Israele accusato di inquinare la costa egiziana

Al-Masry al-YawmRafah e altre città nella costa nord del Sinai subiscono le conseguenze dell’inquinamento del Mar Mediterraneo e delle sue falde sotterranee, alcuni esperti affermano che vi siano seri problemi per l’ambiente e per la salute della popolazione locale.

Alcuni incolpano Israele dell’inquinamento, altri la attribuiscono a fonti domestiche.

In settimana, la Commissione nazionale per la Protezione dell’Ambiente per il Nord Sinai, la quale accusa Israele di infrangere gli accordi internazionali gettando acque di scolo nel Mediterraneo e lasciando che metalli pesanti filtrino nelle falde acquifere, ha cercato di fare causa al Paese ad un tribunale di Arish.

Abdallah al-Hijawy, capo della commissione, afferma che il tribunale Arish ha risposto di non essere in grado di presentare denunce tra Stati e ha consigliato di contattare un tribunale internazionale.

“Questo sarà quello che farò, e mi rivolgerò a ONG internazionali e associazioni per la protezione dell’ambiente”, afferma Hijawy.

Hijawy accusa Israele di aver scaricato, giornalmente, nel Mar Mediterraneo 180mila metri cubi di liquami trattati e non; aggiunge che la Striscia di Gaza ne riversa altri 160mila

Secondo Hijawy, Israele, come forza occupante nei territori palestinesi, è responsabile per le violazioni che avvengono sia da parte di Israele che da parte delle Palestina.

“Dinnanzi alla comunità internazionale, Israele è responsabile per il settore dei servizi nei territory occupati”, afferma.

Hijawy sostiene che da quando Israele si è ritirato da Gaza ha rimosso le principali pompe dell’acqua, utilizzate per spostare enormi quantità di liquami. Di conseguenza, i palestinesi smaltiscono le acque di scolo nella Valle di Gaza, che inquina sia le falde acquifere sotterranee condivise con l’Egitto, sia il Mediterraneo.

Hijawy dice che pile di rifiuti organici ora sono disseminati sulla costa nord del Sinai ed enormi stormi di gabbiani si nutrono di essi.

“Addirittura, è cambiato il colore dell’acqua e l’odore è terribile”, spiega.
Industrie chimiche e colorifici situati sui confini israeliani, egiziani e palestinesi smaltiscono i rifiuti industriali e fognari scaricandoli nel Mediterraneo, rendendo la situazione ancora peggiore.

I rifiuti organici inquinano il mar di Rafah, Arish e Sheikh Zuwayed, causando l’aumento di contaminazione biologica della vita marina, soprattutto di coralli e pesci. Ammassi di rifiuti organici coprono le spiagge del confine egiziano, rovinando così questo ambiente, un tempo intatto.

Il mescolarsi di acque di scarico e rifiuti fognari industriali scaricati in mare ha fatto moltiplicare gli agenti patogeni, che possono portare alla diffusione di gravi malattie come tifo, collasso del fegato e vari tipi di cancro.

A rendere le cose peggiori, i residenti del Nord Sinai sono altamente esposti a questo tipo di malattie infettive, in quanto l’acqua di mare desalinizzata è la loro primaria fonte di acqua potabile, sia da bere che per irrigare.

“Ci sono due tipi principali di contaminazione dell’acqua”, spiega Al-Khateeb Yousry Jafar, un ricercatore di idrobiologia al National Research Center. “La prima è la contaminazione di microbi e batteri, che è causata dalla mescolarsi di acqua e feci umani, le quali possono avere serie implicazioni per la salute”.

Il ricercatore afferma che, tuttavia, il secondo tipo di contaminazione, causato da metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio e da materiali radioattivi sia ancora più preoccupante.

“L’acqua marina è utilizzata per raffreddare i reattori nucleari israeliani, ciò determina che particelle nucleari siano rilasciate nel Mediterraneo”, afferma Jafar.

Le varie particelle di metalli pesanti si accumulano negli organismi viventi di cui si nutrono i pesci, avvelenandoli; essi potrebbero successivamente essere mangiati dagli uomini e causare diversi tipi di cancro. Quando le persone muoiono e vengono seppellite, se hanno accumulato alti livelli di particelle dannose queste ritornano alla terra, si accumulano nelle piante e danno origine ad un nuovo ciclo vitale, potenzialmente dannoso per le generazioni future.

“Nel corso degli anni, il Mediterraneo è diventato un centro per l’inquinamento poiché molti dei paesi affacciati su questo mare vi scaricano i loro rifiuti”, Jafar aggiunge.

Di conseguenza la popolazione di pesci è diminuita, ciò ha un impatto negativo sulle comunità di pescatori che dipendono dalla disponibilità ittica. Adattandosi alle condizioni di inquinamento, alcuni pescatori egiziani hanno deciso di evitare queste aree e stanno pescando vicino allo Yemen, il che è illegale.

“Lo stato egiziano deve prendere una posizione forte ed emanare al più presto leggi che fermino questo inquinamento, e trovare le prove che tale inquinamento provenga direttamente da Israele”, suggerisca Jafar.

La Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto Marittimo, siglata nel 1982, stabilisce i diritti e le responsabilità delle nazioni nell’uso degli oceani, definendo linee guida per affari, ambiente e gestione delle risorse marine naturali.

In quanto parte di questa convenzione, gli stati affacciati sul mar Mediterraneo devono emanare leggi che proteggano l’acqua marina da fonti di contaminazione, come liquami, rifiuti industriali, navi e porti.

“Israele non è uno dei firmatari di questa convenzione e non ha definito alcuna regolamentazione per proteggere il mar Mediterraneo”, afferma Hijawy.

Impianti di desalinizzazione

Un nuovo impianto di desalinizzazione sta per essere costruito nella zona egiziana di Rafah, in modo da fornire ai cittadini acqua potabile fresca. Dato che questo impianto verrebbe collocato a circa 300 metri dalla Rafah palestinese,  Hijawy sostiene che questa non sarebbe la zona adatta per un simile impianto, considerate le vicinanze dei mucchi di rifiuti situate poco distanti.

Hijawy spiega che gli impianti di desalinizzazione non sono in grado di  funzionare bene quando l’acqua è inquinata con petrolio e liquami.

“Molecole solide si inseriscono tra le molecule liquide, così il processo di desalinizzazione non è in grado di separarle in modo efficiente”, aggiunge.

Di conseguenza, i cittadini egiziani di Rafah bevono l’acqua di scolo della Striscia di Gaza.

“Siamo intenzionati a intentare un altro procedimento contro il Governo egiziano, chiedendo di rimuovere la stazione di desalinizzazione da questo luogo inadeguato”, ribadisce Hijawy.

Hijawy ritiene che una denuncia sia il modo migliore per attirare l’attenzione dei dirigenti.

“Quando ho cercato di lamentarmi della situazione, un ufficiale mi ha minacciato, ma non ho paura e non starò più in silenzio. Non ho affiliazioni politiche. Baso le mie affermazioni solo su prove scientifiche”. 

Inquinamento domestico

Tuttavia, l’ingegnere, Mohamed Moussa, geologo al Centro di Ricerca delle Risorse Idriche del Sinai, respinge le accuse di Hijawy: “Il problema non ha niente a che vedere con gli inquinanti dell’acqua che provengono da Gaza o Israele, come sostiene qualcuno”.

Moussa afferma che l’inquinamento del Sinai sia di origine domestica e il risultato di un uso massiccio di fertilizzanti chimici, metalli pesanti e pesticidi, dai cui dipendono i contadini per l’agricoltura. Quando questi si mescolano all’acqua di irrigazione o alla pioggia, filtrano nelle falde sotterranee, causando una grave contaminazione.

Moussa vede soluzioni differenti al problema: dipendere maggiormente dall’acqua del Nilo, creare stabilimenti di desalinizzazione per purificare l’acqua marina, o costruire più pozzi con sistemi di purificazione incorporate, situati lontano dalle coste.

“Invece di perdere tempo con Israele, ci dobbiamo concentrare sui problem interni. I nostri nuovi stabilimenti di destalinizzazione a Rafah e Sheikh Zuwayed hanno dimostrato la loro capacità di desalinizzare l’acqua, secondo gli standard internazionali”, spiega Moussa.

Tuttavia Gamal Helmy, responsabile degli Affari ambientali nel Nord Sinai, afferma che il conflitto tra Egitto e Israele sull’inquinamento è iniziato durante il mandato di Ariel Sharon, il precedente primo ministro israeliano.

“Campioni prelevati dal Mediterraneo prima che Israele si ritirasse da Gaza hanno provato che liquami non depurati venivano scaricati direttamente in mare”, sostiene Helmy. “Tuttavia nessun campione mostra che le spiagge di Rafah soffrano lo stesso problema, oggi”.

Il Comitato nazionale per la Protezione dell’Ambiente nel Nord Sinai afferma di aver trovato una soluzione per trattare parzialmente l’acqua di scarico proveniente da Gaza. Un batterio specifico può decomporre i materiali organici prevenendo la loro fermentazione anaerobica.

Tuttavia, Hijawy afferma, il costo del progetto è un ostacolo enorme, in quanto una tonnellata di questo batterio costa più di 3.000 lire egiziane.

“Spero che il governo voglia aiutare e supportare l’associazione”, si agura Hijawy.

This piece was originally published in Egypt Independent’s weekly print edition.

 

Traduzione per InfoPal a cura di Cinzia Trivini Bellini