L’Intervista: “La Palestina vincerà contro l’ingiustizia. La storia dei popoli oppressi ce lo insegna”

La redazione di InfoPal ha intervistato Davood Abbasi, giornalista e ex direttore di Radio Irib, sulla drammatica situazione in Palestina.
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A cura di Angela Lano
Infopal. La situazione a Gerusalemme sta esplodendo: ormai da diversi mesi, le forze israeliane uccidono, feriscono e arrestano i Palestinesi. I luoghi sacri musulmani e cristiani sono quotidianamente violati da soldati e coloni.
Qual è la sua analisi e che futuro prossimo prevede per la Città Santa?
 
Davood Abbasi. Credo che in casi complessi come quello del Medioriente, la migliore opzione sia quella di fare riferimento alla storia umana.
In essa troviamo tanti esempi che possono essere ritenuti simili all’attuale situazione in Palestina.
Posso pensare alle vicende bibliche (ed altresì coraniche) dello stesso popolo di Israele, perseguitato dal Faraone d’Egitto durante il periodo di Mosè o reso schiavo e deportato a Babilonia nel sesto secolo avanti Cristo.
Penso ai cristiani che inizialmente vennero perseguitati dai romani; penso ai primi musulmani che venivano uccisi e torturati dagli idolatri della Mecca nel settimo secolo.
Per arrivare ai giorni nostri mi ricordo l’esempio del Sudafrica dell’Apartheid o dell’India sotto il dominio coloniale britannico.
Il comune denominatore di tutti questi esempi è che la forza dominatrice discriminava un altro popolo per questione di intolleranza religiosa o per questione di razzismo.
In tutti questi casi l’etnia perseguitata non solo ha raggiunto la libertà ma ad un certo punto ha avuto anche il sopravvento sui propri dominatori.
Forse l’unica eccezione a questa regola è quella degli autoctoni del continente americano.
Essendo un intellettuale musulmano non posso distaccarmi dall’ideologia e dalla visione del mondo islamica (un pesce non può uscire dall’acqua e vedere il mondo da fuori); pensando al Corano ricordo i tanti versetti che parlano del fatto che “la terra verrà ereditata dagli oppressi” e che “Dio non ha mai voluto la supremazia degli infedeli sui credenti”.
O ancora vi sono molti detti del profeta Mohammad (la pace sia con lui) che ricordano che un governo può persistere se governato da infedeli, ma non se viene governato da tiranni ed ingiusti.
Tutto questo mi lascia pensare che il regime di Israele, con i connotati e l’operato odierno, sia un qualcosa di instabile ed in una fase di inesorabile declino.
Tra l’altro anche l’aumento della popolazione palestinese e la riduzione parallela di quella israeliana lascia pensare che in futuro Israele non possa condurre l’attuale politica sanguinaria.
In più bisogna anche dire che è una follia il pensiero di poter isolare all’infinito i Palestinesi. Prima o poi, come è avvenuto in Libano dal 1982 a questa parte, i palestinesi sapranno armarsi degnamente e per Israele non sarà tanto facile aggredirli.
Già nel conflitto dell’estate scorsa a Gaza abbiamo assistito ad una capacità missilistica mai vista da parte di Hamas, e naturalmente anche una coraggiosa capacità di difendere i territori della Striscia ad opera dei combattenti.
L’altro elemento da esaminare sono i cambiamenti degli equilibri geopolitici a livello mondiale. Se oggi gli Stati Uniti sono l’unica superpotenza, non è detto che tra dieci anni lo siano ancora.
L’ultimo elemento che voglio esaminare darà una risposta precisa alla sua domanda, ovvero sul futuro prossimo del Medioriente.
I Palestinesi, dopo decenni di lotta gloriosa, hanno accettato gli accordi di Oslo, ma da allora non hanno ottenuto nulla da Israele. Ciò ha poco alla volta insegnato ai palestinesi che Tel Aviv non comprende il linguaggio del negoziato e che l’unica via per indurre Israele a fare passi indietro è, purtroppo, l’uso della forza. D’altro canto la situazione in Palestina è così drammatica, Gaza ne è un esempio, che ai Palestinesi non è rimasta altra opzione se non quella di combattere.
Credo pertanto che nel futuro prossimo osserveremo una lotta armata senza precedenti dei palestinesi contro Israele.
L’ultima cosa è considerare anche il ruolo dei paesi islamici.
Senza tanti giri di parole, ci sono i paesi traditori della Palestina, vedi Arabia Saudita o Egitto, e ci sono i paesi sostenitori della Palestina, tra cui il mio, l’Iran.
 
I. Gaza è distrutta e sotto assedio totale israelo-egiziano. Non entra nulla e la gente vive sotto la pioggia, nonostante le promesse dei donatori arabo-internazionali di far arrivare miliardi per la ricostruzione.
Quali sono le prospettive?
 
D. A. Quando la situazione a Gaza è così drammatica che la gente sa che nel caso del proseguimento delle condizioni attuali, è condannata a morire, credo proprio che deciderà di combattere, tanto nel peggiore dei casi morirà lo stesso; ma se combatte è anche possibile che possa liberare la propria gente e regalare un futuro migliore ai propri cari. Credo che gli aiuti internazionali non arriveranno mai. L’Egitto non apre nemmeno il valico di Rafah per far passare gli aiuti altrui. L’Arabia Saudita è quasi ufficialmente un alleato di Israele; la Turchia è un membro della Nato ed ormai non riesce ad ingannare nessuno con le prese di posizione contro Israele. 
 
I. Perché il mondo tace di fronte alla sofferenza del popolo palestinese?
Cosa sta facendo il mondo islamico per aiutare la Palestina?
 
D. A. Il mondo islamico deve intanto ritrovarsi. L’Oci non è mai stata un’organizzazione potente ed influente. Lo stesso vale per la Lega Araba, il Consiglio per la Cooperazione del Golfo Persico e tutti gli altri gruppi formati da nazioni islamiche. Ciò è dovuto alla presenza, in tutti, di nazioni alleate degli Stati Uniti.
Senza voler dare giudizi di parte, credo che sia internazionalmente riconosciuto il fatto che intorno all’Iran si sia formato un primo timido fronte islamico che ha il suo centro proprio nel Paese, una potenza regionale e che poi ha la sua base principale in Siria, in parte in Iraq ed in Libano e forse, in futuro in nazioni come Bahrain e Yemen.
Credo che quella parte del mondo islamico che non tradisce la propria identità, stia già cercando di aiutare i palestinesi attraverso vie ufficiali e non.
Il resto del mondo islamico, a quanto pare, non è in grado di farlo semplicemente perché non ha governi che rispecchiano il volere popolare di opporsi all’ingiustizia sionista.
Per quanto riguarda il resto del mondo, pretendere che la politica internazionale o le stesse Nazioni Unite, agiscano sulla base della “giustizia”, è davvero una grande illusione.
Cuba è stata vittima per oltre mezzo secolo di sanzioni senza alcuna colpa! L’Iran è colpito da sanzioni per 35 anni senza un motivo! Ora anche la Russia verrà colpita da sanzioni.
In Vietnam sono morte centinaia di migliaia di persone ed ancora oggi non si sa perché.
Purtroppo le vicende dei nostri tempi non vanno avanti sulla base della “giustizia”, ma sulla base del potere e della ricchezza.
I palestinesi avranno sostegno solo se i loro protettori, e abbiamo detto chi sono, acquisiranno maggiore potere a livello internazionale.
 
I. Che relazione vede tra l’ISIS/IS è la situazione in Palestina?
 
D. A. La relazione è interessante. L’Isis, o in generale qualsiasi forma di terrorismo che possa essere bollata “terrorismo islamico”, diffama la Jihad, ovvero la guerra santa di cui parla il Corano e che è di natura difensiva e serve per difendere, come il caso della Palestina, l’esistenza e la sopravvivenza della comunità dei fedeli.
Quella dei palestinesi, è realmente una Jihad, perché si tratta di una lotta per garantire la propria sopravvivenza e viene effettuata contro una entità ingiusta ed assassina.
E poi i palestinesi hanno una ricca cultura che non è paragonabile a quella barbarie che mette in mostra l’Isis.
L’Isis è una masnada di terroristi messi insieme dai quattro angoli della terra, con grande gentilezza, dalle agenzie d’intelligence occidentali che hanno voluto usarli come strumento a proprio favore in Iraq e Siria ed in più screditare l’Islam e gli autentici movimenti rivoluzionari islamici, quello palestinese in primis.
Credo anche che però il piano ideato dai centri di spionaggio occidentali, alla fine, risulti controproducente. Siamo ormai nel mondo dell’informazione e presto tutti, ma veramente tutti, capiranno che l’Islam vero non è quello dell’Isis ma quello che nella storia passata e attuale ha prodotto cultura, scienza, tolleranza e convivenza pacifica tra i vari popoli che lo compongono.
Ed anche per quanto riguarda la lotta, la gente saprà distinguere le attività terroristiche dalla resistenza lecita dei éalestinesi.
In generale prevedo una vittoria per i Palestinesi, ed una sconfitta per Israele, a lungo andare, ma ciò non significa che la vittoria arriverà dal cielo ed automaticamente.
Non posso non pensare agli altri abitanti del Medioriente, cristiani e soprattutto ebrei. Spero che ricerchino nella convivenza con gli altri popoli la pace e la felicità.
Chi semina vento non raccoglie rami di ulivo e chi promette benessere cercando di sterminare un altro popolo a mio avviso non è credibile.