Israele vuole espandere gli insediamenti coloniali con altre 11.000 unità abitative

Gerusalemme – IMEMC. Secondo quanto riportato giovedì (28/11) dal quotidiano israeliano Haaretz, il ministro dell’Edilizia di Tel Aviv è al lavoro al fine di convertire l’area dell’ex aeroporto di Qalandia (ora abbandonato) in una serie di quartieri atti ad estendere l’insediamento ebraico di Atarot, sito a nord di Gerusalemme.

L’Agenzia WAFA ha dichiarato che i nuovi quartieri in programma saranno costituiti da 11.000 unità abitative, che ricopriranno un’area compresa tra l’aeroporto ed il check-point di Qalandia. Tali terreni furono sequestrati negli anni ’70 dal governo laburista allora in carica.

Il piano pertanto include la superficie dell’ex aeroporto, che fu chiuso dall’occupazione allo scoppio della seconda Intifada, nel 2000.

Il quotidiano israeliano ha sottolineato come tale progetto fosse stato approntato già da tempo, rimanendo però in fase di stallo a causa delle forti pressioni che la comunità internazionale ha esercitato su Tel Aviv in merito alla politica d’insediamento da questa intrapresa nei Territori occupati dal 1967. A risultare particolarmente efficace era stata soprattutto l’opposizione dell’amministrazione Obama all’espansione delle aree coloniali di Gerusalemme.

Non è pertanto un caso, come riporta Haaretz, che l’ordine di ripresa delle operazioni legate al progetto d’espansione di Atarot, imposto dall’ex ministro dell’Edilizia israeliano (Yoav Galant), abbia immediatamente seguito l’elezione del presidente Trump.

Sempre secondo le informazioni fornite dal quotidiano israeliano, l’attuale ministro, come il suo predecessore, è al lavoro al fine di assegnare le attività di pianificazione territoriale al Comitato per la Progettazione e la Costruzione relativo all’area di Gerusalemme.

Haaretz ha sottolineato come il nuovo progetto goda del pieno appoggio del sindaco israeliano di Gerusalemme, Moshe Leon, del leader dell”opposizione in seno alla medesima amministrazione comunale, così come del ministro per le Questioni gerosolimitane Ze’ev Elkin.

Secondo le previsioni fornite da autorità israeliane e riportate dal quotidiano Israel Hume, l’amministrazione Trump non si opporrà al progetto, a patto che l’edificazione dei nuovi caseggiati non venga avviata immediatamente.

Lo scorso 18 novembre il segretario di Stato americano Mike Pompeo aveva dichiarato le colonie israeliane come non lesive nei confronti delle norme internazionali. Ancora prima (precisamente il 6 dicembre 2017), il riconoscimento statunitense di Gerusalemme quale capitale d’Israele aveva incoraggiato l’occupazione a finanziare decine di progetti d’insediamento in Cisgiordania e nell’area della stessa Città Santa.

Secondo quanto dichiarato dall’Autorità israeliana per il Muro (d’annessione) e gli Insediamenti, divenuta ufficialmente parte di Israele grazie alla legittimazione ad opera di Pompeo, 176 nuovi insediamenti verranno abitati da circa 670.000 coloni.

Traduzione per InfoPal di Giuliano Stefanoni