La condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Menzogne e censura di Israele

Gaza – AlJazeera. Arriva la condanna del Consiglio di Sicurezza ONU all'attacco israeliano che ieri ha massacrato attivisti umanitari a bordo delle navi delle Freedom Flotilla destinate a Gaza.

Le discussioni si sono svolte per oltre dieci ore e, alla fine, si è adottata una dichiarazione formale sull'immediato rilascio dei civili detenuti in Israele e l'apertura di un'indagine imparziale.

Già prima della convocazione di questo Consiglio, ieri, oltre 15 paesi avevano “deplorato” pubblicamente l'attacco mortale ad opera di Israele.

L'Ambasciatore britannico, Mark Lyall Grant ha dichiarato: “È evidente oramai che qualunque divieto imposto da Israele sulla Striscia di Gaza vada soppresso, così come dispone la Risoluzione 1860. Si tratta di un embargo inaccettabile e controproducente”.

Alla richiesta della fine del blocco contro Gaza, si sono registrati i pareri favorevoli anche di Francia, Russia e Cina, che hanno sostenuto pure l'avvio di indagini.

Gli USA, ancora una volta, non riescono ad esprimersi apertamente contro l'aggressività israeliana. Si sono limitati a pronunciarsi perché le si “agevolino” pratiche e misure del contesto “Gaza”.

Alejandro Wolff, rappresentante permanente per gli USA presso l'ONU afferma: “Siamo scioccati dalla violenza praticata ieri da Israele e dalla perdita di vite umane, così come dal numero di feriti”.

Il raid della morte

La dichiarazione riflette il forte ed unanime disaccordo per il massacro perpetrato ieri da Israele, che ha attaccato le imbarcazioni con 700 civili umanitari, diretti a Gaza per distribuire 10.000 tonnellate di aiuti e beni vitali per la sopravvivenza della popolazione palestinese.

Israele avanza già ragioni di “autodifesa”.

I suoi soldati avrebbero subito gli attacchi dei civili, ma video e testimonianze di giornalisti a bordo di Mavi Marmara, tra cui Jamal al-Shayyal (AlJazeera) riportano come i soldati abbiamo sparato a raffica anche dopo aver già assassinato diversi membri dell'equipaggio: “I soldati israeliani ci hanno sparato direttamente anche dopo che avevamo  l'innalzato bandiera bianca”.

Le navi della Freedom Flotilla sono state sequestrate e condotte presso il Porto di Ashdod, dichiarato immediatamente “zona militare chiusa”.

Gli attivisti arrestati sono stati condotti negli ospedali di Israele, ed il resto si troverebbe in detenzione e sottoposto ad interrogatorio.

Un altro corrispondete di AlJazeera da Gaza, Ayman Mohyeddin, racconta che alcuni sarebbero già stati rimpatriati [presumibilmente coloro che hanno sottoscritto l'ordine di espulsione, ndr].

Il processo è ancora lungo per gli attivisti sui quali non si hanno informazioni (ai giornalisti è fatto divieto entrare in quest'area dove Israele aveva preparato preventivamente un enorme campo di detenzione).

Ci sarà l'identificazione, l'interrogatorio e poi la deportazione o il carcere.

Oltraggio globale

Queste le conseguenze a livello popolare: manifestazioni, sit-in e raduni in numerose città del mondo: Istanbul, Londra, Amman e molte altre.

Il portavoce del governo israeliano, Mark Regev, però, rilascia dichiarazioni forti e menzognere, noncurante dell'offesa che, il giorno dopo, le sue parole rappresentano per le masse indignate.

“Israele ieri era nel pieno rispetto del diritto internazionale quando ha intercettato e ha trascinato queste navi verso Ashdod”.

Offende le vittime del massacro di ieri Regev quando afferma “non eravamo di fronte ad attivisti pacifisti”.

Sull'onda delle notizie che giungevano dai media nazionali, molti israeliani si sono avvicinati al porto di Ashdod ieri ma sono molti i pareri – interni ed esterni alla società israeliana – secondo cui, l'unità israeliana che si è macchiata del crimine di ieri (una delle meglio equipaggiate), godrebbe di un elevato riconoscimento e rispetto da parte della popolazione civile israeliana.

Continua Regev: “I membri di IHH [la Fondazione umanitaria turca che ha partecipato in forze al convoglio umanitario, ndr] fanno parte di un'organizzazione islamista turca combattuta in passato dallo stesso governo turco”.

In conclusione, l'atteggiamento di Israele resta quelle di sfida ed è confermato con le dichiarazioni del giorno seguente al massacro dei civili.

La censura israeliana

In queste ore, i servizi di intelligence, di concerto con militari e politici israeliani, stanno lavorando per mantenere la censura sugli eventi di oggi.

Alle menzogne sollevate da Israele sui membri delle navi, esponenti turchi rispondono direttamente: “Israele non riuscirà a mantenere la sua consueta cappa di menzogne sui crimini di cui è l'unico responsabile. Per abbattere questi suoi tentativi, la presenza di personalità israeliane (civili, autorità e parlamentari) potrebbe essere fondamentale”.

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