Israele si appropria del gas naturale al largo di Gaza: un affare con la Giordania da 15 miliardi di dollari

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Globalresearch.Mentre gli abitanti di Gaza subiscono quotidianamente interruzioni nel servizio di fornitura dell’energia elettrica, Israele sta per firmare un importante accordo per vendere alla Giordania il gas che, secondo gli esperti, è stato sottratto ai Palestinesi.

Oltre alla confisca delle risorse energetiche palestinesi, Israele ha distrutto l’unica centrale elettrica di Gaza nel corso dell’ultima offensiva militare.

Il 29 luglio 2014, RT ha scritto:

Più di un milione di persone a Gaza potrebbero restare senza elettricità dopo che l’artiglieria israeliana ha colpito il deposito di combustibile dell’unica centrale elettrica nell’enclave, causandone il blocco. Il direttore, Mohammed al-Sharif, ha dichiarato, “La centrale è devastata.” (Gaza’s only power plant shut down by Israeli shellingL’unica centrale elettrica di Gaza distrutta dall’artiglieria israeliana, RT, 29 luglio 2014)

Il 4 settembre, il Middle East Monitor ha riportato la notizia di un protocollo d’intesa che “dovrebbe essere siglato da Israele e Giordania in merito al giacimento Leviathan, e che prevede l’esportazione di gas naturale da Israele alla Giordania per i prossimi 15 anni, per un volume d’affari di 15 miliardi di dollari”(Jordan to buy $15bn of Israeli gasLa Giordania acquisterà gas israeliano per 15 miliardi di dollari, Middle East Monitor, 4 settembre 2014.)

Il primo accordo di Israele suI gas naturale sarà sottoscritto anche dal partner del Leviathan, la Noble Energy Inc. per conto suo e dei partner  Delek Group Ltd., Oil and GasDrilling Limited Partnership e dalla Ratio Oil Exploration (1992) LP.” (Leviathan partners signing $15b Jordanian gas dealI partner del Leviathan firmano un accordo da 15 miliardi di dollari con la Giordania,Globes, 3 settembre 2014)

Dobbiamo tenere a mente che, in seguito ai bombardamenti e all’invasione israeliana nell’ambito dell’Operazione Piombo Fuso, “i giacimenti di gas palestinesi sono stati de facto sequestrati da Israele in palese violazione del diritto internazionale”.

Un anno dopo la conclusione dell’“Operazione Piombo Fuso”,  Tel Aviv ha annunciato la scoperta del giacimento di gas naturale Leviathan nel Mediterraneo Orientale “al largo delle coste israeliane”.

All’epoca il giacimento era: “ … il più ricco mai trovato nell’area finora esplorata del Bacino del Levante, che si estende per circa 83.000 chilometri quadrati nella regione orientale del Mediterraneo”.

Insieme al giacimento Tamar, scoperto nella stessa zona nel 2009, assicura grandi quantitativi di risorse energetiche per Israele e la texana Noble Energy, con i partner Delek Drilling, Avner Oil Exploration e Ratio Oil Exploration. (Felicity Arbuthnot, Israel: Gas, Oil and Trouble in the LevantIsraele: Gas, petrolio e problemi nel Levante, Global Research, 30 dicembre 2013)

I giacimenti di gas di Gaza fanno parte di un’area di esplorazione più ampia (Michel Chossudovsky, War and Natural Gas: The Israeli Invasion and Gaza’s Offshore Gas Fields, Global Research, 8 gennaio 2009).

Secondo il Times of Israel, questo contratto “fa di Israele il principale fornitore di energia della zona” (Marissa Newman, Israel signs $15 billion gas deal with JordanIsraele firma un accordo sul gas da 15 miliardi di dollari con la Giordania,The Times of Israel, 3 settembre 2014)

La testata economica israeliana Globe annuncia che il Dipartimento di Stato statunitense “ha fornito assistenza” a entrambi i paesi firmatari di un accordo che dà a Israele la possibilità di “sfruttare la sua posizione per ottenere obiettivi strategici”.  L’accordo è stato portato a compimento con l’ausilio del ministro delle Infrastrutture, dell’Energia e dell’acqua, Silvan Shalom e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.

Amos Hochstein, inviato speciale del Segretario di Stato statunitense John Kerry e coordinatore regionale per le questioni energetiche, è in Giordania per la cerimonia della firma. Silvan Shalom dovrà approvare l’accordo prima di procedere alla firma dei contratti.

Il protocollo cambia radicalmente le relazioni economiche strategiche tra Israele e la Giordania e fa di Israele un produttore e esportatore di gas che può sfruttare la sua posizione per realizzare obiettivi strategici. Molto si è discusso negli ultimi anni sull’esportazione di gas da parte di Israele e ultimamente si è stabilito che può esportare il 40% delle riserve di gas naturale al largo delle sue coste (Leviathan partners signing $15b Jordanian gas dealI partner del Leviathan firmano un accordo sul gas da 15 miliardi di dollari, Globes, Israel business news, 3 settembre 2014)

Secondo il Middle East Monitor, il mese scorso la Giordania ha approvato una raccomandazione “che contiene la richiesta di rifornire la Giordania con il gas naturale estratto nelle acque palestinesi del Gaza Marine”.

Il governo giordano ha approvato, il mese scorso, la raccomandazione del Comitato per lo Sviluppo Economico, che contiene la richiesta di rifornire la Giordania con il gas naturale estratto dal giacimento scoperto in acque palestinesi, il Gaza Marine, in accordo con l’Autorità nazionale palestinese.

I palestinesi detengono una quota del giacimento Gaza Marine, a 35 chilometri al largo della Costa della Striscia di Gaza, scoperto alla fine degli anni ’90, da cui ancora non è stato estratto nulla” (Middle East Monitor, op. cit.).

L’accordo tra Israele e la Giordania mette a repentaglio questa concessione?

Una cosa è certa: il nuovo accordo, che fa di Israele il “principale fornitore energetico della regione” e un importante attore nel settore energetico, mettendolo nelle condizioni di “sfruttare la sua posizione per ottenere obiettivi strategici” fa luce sulle presunte ragioni dei continui attacchi ai danni di Gaza.

Nel 2007, un anno prima che i giacimenti di gas palestinesi venissero confiscati con l’Operazione Piombo Fuso, il ministro della Difesa israeliano e ex capo dell’IDF Moshe Ya’alon scriveva che “Israele ha bisogno di ulteriori risorse di gas naturale”. Ma se Israele avesse acquistato gas dai Palestinesi, a suo parere, sarebbe stato “come finanziare il terrorismo contro se stesso”; e continuava sostenendo che non si poteva lasciare che i profitti derivanti dal gas fossero “un fattore di spinta per uno stato palestinese che potesse auto-sostenersi da un punto di vista economico”. La dichiarazione che riportiamo dimostra chiaramente i collegamenti tra le operazioni militari israeliane e le riserve di petrolio e gas palestinesi.

Il gas britannico potrebbe essere la punta di diamante dell’economia palestinese, e fornire in parte la soluzione al crescente fabbisogno energetico di Israele. Il gigante energetico britannico, che ora prende il nome di “Gruppo BG,” e i partner locali – l’Autorità Nazionale Palestinese sotto la guida di Mahmoud Abbas e la CCC, azienda privata palestinese – sono attualmente coinvolti nelle negoziazioni per la vendita a Israele di ingenti quantitativi di gas naturale – riserve pari a circa 1,4 trilioni di piedi cubi – che la BG ha scoperto nel 2000, al largo della costa di Gaza. Il valore di mercato del gas è stato stimato in 4 miliardi di dollari. Quindi, la vendita di gas a Israele rappresenterebbe un affare miliardario a tutto vantaggio dell’Anp e, potenzialmente, del popolo palestinese.

Purtroppo, le valutazioni da parte del governo britannico, anche quella dell’ex primo ministro Tony Blair, che considerano il gas di Gaza come un possibile fattore di spinta per la realizzazione economica di uno Stato Palestinese, sono sbagliate. I profitti della vendita di gas palestinese a Israele probabilmente non avrebbero ricadute positive sull’indigente popolazione palestinese.

Per Israele, il fabbisogno di gas della BG potrebbe già avere causato dei danni. Forse la prospettiva dell’acquisto di gas israeliano poteva influenzare in modo determinante il governo di Olmert, e spingerlo ad evitare la massiccia operazione di terra a Gaza…

Ovviamente, Israele ha bisogno di nuove fonti di gas naturale, mentre i Palestinesi hanno un disperato bisogno di fonti di reddito. Ad ogni modo, “ora che Gaza è una roccaforte dell’islamismo radicale e la Cisgiordania rischia di condividerne le sorti, se Israele versasse  un miliardo di dollari sui conti locali o internazionali all’Autorità Nazionale Palestinese, questo equivarrebbe a finanziare il terrorismo contro se stesso. Si rende pertanto necessaria, nell’immediato, una rivalutazione delle implicazioni ad ampio raggio di una decisione israeliana in merito al possibile acquisto del gas di Gaza” (Moshe Ya’alon, Does the Prospective Purchase of British Gas from Gaza Threaten Israel’s National Security?La possibilità dell’acquisto di Gas da Gaza è una minaccia alla sicurezza nazionale di Israele?, Jerusalem Center for Public Affairs, 19 ottobre 2007)

Da questa dichiarazione emerge in modo netto il fatto che Israele non consentirà mai ai Palestinesi di avere un’indipendenza economica  grazie allo sfruttamento delle proprie risorse naturali. La “minaccia terroristica” è solo un pretesto per mantenere l’occupazione militare in Palestina e proseguire con la sottrazione di terra e risorse.

Ricercatori indipendenti hanno individuato proprio nel petrolio e nel gas il senso delle operazioni militari e dell’embargo illegale su Gaza.

Quello che sta avvenendo adesso è l’annessione dei giacimenti di gas adiacenti, compresi quelli di proprietà palestinese, nell’orbita di Israele (come si evince da questa mappa).

Va sottolineato che la costa del mediterraneo Orientale che si estende dal Sinai egiziano alla Siria costituisce un’area ad alta densità di riserve di gas e petrolio. (Chossudovsky, op. cit.).

Traduzione di Romana Rubeo

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