Come Israele ha aiutato il neo-colonialismo americano in Africa

MEMO. Asa WinstanleyUno dei perenni dibattiti a proposito della natura della lobby pro-israeliana nei paesi occidentali, come USA e Gran Bretagna, riguarda il livello di influenza che essa riesce ad esercitare sulla loro politica estera. Questo viene spesso riassunto come la questione “se la coda israeliana stia davvero muovendo il cane USA (o Regno Unito)”. La mia analisi è che Israele sia essenzialmente uno stato al servizio dell’imperialismo USA, e che, come tale, gli Stati Uniti mantengono comunque il controllo generale. 

Però non vi è alcun dubbio che la lobby pro-Israele sia differente, per certi versi, da tutti i gruppi di lobby degli altri stati che operano a Washington, a Londra e in altre capitali occidentali. Vi è una lobby saudita in occidente, ad esempio, ma non pare attaccare con la stessa aggressività con la quale attacca la lobby che agisce per conto di Israele, e che dipende da un supporto militare e politico esterno di gran misura maggiore rispetto a paesi come l’Arabia Saudita. 

La lobby pro-israeliana ha inoltre a disposizione una quantità straordinaria di finanziamenti. Si può ricordare, ad esempio, che l’indagine undercover di Al-Jazeera, che ha scavato all’interno della lobby britannica pro-Israele, ha rivelato che Shai Masot, spia dell’ambasciata israeliana, ha fatto approvare finanziamenti per 1 milione di sterline a favore dei parlamentari Laburisti (e probabilmente anche a favore di parlamentari di altri gruppi politici) per viaggi organizzati da gruppi pro-Israele. 

Anche se la lobby israeliana in Gran Bretagna non fosse mai esistita, è comunque vero che la politica britannica nei confronti di Israele sarebbe stata più o meno la stessa. Tuttavia la lobby, a volte molto efficace, sta andando all’attacco gettando fango e diffamando gli attivisti pro-Palestina, creando paura anche soltanto per discutere la causa palestinese e quindi facendo chiudere fin dall’inizio il dibattito. 

I gruppi lobbistici pro-Israele, ad esempio, sono stati un utile strumento per la vicenda estremamente esagerata della “Crisi anti-semita dei Laburisti” e a volte l’hanno persino inventata di sana pianta. Il Jewish Labour Movement (diretto da una ex-funzionaria dell’ambasciata israeliana che ha mantenuto i legami anche dopo aver iniziato la sua nuova attività) al servizio dell’ormai caduto in disgrazia Jeremy Nemark, è stato una delle fonti di questa narrazione disonesta. Il Labour Friends of Israel – che ha ammesso in alcune dichiarazioni filmate di nascosto, di avere forti legami con l’ambasciata israeliana – è anche stato accusato di aver fabbricato false accuse di anti-semitismo. 

Come ha affermato in questi giorni Jenny Manson, del gruppo di sinistra pro-Corbyn Jewish Voice for Labour, “Il risultato attuale di ciò… è stato che il dialogo su Israele e Palestina, sui diritti dei Palestinesi, all’interno del partito Laburista, è quasi del tutto cessato, le persone sono talmente nervose per il timore di dire qualcosa di sbagliato. Penso che oramai dovremmo parlare del fatto che ci troviamo di fronte ad un’altra crisi”. 

Quindi potremmo affermare che la lobby pro-Israele è brava con le menzogne, le invenzioni e le distorsioni che possono causare divisioni e malesseri nella sinistra. E’ anche esatto affermare però che la lobby in particolare, e lo stato di Israele in generale, agiscono spesso in contrasto con “gli interessi nazionali” dei loro benefattori occidentali più importanti. Le rivelazioni di Edward Snowden, ad esempio, hanno dimostrato che le agenzie USA di controspionaggio considerano Israele come una minaccia prioritaria di spionaggio inserita nel gruppo di alcuni dei suoi più grandi nemici. 

Probabilmente la miglior analogia da utilizzare per descrivere la relazione tra Israele e Stati Uniti è quella di un aggressivo cane viziato che il padrone può sguinzagliare contro i suoi nemici quando lo ritenga necessario. Vi è però congiuntamente un rischio occasionale che il cane possa mordere la mano di chi gli dà il cibo. 

La verità della questione è, però, che Israele è tornata utile ai piani imperialistici di Washington, non solo come suo cliente nella regione che contiene le più grandi riserve di petrolio al mondo, ma anche nel resto del mondo. Il regime israeliano, sia con il governo di estrema destra del Likud che con quello Laburista precedente, ha sempre fornito armi ed addestramento ad alcuni dei peggiori gruppi e stati che abusano dei diritti umani nel mondo, tra i quali anche alcuni dell’America Latina. 

Nel libro del 1991 di Andrew e Leslie Cockburn che tratta delle relazioni militari e di intelligence Israelo-Americane, Dangerous Liasion, l’importante ruolo avuto da Israele nell’aiuto fornito alla Central Intelligence Agency per i cambi di regime o colpi di stato in Africa viene ampiamente rivelato. Gli autori spiegano come, negli anni ’50 e ’60, quando l’Africa si stava liberando dal giogo del colonialismo europeo e stava creando degli stati indipendenti, l’America ha voluto riempire lo spazio lasciato vuoto dagli europei. 

Tuttavia la CIA incontrò un problema. Gli africani erano giustamente sospettosi delle intenzioni degli USA. Come spiega nel libro un anonimo ex-funzionario della CIA, i sovietici avevano fatto “un ottimo lavoro nel diffondere le voci secondo le quali noi eravamo uguali ai colonizzatori”. 

Le agenzie di spionaggio israeliane – che stavano intanto sviluppando una relazione segreta con la CIA sin dagli anni ’50 – erano più che desiderose di aiutare. Come spiega nel libro il direttore del Mossad di quell’epoca, Isser Harel, “Sapevamo molto bene come parlare alla gente di colore… Gli europei avevano lasciato l’Africa e la porta era stata lasciata aperta e tutti potevano entrare. I bianchi non erano stati capaci di approfittarne, ad eccezione di noi. Ci siamo riusciti perché non sospettavano che fossimo degli imperialisti. Noi eravamo gli unici, a quel tempo, ad avere un appoggio lì”. 

Con un programma classificato come altamente segreto chiamato KK Mountain, gli agenti israeliani fornirono alla CIA informazioni segrete dall’Africa e dall’Unione Sovietica che non sarebbe stata in grado di ottenere in altro modo. In cambio, le agenzie di spionaggio di Israele ottennero una ricompensa di circa 10-20 milioni di dollari all’anno dalla CIA. 

All’inizio alcuni dei paesi africani che avevano appena ottenuto l’indipendenza accolsero bene Israele, ma ben presto cambiarono atteggiamento quando il suo vero ruolo venne allo scoperto. Israele e la CIA erano la chiave per creare dittatori anti-comunisti come Idi Amin dell’Uganda e Mobutu Sese Seko dello Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo) che agivano come “loro uomini”. 

L’atteggiamento degli africani cambiò anche dopo che “l’identificazione di Israele con il regime bianco suprematista del Sudafrica divenne evidente”. Le relazioni peggiorarono ulteriormente dopo la guerra del 1973 tra Egitto ed Israele, durante la quale molti stati africani interruppero le relazioni con Israele. 

In molti modi, però, Israele rimane la punta nella lancia dell’imperialismo americano nel mondo. Continua a cercare di elargire in tutta l’Africa, ma quale è il suo obiettivo finale?

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi