Israele continua a violare i diritti dei prigionieri: nelle carceri, torture e privazioni

imagesRamallah-Quds Press. Il Centro palestinese per i diritti umani ha dichiarato che l’amministrazione penitenziaria israeliana continua a violare i diritti dei circa 6.500 prigionieri palestinesi, calpestando i diritti fondamentali stabiliti dalla Quarta Convenzione di Ginevra.

In un comunicato stampa trasmesso a Quds Press in data 19 marzo, il Centro “Prigionieri” ha dichiarato che le condizioni di detenzione nelle carceri israeliane sono disumane, al di sotto degli standard di vita minimi in fatto di cibo, vestiario e dignità umana. A tutto ciò si aggiunge il fatto che i tribunali militari vietano le visite e impongono l’isolamento, mentre i tribunali amministrativi vietano la partecipazione agli esami pubblici delle università  e della scuola superiore, come pure l’ingresso dei libri nelle prigioni.

Il Centro ha rivelato che i detenuti nelle carceri dell’occupazione soffrono di malnutrizione relativa alla quantità e qualità del cibo, subiscono continue ispezioni corporali e aggressioni notturne nelle celle, sono esposti a una politica di trascuratezza da parte dei medici, aspetto che riguarda soprattutto i malati cronici e coloro che necessitano di operazioni in prigione, come i detenuti affetti da tumori, malattie cardiache, renali, da problemi di pressione o altro.

Il Centro ha osservato, inoltre, che l’amministrazione penitenziaria israeliana risponde con la pressione sui prigionieri alle richieste dei politici israeliani, come l’invito del ministro degli Esteri Lieberman ad applicare la pena di morte ai prigionieri, la richiesta dell’ex ministro Silvan Shalom a riconsiderare l’ipotesi di eseguire le condanne a morte, la proposta del primo ministro Netanyahu di lasciarli “marcire” in carcere, gli incitamenti  dell’ex ministro degli Interni Isaac Hanegbi, durante lo sciopero della fame, a “lasciarli morire”, la descrizione di un deputato israeliano dei prigionieri come “animali umani”, e tante altre proposte illegali contro i prigionieri stessi.

Il Centro ha osservato, quindi, come Israele sia l’unico Stato a praticare la tortura nei confronti dei prigionieri, sottolineando come le informazioni di cui dispone confermino la pratica della tortura nelle carceri israeliane e come il 95 per cento dei prigionieri entrati nelle prigioni dell’occupazione abbia sperimentato torture fisiche e psicologiche vietate a livello internazionale, compresi i bambini e le donne.

Secondo il Centro, l’occupazione tratta i bambini detenuti come gli adulti, sottoponendoli, dal primo momento dell’arresto e durante l’istruttoria, a diverse forme di tortura fisica e psicologica, tra cui violente percosse con strumenti diversi, ispezioni corporali, esposizione ai trattamenti più brutali, che generano traumi psicologici e conseguenze sociali che si riflettono negativamente sui risultati negli studi dopo la liberazione.

Il comunicato stampa ha dichiarato, inoltre, che le autorità di occupazione hanno esercitato pressioni fisiche e psicologiche sulle donne prigioniere: le detenute vengono rinchiuse in luoghi inadatti a loro, esposte agli insulti, senza tenere minimamente conto del loro stato di salute e delle condizioni psicologiche, nemmeno per le donne in stato di gravidanza o per le partorienti.

I ricatti, gli abusi e le violazioni della dignità dei prigionieri hanno causato la morte di un gran numero di detenuti, in carcere e dopo la liberazione.

Il Centro ha aggiunto che l’occupazione ha arrestato 16 deputati del Consiglio legislativo palestinese, la maggioranza dei quali si trova ora in stato di detenzione amministrativa  arbitraria, non basata cioè su un’accusa, finalizzata soltanto allo scopo di interrompere i lavori del Consiglio amministrativo, guidato dal presidente Aziz Dweik.

Il Centro ha invitato tutte le organizzazioni umanitarie e le istituzioni internazionali, in particolare il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, ad esercitare pressioni su Israele per perché i prigionieri siano protetti e curati e siano loro assicurati le condizioni e i diritti stabiliti dalle convenzioni .

Traduzione di Federica Pistono