialogo interno tra Hamas e Fatah. Si deve riprendere in mano il Documento dei Prigionieri, diramato due anni fa, e ripartire da lì".

Ma come pensate di costringere i due movimenti a dialogare?

"Con la pressione popolare. La gente è stufa di questa situazione di divisione, e loro lo sanno. Rischiano di perdere l’appoggio della popolazione. Hamas e Fatah da soli non costituiscono la maggioranza del nostro popolo. Organizzeremo manifestazioni per dire ai due contendenti che non ne possiamo più dei loro conflitti. Il passo successivo sarà quello di trovare strategie comuni tra i due blocchi. Ma prima, devono smettere di lanciarsi accuse reciproche attraverso i media, devono liberare i rispettivi prigionieri e avviare un periodo di transizione con un governo provvisorio guidato da chiunque sia ben accetto da entrambi, fino a nuove elezioni. Va ripristinata al più presto l’unità tra Cisgiordania e Striscia di Gaza. Questa è la proposta lanciata dalla ‘Campagna popolare per l’unità nazionale’, da me presiduta, e presentata sia al governo di Gaza sia a quello di Ramallah. Se non accetteranno, li screditeremo pubblicamente".

Una volta raggiunta nuovamente l’unità nazionale, che soluzioni prevedete con Israele?

"Finora si è parlato di ‘soluzione a due Stati’, ma è giunto il momento di discutere di quella a ‘Stato unico, binazionale, democratico e multireligioso’. Il progetto ‘due Stati’ è fallito: la Cisgiordania è spezzettata in tanti banthustan, divisi dal Muro e dai checkpoint, le colonie israeliane sono dovunque. Non è più possibile parlare di Stato palestinese nei T.O. L’Autorità nazionale palestinese era stata creata come autorità di transizione in vista della creazione di uno Stato palestinese, ma ora che non esiste quasi più terra palestinese su cui edificarlo, anche l’Anp va rivista".

I politici israeliani non accetteranno mai questa opzione…

"Sappiamo che non l’accetteranno, ma essa può essere appoggiata dalla comunità internazionale, che può esercitare pressioni. La Road Map, che va per la maggiore nel governo Usa e in Europa, è fallimentare e impopolare: era nata come base per distruggere la resistenza palestinese all’occupazione israeliana. Ma non è riuscita a raggiungere l’obiettivo, perché Israele ha continuato ad aggredire e massacrare i palestinesi, che sono quindi costretti a difendersi e a resistere come possono. In Palestina non è possibile rinunciare alla resistenza".

L’Anp dominata da Fatah sembra pensarla in altro modo, visti gli arresti quotidiani di combattenti palestinesi in Cisgiordania e gli stretti legami con Usa e Israele…

"Sì, ma l’Anp non è il popolo palestinese e non rappresenta tutto il movimento di Fatah. Fatah e l’Anp non sono la stessa cosa".

Angela Lano

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